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Rigassificatore, Snim, sponsorizzazioni e libertà di dissenso a Brindisi

l detto latino “pecunia non olet” (il denaro non puzza) citato da Vittorio Bruno Stamerra, non è sempre corrispondente alla saggezza dei Romani, certo lo è per chi “incassa” ma non per chi guarda e giudica. Alcune volte “puzza” e come! Soprattutto quando ci troviamo di fronte a sponsorizzazioni che perseguono fini particolari, molto particolari. Come nel caso appunto della sponsorizzazione della Brindisi Lng elargita allo Snim. Questa oltre ad essere “sconcertante” è sostanzialmente paradossale. E’ vero che la Brindisi Lng persegue i propri esclusivi interessi e usa i mezzi a disposizione, cioè un considerevole potere economico, ma è anche vero che ci dovrebbe essere un limite alla decenza e al buon gusto, insomma la sfacciataggine e l’impudenza divengono un offesa alla intelligenza e alla dignità.

Riceviamo e pubblichiamo il seguente articolo inviatoci da Giorgio Sciarra, esponente di Italia Nostra e del fronte del no al rigassificatore, sulle questioni poste da nostri articoli e dalla replica della Brindisi Lng.

Il detto latino “pecunia non olet” (il denaro non puzza) citato da Vittorio Bruno Stamerra, non è sempre corrispondente alla saggezza dei Romani, certo lo è per chi “incassa” ma non per chi guarda e giudica. Alcune volte “puzza” e come! Soprattutto quando ci troviamo di fronte a sponsorizzazioni che perseguono fini particolari, molto particolari. Come nel caso appunto della sponsorizzazione della Brindisi Lng elargita allo Snim. Questa oltre ad essere “sconcertante” è sostanzialmente paradossale. E’ vero che la Brindisi Lng persegue i propri esclusivi interessi e usa i mezzi a  disposizione, cioè un considerevole potere economico, ma è anche vero che ci dovrebbe essere un limite alla decenza e al buon gusto, insomma la sfacciataggine e l’impudenza divengono un offesa alla intelligenza e alla dignità.

Abbiamo assistito alle vicende che hanno portato la società inglese, e alcuni suoi alti dirigenti, oltre ad alcuni amministratori locali nelle aule di giustizia con gravi accuse, oggi siamo spettatori di un’altra strategia comunicativa, forse più ingannatrice, appunto quella delle sponsorizzazioni (pare sia stata concessa sin anche ai “Pappamusci”) e di contributi vari, l’allestimento di infopoint, l’occupazione di spazi televisivi senza alcun contraddittorio (quindi presumibilmente acquistati). Insomma un modo per imbonire, irretire il cittadino, per indorare la pillola.

Certo questa strategia “comunicativa” è criticabile nella stessa maniera dell’accettare uno sponsor che persegue obiettivi in netto contrasto con gli scopi che si prefigge chi li accetta: gli obiettivi di un salone nautico dovrebbero essere quello di promuovere la crescita del turismo diportistico, che non può avvenire in porto ucciso da traffici invasivi. E bene ha fatto Stamerra a citare l’esempio del Circolo della Vela, solo che la “sensibilità” soprattutto sociale non si acquista in un bazar. O la possiedi, o ne sei privo. Diceva Totò riferendosi alla signorilità: “Signori si nasce e, modestamente, io lo nacqui”.

Perché questo tipo sponsorizzazioni sono “sospette”? Perché nel caso specifico non è indirizzata ad acquisire fette di mercato per il proprio prodotto ma ad avallare la propria immagine come benefattori, a legarla a possibili risultati positivi, ma è anche una forma di condizionamento inconscio. Cito un esempio vissuto in prima persona e cercherò, se mi riesce, di farlo brevemente. Le associazioni ambientaliste non condividendo, appunto, tale sponsorizzazione avevano deciso di portare questo dissenso all’ingresso dello Snim con l’allestimento di un gazebo, di pannelli divulgativi e distribuendo volantini.

Per fare ciò è stato chiesto il permesso all’Autorità portuale, proprietaria dell’area, e comunicata tale iniziativa alla Questura. L’Ente portuale risponde prontamente autorizzando e indicando l’incaricato della logistica (dello Snim) da contattare per concordare il posto dove potersi mettere. Interpello personalmente tale addetto che assicura di darci in tempi brevi una risposta che non arriva. Ricontattato ci risponde che il tutto era all’attenzione del presidente che appena trovato 5 minuti di tempo ci avrebbe risposto. Ciò avveniva la sera (verso le ore 21) prima dell’inaugurazione.

Il pomeriggio dopo ci recammo all’ingresso dello Snim e iniziammo a volantinare. A breve fummo avvicinati da un addetto del salone, lo stesso che era stato contattato, che ci diceva che non potevamo stare lì e che se non ci avevano risposto era perché non intendevano autorizzarci poiché, affermava, la Lng era uno degli sponsor e non potevano certo permettere che lo si contestasse. Tralascio i toni usati e non commento più di tanto, ma tale episodio fa capire l’essenza di questo genere di sponsorizzazioni che, come ho detto prima, sono un vero e proprio condizionamento, sicuramente non richiesto esplicitamente ma non credete che lo sponsorizzato ne sia inconsciamente influenzato?

Detto questo voglio esprimere la piena condivisione a quanto scritto da Marcello Orlandini in riferimento alla strombazzata e bizzarra analogia fatta tra il rigassificatore di Brindisi e quello di Barcellona. Due realtà completamente diverse e senza essere o vestire i panni di “turisti per caso” basterebbe navigare non nel mare nostrum ma su internet e vedere su Google Earth la notevole diversità fra i due porti, si può constatare facilmente le dimensioni di questa corbelleria annunciata in pompa magna. Senza considerare che il rigassificatore spagnolo è stato costruito negli anni 70, vorrei vedere se, a parte le diverse normative, dovessero proporlo ora come reagirebbe una città che basa gran parte della sua economia sul turismo.

Invito inoltre, sempre navigando su internet, a consultare le prescrizioni contenute nell’ordinanza della Capitaneria di Chioggia emanata per il rigassificatore di Rovigo e che adeguandosi agli standard internazionali ha, tra l’altro, interdetto alla navigazione non dedicata un’area circolare avente un raggio di 1,5 miglia dal rigassificatore, cioè circa 3000 metri. Si badi bene che questo si trova lontano dalla costa circa 20 Km e non ci vuole molta fantasia per immaginarle applicate a Brindisi dove, visto il sito, all’imboccatura del porto e nella pancia della città, a un tiro di schioppo (meno dei 3000 metri) dal centro abitato e senza una “montagnozza” a far da scudo.

All’ingegnere Monteleone che superficialmente etichetta il comportamento degli ambientalisti come “terrorismo psicologico”, gli chiederei come considera quello della sua società che pretende, al netto delle vicissitudini giudiziarie (la prescrizione non è assoluzione), di imporre un impianto contro la volontà espressa dalle istituzioni locali (Comune, Provincia e Regione) e dalla stragrande maggioranza dei cittadini. Non si sente, quanto meno, un ospite non gradito?

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