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"Referendum sulla cannabis? A me preoccupa la deregulation"

Il procuratore della Repubblica di Brindisi Antonio De Donno: "Bisogna capire cosa succederà dopo, se verranno abrogate le leggi vigenti"

BRINDISI – “Io non entro nel merito dei quesiti, non è nel mio stile. Però una riflessione vorrei comunque farla. Mettiamo che il referendum passi e vengano abrogate le leggi attuali sulla cannabis. Bene, che succede dopo? Avremo una deregulation. Il legislatore dovrà intervenire. Sì, ma in che modo”? Parola del procuratore della Repubblica di Brindisi Antonio De Donno. BrindisiReport ha chiesto all'inquirente, in prima linea anche nella lotta alle droghe, cosa ne pensasse riguardo a un tema di stringente attualità. Il referendum “in primo luogo si propone di depenalizzare la condotta di coltivazione di qualsiasi sostanza intervenendo sulla disposizione di cui all'articolo 73, comma 1, e di eliminare la pena detentiva per qualsiasi condotta illecita relativa alla cannabis, con eccezione della associazione finalizzata al traffico illecito di cui all'articolo 74, intervenendo sul 73, comma 4. Sul piano amministrativo, infine, il quesito propone di eliminare la sanzione della sospensione della patente di guida e del certificato di idoneità alla guida di ciclomotori attualmente destinata a tutte le condotte finalizzate all'uso personale di qualsiasi sostanza stupefacente o psicotropa, intervenendo sull'articolo 75, comma 1, lettera a)”, si legge sul sito www.referendumcannabis.it. Il referendum è promosso dalle associazioni Luca Coscioni, Meglio Legale, Forum Droghe, Società della Ragione, Antigone e dai partiti +Europa, Possibile e Radicali italiani.

Il punto sulla cannabis

Il procuratore De Donno analizza i quesiti referendari e le implicazioni: “La coltivazione domestica viene effettuata per uno stretto uso personale. Qualora fosse eccedente l'uso personale, non rientrerebbe nei quesiti referendari. Poiché i quesiti prevedono l'abrogazione di ogni sanzione, in caso di vittoria, ci sarebbe la depenalizzazione tout court, per uso personale. Io sono abituato, come magistrato, a non schierarmi. Ma è bene chiarire quali sono i contrapposti punti di vista in materia. Da un lato c'è chi tollera la marijuana, poiché non arreca un pregiudizio sostanziale. Dall'altro lato c'è chi ritiene che la cannabis possa dare assuefazione, generando quindi danni alla salute. Ma qui servirebbe un chimico, un tossicologo. Il punto di vista medico è interessante. Io mi limito a prendere atto dei diversi punti di vista”.

Marijuana - Le piantine di Cannabis sequestrate-2

Lo scenario post referendum

Il magistrato passa poi ad analizzare lo scenario post referendario, in caso di vittoria dei proponenti. Questi ultimi partono da un assunto: la marijuana viene trafficata dalle mafie perché non è legale, ergo se diventa legale si tolgono risorse alla criminalità organizzata. E' anche la posizione dello scrittore e giornalista Roberto Saviano. Ma De Donno non è completamente d'accordo con questa tesi: “Quando un illecito è particolarmente diffuso, difficilmente si riesce a contrastare. Pensiamo al proibizionismo degli anni '20 del secolo scorso negli Stati Uniti. Bene, la marijuana è in una situazione analoga. Vengono definite droghe 'leggere', ma io non me la sento di chiamarle tali, non sono un esperto in materia. Ciò che mi interessa è quello che possa accadere dopo il referendum, qualora venga approvato dalla maggioranza degli elettori. Avremmo subito una sorta di deregulation. Il mercato diventerebbe libero in assenza di una legge che intervenga a regolarlo. Qui il referendum mi pare monco. Ci sono problemi, tipo la quantità di principio attivo, che affronterà il legislatore. Mi riferisco ai parametri convenzionalmente tollerabili in caso di liberalizzazione, ovviamente. Oggi il mercato della marijuana è comunque appannaggio della mafia, mi viene difficile accettare una deregulation del sistema. Qualora il referendum venga ammesso e accolto, ci sarebbe il problema della commercializzazione della droga. E' difficile immaginare un mercato completamente libero. E quindi potrebbe non eludere quello che è il problema di base, quello del mercato in nero. Potrebbero rimanere ampi spazi per il mercato clandestino gestito dalle mafie, che potrebbero anche surrettiziamente inserirsi nel mercato legale come è avvenuto nel settore del gioco controllato dallo Stato, per esempio. Il problema, come si può notare, è complesso”.

Piantine di Cannabis sequestrate

La visione del procuratore

“Io sono contrario per principio a ogni prodotto che genera dipendenza e assuefazione. Questo perché le conseguenze di un mancato controllo sociale su qualsiasi prodotto generi dipendenza crea danni sociali, non solo individuali. Pensiamo alle droghe, al tabacco, all'alcol, alla ludopatia. Detto ciò, io neanche fumo le sigarette”, sorride il procuratore. Per lui il dibattito deve incentrarsi su un aspetto: la marijuana crea dipendenza o no? E su questo – spiega – dovrebbero esprimersi gli esperti. “Questo è il punto – prosegue De Donno – io insisto sul dopo: un conto è eliminare una normativa repressiva, un conto è immaginare una liberalizzazione totale, un conto è immaginare ipotizzare una situazione intermedia in cui lo Stato consenta la coltivazione di marijuana, ma a certe condizioni. Come si vede, i risvolti potranno essere diversi”. Oggi il mercato della marijuana è appannaggio esclusivo delle mafie, anche nel territorio brindisino come nel resto d'Italia. “Io la penso un po' 'all'antica' – chiosa il procuratore Antonio De Donno – Occorre in qualche modo rieducare coloro che sono dipendenti da sostanze dannose. Anche la marijuana, come le sigarette, creano danni, questo è pacifico. Io preferirei operare sul settore della prevenzione. E' legittimo qualsiasi altro punto di vista, ma questa è la mia idea”, conclude il capo della Procura di Brindisi.

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