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Riconoscimento Op olivicole, le associazioni: “Norme da riformare”

Lettera indirizzata all’assessore all’Agricoltura della Regione Puglia all’Autorità di gestione del Psr Puglia e al direttore dipartimento Agricoltura, Gianluca Nardone

Un gruppo di associazioni di aziende attive nel settore agricolo chiede maggiore attenzione verso la realtà delle Op olivicole. Lo fa attraverso una lettera aperta indirizzata all’assessore all’Agricoltura della Regione Puglia, Donato Pentassuglia, all’Autorità di gestione del Psr Puglia, Rosa Fiore, al direttore dipartimento Agricoltura, Gianluca Nardone. 

Era il 10 ottobre 2019 quando veniva pubblicato sui siti internet una intervista a Juan Vilar (consulente strategico per la Fao, consulente nel programma delle Nazioni Unite per l’ambiente – Unep, consulente del Coi – Consiglio Oleicolo Internazionale) Uno degli argomenti principali è: in che modo il cambiamento climatico influenza l’olivo. “L'olivo è la più grande coltura legnosa del mondo ed è il più potente fissativo di C02 artificiale esistente, che è uno strumento efficace contro i cambiamenti climatici. Pertanto, se un ulivo è in grado di assorbire 2 chili di C02 al giorno, non vi è dubbio che gli 11,7 milioni di ettari di olivi piantati nel mondo (corrispondenti a un'estensione equivalente all'intera superficie del Portogallo) sono uno dei grandi alleati per impedire alla C02 di danneggiare lo strato di ozono. Se a questo aggiungiamo che ci sono sempre più aree adatte per piantare ulivi, non c'è dubbio che l'oliveto può diventare uno strumento utile per combattere il cambiamento climatico globale.

Secondo gli amministratori della O.P. Oliapulia e delle sigle di organizzazioni, sarebbe sufficiente questo per accelerare sulla progettazione finanziaria per permettere agli agricoltori di essere parte attiva di un processo sociale. Ma noi agricoltori non possiamo certo vivere di “sola aria” anche se buona, abbiamo bisogno di produrre reddito, ed allora vediamo di conciliare le due cose. La pandemia della Xylella ha insegnato molto a tutti e non solo agli agricoltori. Oggi i non addetti al settore sono stupiti e meravigliati di come mai si continua a essere immobili davanti al crescente disastro e chiedono a noi perché non facciamo qualcosa per fermare tutto questo. Noi, gli agricoltori, siamo impotenti difronte al decisore politico che deve consentire di realizzare la ripresa sociale ed economica di un’area, per ora identificata “infetta Xylella”.

La nostra riflessione parte dai regolamenti comunitari. Perché partire dai regolamenti comunitari, perché per quello che può riguardare nello specifico il settore olivicolo, è da riformare per esempio la parte riguardante il riconoscimento delle Op olivicole, le quali sono riconosciute in funzione di alcuni parametri di aggregazione in termini di numero di produttori aderenti e fatturato di commercializzazione. Orbene il secondo parametro in modo particolare nelle aree infette xylella sono praticamente impossibilitati tutti a raggiungerlo, è una lotta alla sopravvivenza e per almeno altri 6 anni non ci sono proroghe che tengano. Le Op olivicole non possono essere paragonate al comparto ortofrutticolo e/o vitivinicolo, sono settori produttivi completamente diversi tra loro. L’olio ancora oggi, per il consumatore, è considerato un condimento e non un alimento. Da questo si può dedurre che le Op olivicole non devono essere i commercianti in prima linea, devono solo essere i realizzatori degli interventi per la rinascita di un territorio martoriato. Lasciamo questo spazio alle Aop. Con il censimento in atto si potrà vedere che le aziende di media e grande dimensione rappresenteranno il 30% del territorio olivicolo, mantenendo capacità imprenditoriale, ma allo stato attuale anche loro hanno necessità di sostegno. 

I piccoli produttori, già esclusi dal premio diretto della Pac, non saranno mai in grado di far fronte alle necessità di ripresa, ed il territorio salentino è rappresentato dal 70 percento di queste figure imprenditoriali. Progettare, collettivamente, gli investimenti per dare maggior fiducia. Ogni agricoltore aderisce ad una propria organizzazione professionale, ogni agricoltore sceglie di essere associato in cooperativa per raggiungere migliori risultati economici e condizioni di vita. Non è nelle nostre intenzioni elencare problemi, vogliamo essere co-protagonisti. Non ci sono più, oggi, organizzazioni maggiormente rappresentative, ci sono le organizzazioni professionali che liberamente, costituite dagli agricoltori, affrontano le tematiche della vita di un comparto economico e sociale che è l’agricoltura; la formazione della Cun Cereali ne è la dimostrazione pratica e tangibile. Il decisore ha proposto di rimpinguare la mis 8.1 del Psr, perché non iniziamo da qui a conciliare le cose sin qui dette. L’ichiedea di avere il bosco degli ulivi che guardano agli aspetti ambientali oggi, e a quelli economici e produttivi domani? C'è un ruolo crescente in tutto il mondo per "l’uliveto moderno", che ora rappresenta " Il 40 per cento di tutto l'olio d'oliva prodotto” numeri che rivelano "un cambiamento di tendenza e una realtà in costante crescita ".

La produzione cresce negli altri stati ma non in Italia. In Italia non esiste ancora oggi, un piano strategico per il settore olivicolo tale da poter realizzare l’obiettivo del soddisfacimento della domanda di prodotto. Chiudiamo questa nostra nota con una riflessione del consulente internazionale Juan Vilar: Vilar ha anche notato come la crescente popolarità dell'olivicoltura nei cinque continenti ha "portato a un totale di 11.5 milioni di ettari dedicati agli ulivi ". Questi numeri hanno spinto la produzione mondiale a superare i 3 milioni di tonnellate " ci sono le condizioni per nutrire le famiglie in oltre 180 paesi ". Grazie per l’attenzione.

Per Il CdA di Oliapulia Az. Agr. Nicola Turrisi Per Agr Giampiero Melillo
Il Vice Presidente Nazionale Agci Agrital Per Agr Angelo Candita
Il Consigliere Afp Associazione Frantoiani di Puglia Per Agr Cosimo Memmola
Il Consigliere Afp Associazione Frantoiani di Puglia Per Agr Cosimo Memmola

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