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Sabato, 27 Aprile 2024
Cultura

Vita dura, tra terremoti e malaria

BRINDISI - Di questa nostra città, in cui uomini lasciarono i segni della loro presenza già nel lontano Paleolitico superiore, che al suo bellissimo porto naturale a forma di "testa di cervo" deve il suo prestigio nel corso delle diverse epoche, che conquistata e soggiogata per secoli dai Romani agli Arabi, dagli Angioini agli Aragonesi, dai Veneziani agli Spagnoli ha vissuto per causa di costoro alterne vicende, periodi cioè di grandi ricchezze seguiti da grandi miserie, molto è stato detto ma molto vi è ancora da dire.

BRINDISI - Di questa nostra città, in cui uomini lasciarono i segni della loro presenza già nel lontano Paleolitico superiore, che al suo bellissimo porto naturale a forma di "testa di cervo" deve il suo prestigio nel corso delle diverse epoche, che conquistata e soggiogata per secoli dai Romani agli Arabi, dagli Angioini agli Aragonesi, dai Veneziani agli Spagnoli ha vissuto per causa di costoro alterne vicende, periodi cioè di grandi ricchezze seguiti da grandi miserie, molto è stato detto ma molto vi è ancora da dire.

Il 1754, che ha visto Brindisi attraversare grandi difficoltà, percossa dalla povertà, da un'aria resa irrespirabile perchè il suo magnifico porto venne reso "uno stagno", un'immensa palude esalante odori nauseabondi, da una febbre malarica che decimava la popolazione e spaccata dai continui terremoti verificatisi in questo secolo, è stato analizzato accuratamente per diventare poi un interessante libro utile non solo per gli studi demografici, sociali e di toponomastica, ma anche per la lettura di piacere.

Il volume intitolato "Il libro delle anime-Brindisi 1754. Società, toponomastica, mestieri", edito dalla casa editrice Hobos Edizioni, curato dalla professoressa Loredana Vecchio, è stato presentato oggi, alle 18 nella sala conferenze del Museo Provinciale Mapri, dal prof. Angelo Massafra, Ordinario di Storia Moderna presso l'Università di Bari. Sono intervenuti, oltre all'autrice, anche la direttrice della Biblioteca Arcivescovile "A. De Leo", Katiuscia Di Rocco e il dirigente scolastico della "Vinci-Alighieri" di Brindisi, Carmelo Nesta.

Il lavoro, nato in seno ad un laboratorio di ricerca storica chiamato "Vivere la cultura" è durato tre anni e ha visto coinvolti anche un gruppo di genitori e tre fra alunni ed ex alunni della scuola "Vinci-Alighieri", amanti della storia di Brindisi (i genitori: Lucia Borrello Venerdì, che durante la serata ha parlato della propria esperienza con il gruppo di lavoro, Cosima De Lorenzo Coffa, Laura Del Zotti Di Serio, Titti Spinelli Alleruzzo, Giovanni Ricupero; gli alunni: Anna Gabriella De Carlo, Gresia Di Serio, Luca Venerdì, che ha descritto il lungo lavoro effettuato per raccogliere i dati e preparare i grafici).

Come afferma la prof.ssa Vecchio nell' introduzione del libro, "sono dell'idea che i giovani si appassionino alla storia facendoli avvicinare a ricerche di portata storica locale, perchè l'analisi dei documenti si può accompagnare alla visione diretta dell'oggetto dello studio: monumenti, edifici, strade". Loredana Vecchio nel suo intervento ha parlato dell'importanza dello studio del passato e dei documenti storici, questo perchè "le cose vanno interrogate perchè ci parlano del passato".

Inoltre ha spiegato il perchè del titolo del libro (perchè ora gli abitanti di quella Brindisi sono tutte anime) e mostrato un'anima disegnata sulla copertina del volume, che ritratta in un angolo sembra voler uscire dal libro per giungere a noi.  Infine, dopo l'intervento dell'editore della Hobos, Stamerra, che ha parlato dell'importanza del ruolo delle piccole case editrici e di come solo quelle che si occupano delle ricerche storiche riescano oggi a sopravvivere alla crisi del settore editoriale, vi è stato l'intervento del prof. Massafra che, ha parlato in modo molto dettagliato della storia di Brindisi.

"Il libro delle anime" prende il nome da uno dei due documenti studiati dal gruppo di lavoro, lo Status Animarum e il Catasto Onciario, entrambi del 1754. Due strumenti utili per esaminare la società del tempo dal punto di vista clericale e giuridico. Infatti lo Status Animarum era redatto dal parroco che, in occasione della Pasqua e della benedizione delle case, annotava sul registro i componenti di tutte le famiglie che abitavano nella sua parrocchia, le vie che percorreva per andare da questi, la loro età, il luogo di provenienza e a volte persino il loro stato di salute. Il Catasto onciario invece forniva una visione completa dei beni posseduti da ogni amministrazione comunale tassata con un minimo di 20 once.

Dunque uno spaccato completo della Brindisi della prima metà del '700. Dalla lettura di questo interessantissimo libro emergono tanti fatti storici e tante curiosità, come ad esempio, guardando alla gioventù del tempo, si scopre che una ragazza quindicenne non sposata veniva chiamata"zitella", o se dedita alle attività della chiesa "bizzoca". Ci si sposava molto presto, a differenza di oggi: le ragazze tra i 18 e i 21 anni, i ragazzi,tra i 22 e i 24. Vi erano anche molti neonati abbandonati, molti conventi rispetto alla popolazione, questo perchè vi era ancora il  "maggiorascato", cioè l'usanza di dare tutti i beni al primo figlio. Se le donne non avevano dote per sposarsi, erano costrette a chiudersi in convento.

La società brindisina era divisa in categorie: da un lato i ricchi, che vivevano nelle case palazziate, dall'altro gli artigiani, i pescatori, gli agricoltori e i braccianti, che vivevano o in case dette "terragne" (casa minima, al pianterreno) o più modestamente nei "bassi" (piano terra o sottoposta al piano stradale)".  Si scoprono anche i nomi (Giuseppe per gli uomini e Antonia per le donne) e i cognomi più diffusi del tempo (Libardo, Monaco, Taliento) o i soprannomi più spiritosi, come ad esempio quello di un certo Antonio Greco, alias "Cozzarolo". I mestieri più in voga nel tempo erano " il bracciale" cui bastavano le braccia per lavorare, o il "vaticale"

Tra i diminutivi in uso all'epoca, ma anche oggi, quelli più comuni erano "Ucciu" ( da Antonio, Raffaele, Cosimo), "Ninu" ( da Giovanni, Gennaro) e molti altri. Anche le strade di Brindisi riservano sorprese. Fino alla seconda metà del Cinquecento non si usava il termine "strada" ma  "ruga o rua". La Ruga Scutariorum si scopre essere l'attuale Via Cesare Battisti o la Ruga Lame Judayce sostituiva l'attuale Via Tunisi.

Infine,tra le tante curiosità del libro vi è anche la spiegazione dell'ingiuria che i brindisini hanno dovuto ascoltare per molto tempo e cioè "Brindisini latri e ssassini". Essa deriva dal fatto che, alla fine del 1400, sotto gli Aragonesi, la nostra città rischiava lo spopolamento. Per porre rimedio a questa situazione, il re Ferrante D'Aragona dispose con un decreto (che oggi si potrebbe definire salva-Brindisi) che ai debitori che si fossero stabiliti nella città sarebbe stata concessa l'immunità dai creditori per cinque anni. Poichè i debitori venivano visti come ladri, nacque di lì a poco  l'ingiuria.

"Il libro delle anime" è un patrimonio da conservare con cura, perchè studiando il passato si comprende il presente.

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