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Brindisi e lo sbarco epocale degli albanesi: vent’anni dopo, è festa dell’integrazione

BRINDISI - Gli albanesi due decenni dopo. A vent'anni da quel memorabile 7 marzo che traghetta la storia di Brindisi nel suo porto ospitale, sulla scia dei barconi riboccanti di umanità pronti a toccare una terra meno accidentata. Si evocarono allora eventi biblici per spiegare che nella vita di ognuno di quei ventimila affamati di libertà stava per accadere qualcosa che non si sarebbe mai più dimenticato. Una sponda nuova. L’abbraccio di una città, quella con i suoi problemi atavici di disoccupazione, disagio e contrabbando, che di lì a poco avrebbe dischiuso una nuova frontiera, un percorso nuovo che partiva lasciandosi alle spalle cinquant’anni di regime e di repressione.

BRINDISI - Gli albanesi due decenni dopo. A vent'anni da quel memorabile 7 marzo che traghetta la storia di Brindisi nel suo porto ospitale, sulla scia dei barconi riboccanti di umanità pronti a toccare una terra meno accidentata. Si evocarono allora eventi biblici per spiegare che nella vita di ognuno di quei ventimila affamati di libertà stava per accadere qualcosa che non si sarebbe mai più dimenticato. Una sponda nuova. L’abbraccio di una città, quella con i suoi problemi atavici di disoccupazione, disagio e contrabbando, che di lì a poco avrebbe dischiuso una nuova frontiera, un percorso nuovo che partiva lasciandosi alle spalle cinquant’anni di regime e di repressione.

Le onde mosse da quei barconi pericolanti investirono la gente di Brindisi spingendo oltre le case, le scuole, le istituzioni dell’accoglienza la routine e i problemi di ogni giorno. A distanza di vent’anni da quello che fu insieme un drammatico esodo e il primo guscio della libertà, l’Albania si mette sulle tracce del modello europeo lavorando ai parametri dell’integrazione e ispirandosi a costumi, valori e stili di vita occidentali. Brindisi è diventata intanto una città diversa, con un definito progetto di sviluppo che la lega sempre più al mare e ai nuovi scenari del Mediterraneo orientale.

E oggi ricorda quei giorni riscoprendo un tratto distinto della sua storia con una iniziativa denominata “Brindisi, la Città ospitale”, voluta e promossa dall’Amministrazione comunale con la partecipazione del Teatro Pubblico Pugliese e della Regione Puglia. Tre giorni di eventi, in programma tra l’11 e il 13 marzo, tra conferenze, concerti, narrazioni, film e parate musicali e allegoriche, che rileggeranno una pagina dolorosa che la storia ha trasformato, lungo un non sempre lineare percorso ventennale, nel riscatto di un popolo e nella completa integrazione dei tanti migranti.

Migliaia di storie che s’intrecciano tra loro fino a diventare il filo conduttore di una manifestazione che si propone alla città e anche oltre come un momento di festa e di riflessione collettiva. Si comincia venerdì con l’inaugurazione della Corte ospitale, epicentro delle iniziative dedicato a speciali allestimenti tra installazioni, mostre ed esposizioni temporanee, narrazioni e percorsi gastronomici, che si protrarranno una settimana oltre la durata della manifestazione con visite guidate e performance artistiche, teatrali e musicali.

Riapposta in piazzetta Vittorio Emanuele II la targa commemorativa che nel 1991 l’Unicef donò alla città di Brindisi per l’impegno espresso nei confronti del mondo dell’infanzia, la stessa giornata entrerà nel vivo delle attività con la conferenza, in programma nella sala congressi dell’Autorità portuale, nella quale sarà presentato il libro di Giuseppe Marchionna “Diario dall’inferno di Brindisi”, una ricostruzione cronologica dei fatti secondo la speciale esperienza del sindaco dell’epoca. Interverranno: il prefetto Nicola Prete, il sindaco Domenico Mennitti e Mauro Mazza, direttore di Raiuno, invitato a riavvolgere quei momenti vissuti da giovane cronista del radiogiornale Rai.

Seguirà, nella sala universitaria di Palazzo Granafei-Nervegna, la proiezione di “Albania, il paese di fronte”, documentario firmato da Roland Sejko che ricostruisce per la prima volta attraverso le immagini dei più grandi archivi cinematografici e gli interventi di Antonello Biagini, Carlo Azeglio Ciampi, Ismail Kadare, Nevila Nika, Roberto Morozzo della Rocca, Sergio Staino, la storia dell’Albania del '900 legata a doppio filo alle vicende italiane. La memoria storica di quel viaggio avventuroso e di quell’approdo così pieno di aspettative si rivela nei “Racconti del marzo ‘91”, un plot di testimonianze imbastito da Mimmo Tardio che la voce di Sara Bevilacqua riannoderà nella Corte ospitale con le musiche di Paola Petrosillo e della Triade Maggiore.

Il programma di sabato 12 marzo propone due momenti di spettacolo: alle 18.30 la voce di Anna Bonaiuto seguirà la traccia narrativa del drammaturgo Francesco Niccolini, in un oratorio che intreccia sentimenti e memorie, umanità e dignità, sullo sfondo dell’emergenza, dei soccorsi spesso improvvisati e di una indiscriminata prova di civiltà. L’attrice, napoletana da parte di padre e friulana da parte di madre, darà anima e “vita” a una storia che il tempo ha decantato assegnando alla città la parte più limpida e autentica. Alle 21 la scena si sposterà sul palcoscenico del Nuovo Teatro Verdi, dove Roy Paci, tra i più originali compositori del panorama musicale italiano, fonderà l’inconfondibile timbro della sua tromba con gli accenti e i colori della Fanfara di Tirana, la più popolare brass band albanese. La UNLB Band & Choir farà da preludio al concerto eseguendo due brani riarrangiati per l’occasione.

La terza e ultima giornata di rassegna si apre con la conferenza di chiusura, dal titolo “Albania, dal crollo del regime all’integrazione europea”, prevista nella sala congressi dell’Autorità Portuale, prospiciente la suggestiva cornice del seno di levante del porto, con i saluti del prefetto Nicola Prete, del presidente della Provincia Massimo Ferrarese e dell’arcivescovo Rocco Talucci, gli interventi del sindaco Domenico Mennitti, di Gianni De Michelis, nel ’91 ministro degli Esteri, dei viceministri albanesi Suzana Turku, Cultura, e Jorida Tabaku, Integrazione europea, del deputato albanese Mesila Doda, cui lo stesso sindaco diede ospitalità in quei giorni di marzo all’indomani dello sbarco, e le conclusioni del ministro agli Affari regionali, Raffaele Fitto.

Il convegno conclusivo esce dalla cronistoria della vicenda per seguire l’evoluzione del piccolo paese balcanico e dei suoi rapporti con l’Italia. Vent’anni non semplici, passati dalla mega-truffa delle finanziarie a piramide del ’97 al tentato golpe dei militanti del Partito Democratico dell’anno successivo, fino alla sfida della candidatura per entrare a far parte dell’Unione europea. Vent’anni che ci riportano ai fatti, tornati di grande attualità, legati alle rivolte popolari in corso nei paesi nordafricani e alle nuove ondate migratorie che in questi giorni incrociano le coordinate mediterranee di Lampedusa.

Nel pomeriggio, alle 17, prende strada la parata del Popolo del Mare, un corteo di statue realizzate da Thalassia, cui è affidato il coordinamento tecnico dell’intera manifestazione, con i frammenti e i legni abbandonati dal mare sulle rive della Riserva di Torre Guaceto. Una singolare sfilata per le vie del centro storico di Brindisi, accompagnata dalla Fanfara di Tirana, che farà rientro nella sua destinazione naturale, la Corte ospitale, a chiusura delle iniziative di festa. In concomitanza con la partenza del Popolo sarà proiettato, nella sala universitaria di Palazzo Granafei-Nervegna, un secondo documentario, dal titolo “Radio Egnatia” per la regia di Davide Barletti (autore di film come “Italian Sud Est” e “Fine pena mai”), che racconta di un viaggio attraverso i suoni di una stazione radio immaginaria che trasmette storie e suggestioni sospese tra il Salento e la Turchia. Sulla Corte ospitale cala il sipario.

E i titoli di coda scorrono tra le note di un momento musicale, “Correvano gli anni ‘90” a cura di “Dj Set Oltre il muro”, che riporta ai motivi e agli interpreti più in voga tra i ragazzi in quegli anni. Ma il sipario cala solo a metà. Perché la Corte resterà aperta ancora per qualche giorno con i suoi originali ed evocativi allestimenti.

E sempre in occasione del 20° anniversario dell’arrivo di circa 25.000 albanesi nella città di Brindisi, la Caritas diocesana, in collaborazione con Migrantes, ha organizzato per questa sera, presso la Sala Conferenze dell’Autorità Portuale di Brindisi, una tavola rotonda sul tema: "1991-2011. Accoglienza, convivenza, reciprocità". A moderare il convegno, presieduto dall’Arcivescovo monsignor Rocco Talucci, il giornalista del Tg2 Daniele Rotondo, a quel tempo cronista della redazione di Telenorba, impegnato in prima persona a seguire gli avvenimenti e a raccogliere i bisogni e le ansie della gente albanese, oltre all'encomiabile solidarietà della popolazione locale.

Tra i partecipanti: monsignor Giuseppe Pasini (allora Direttore di Caritas Italiana ed attuale Presidente della Fondazione “Emanuela Zancan” di Padova), Bruno Mitrugno, (Direttore emerito della Caritas diocesana di Brindisi-Ostuni), suor Grazia Rotunno (ostunese, dal 1992 volontaria a Fier, in Albania), monsignor Settimio Todisco (allora in prima linea nell’accoglienza dei fratelli albanesi), il dottor Bruno Pezzuto (all’epoca viceprefetto vicario di Brindisi; di famiglie locali e di albanesi). In primo piano anche un video, con immagini dell’epoca e una mostra fotografica con gli scatti del reporter brindisino Damiano Tasco.

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