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"Sfamiglie" di oggi, Paolo Crepet: “È necessario trovare un nuovo equilibrio per i figli”

La redazione di BrindisiReport ha intervistato lo psichiatra di fama nazionale per capire cos’è l’età evolutiva dei bimbi ed evitare di arrivare ai drammatici epiloghi balzati, negli ultimi giorni, alle cronache italiane

BRINDISI- “I genitori devono assumersi la responsabilità, prendere il cellulare dei figli e dirgli: ‘Te lo do fra tre anni’ e iniziare a cambiare la quotidianità, migliorando la scuola, dando più spazio alla creatività dei ragazzi, fargli praticare sport e arrivare a un nuovo codice etico-morale. Non è una novità che i ragazzini fossero soli a sé stessi: quella famiglia che conoscevamo non c’è più. E il cambiamento deve partire da noi, ma se non ci ha cambiato il Covid…”: le parole dello psichiatra Paolo Crepet arrivano nude e crude, durante un caffè amaro sorseggiato di prima mattina, mentre nella testa si materializza l’eco urlato a squarciagola dai balconi italiani “ce la faremo”. In cosa ce la faremo, esattamente? La redazione di BrindisiReport ha contattato l’esperto nel campo della psichiatria sociale e della ricerca sul tentato suicidio, che ha sempre sviluppato la sua professione nell’incontro con le famiglie, da Nord a Sud.

Gli ultimi fatti di cronaca hanno fatto emergere il lato più oscuro dell’ingenuità preadolescenziale, dal suicidio della piccola Antonella di Palermo di soli 10 anni, a quello del bimbo di Bari, fino alla notizia di una possibile sfida a cui giocava una bimba della provincia di Brindisi, pare poi, smentita dall’avvocato di famiglia. Ma cosa sta accadendo alla società, ai giovanissimi?

“Non credo che stia succedendo niente di nuovo, se non che questo mondo tecnologico 100 fino a un anno fa, ora ha uno sviluppo di 300, e non è una novità che i ragazzini fossero soli a sé stessi: quella famiglia che conoscevamo, quella patriarcale, non c’è più”, dice Paolo Crepet accennando anche al suo libro “Sfamiglie” pubblicato nel 2009, in cui invitava a ragionare i genitori che non trascorrevano più di 40 minuti al giorno in famiglia e con i figli. “Questi genitori che sembrano arrendersi, concedere tutto ai figli per paura di sentirsi rifiutati o solo per senso di colpa. Dove ha portato? Alle famiglie sfasciate, perché educare significa ‘accompagnare’, voler rischiare di credere nell'altro, avere coraggio: proprio come amare”.

A dodici anni di distanza, le parole di Crepet tornano a trafiggere una società arrivata al limite e nell’aria sembra sentirsi la paternale “Ve l’avevo detto”, ma della famiglia patriarcale di cui sempre ha parlato Paolo Crepet deve leggersi questa accezione: “Le donne devono fare la vita che fanno gli uomini, il problema è trovare un nuovo equilibrio che oggi non esiste, perché dobbiamo cambiare i tempi della vita, e se non c’è riuscito il Covid a cambiare le nostre vite…”.

Lo psichiatra Paolo Crepet ha sperato fino alla fine che la pandemia avesse potuto incidere positivamente sugli assetti di una famiglia “che prima sentivo dire che non c’era mai tempo, che cavolo facevano. Poi è arrivato il Covid, ha obbligato tutti a stare a casa, ora ci sarà il tempo. Adesso è troppo. I genitori devono assumersi la responsabilità o pensano che i figli vengono su come nel far west?”.

La notizia che oggi, nel 2021, ci siano suicidi di bambini non sembra spiazzare, come tutta la società (in)civile, lo psichiatra Crepet: “I suicidi di bambini sono più di dieci all’anno. Non è notizia nuova, per me non lo è. Ci sono famiglie che di fatto non esistono: le chiamiamo ‘famiglie’ perché fiscalmente le chiamano così. Ma in quante non sai dov’è il padre? E la madre?”

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Avere nove anni: l’età evolutiva senza evoluzione, tra proibizioni e sessualità

“’Devo dare il cellulare a un bambino di nove anni?’: già uno che fa una domanda del genere mi chiedo in quale medioevo sia vissuto. L’evoluzione umana non ha fatto sì che a nove anni hai la testa di una di 20. Oggi la mostruosità è pensare che a dieci anni devi andare a scuola, giocare con le bambole, la merenda alle cinque. Ma è la giusta vita di un bambino che cresce gradualmente” dice inorridito lo psichiatra, parlando di una delle tante mail che riceve oggi dai genitori. “Ma lei cosa fa, il panettiere o altro? Lavora di notte e dorme di giorno per non accorgersi di cosa fa sua figlia? Di cadere dalle nuvole?”

“Da sempre l’età evolutiva prevede curiosità, che sono spesso morbose, sia dal punto di vista del proibito che dal punto di vista sessuale. È così che si scresce, non scopri il sesso a 40 anni, ai miei tempi si alludeva a qualcosa. Piano piano venivano più libertà e allora c’era l’esperienza, l’incontro con i ragazzi di altri Paesi, in maniera graduale. Poi sono arrivati i soldi, il boom economico. Qualcuno è diventato benestante, alcuni di più e questa cosa ci ha fatto andare fuori di testa. Ha portato a egoismo, si è unito alle giuste rivendicazioni. E oggi quell’unica cosa che avevamo di solido, non ha più la stessa fisionomia, è esplosa, sfamiglia”.

“Una bambina di nove anni vede la mamma iper sexy, perché deve semplicemente andare in centro a fare l’apericena, e resta a casa sola e poi apre la televisione dove ci sono i cadaveri o storie d’amore, sta vedendo due possibilità: la morte o il sesso. Non c’è la terza. Siamo noi che abbiamo tolto, l’età evolutiva senza evoluzione. Nove anni è solo età in cui non evolvi perché è tutto evoluto. La terza alternativa la diamo noi, con prospettive e progetti di vita”.

L’abitudine a vedere le cose le svuota di senso, di significato, come se io vedessi tutti i giorni la Cappella Sistina di Michelangelo: ci farei l’abitudine, una cosa normale che non dà emozioni. Una madre deve prendere il cellulare e dire alla figlia: ‘Te lo do fra tre anni’ e iniziare a cambiare la quotidianità, migliorando la scuola, dando più spazio alla creatività ai ragazzi, fargli praticare sport e arrivare a un nuovo codice etico morale”.

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