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"Revocare la concessione a British Gas"

BRINDISI – Le associazioni ambientaliste brindisine chiedono all’Autorità Portuale il recesso dall’Accordo sostitutivo di concessione demaniale marittima stipulato con la British Gas Italia - Brindisi Lng e la revoca dell’approvazione del Piano Operativo Triennale 2012/2014 (approvato il 13 dicembre scorso) riguardante la realizzazione (scontata nella missiva del Piano) della costruzione del rigassificatore a Capobianco.

BRINDISI Le associazioni ambientaliste brindisine chiedono all’Autorità Portuale il recesso dall’Accordo sostitutivo di concessione demaniale marittima stipulato con la British Gas Italia - Brindisi Lng e la revoca dell’approvazione del Piano Operativo Triennale 2012/2014 (approvato il 13 dicembre scorso) riguardante la realizzazione (scontata nella missiva del Piano) della costruzione del rigassificatore a Capobianco.

La questione del rigassificatore a Brindisi oramai è diventato il filo d’Arianna per tutti. La realizzazione, appunto, di un’altra realtà energetica sul territorio di Brindisi, è un punto osteggiato da sempre dalle associazioni ambientaliste e non condiviso, con richiesta di stralcio, dalle amministrazioni locali e dalla Regione Puglia rappresentata dall’assessore alle Infrastrutture, Guglielmo Minervini, che ha dovuto lasciare la seduta prima del dibattito in Comitato portuale sulla citata questione senza lasciare un sostituto.

Noncurante di ciò, il Comitato Portuale, ha approvato – dicono gli ambientalisti - il piano triennale modificando l’originaria parte della proposta relativa al rigassificatore con un riferimento ritenuto dal presidente dell’Autorità Portuale indispensabile per la considerazione che l’impianto energetico è oggetto di una concessione dell’Autorità Portuale in favore della British Gas Italia Spa - Brindisi Lng. Le associazioni, pertanto, contestano l’accordo per almeno cinque motivi.

Il primo. “L’accordo sostitutivo di concessione demaniale marittima del 4 febbraio 2003 – scrivono nella lettera gli ambientalisti - fra l’Autorità Portuale e la Bg prevede sotto la voce recesso la facoltà della predetta autorità di recedere da tale accordo per diversi motivi fra i quali figura per primo quello così indicato: «sopravvenuti motivi di pubblico interesse». Ebbene, noi riteniamo che nel caso in questione di citati gravi motivi ricorrano in abbondanza dal momento che dopo la stipula dell’accordo il progetto per la costruzione del rigassificatore è stato ritenuto dalle amministrazioni locali e dalla Regione Puglia (vertici e organi deliberativi) assolutamente incompatibile con gli interessi del territorio e con i progetti di sviluppo economico che tali enti hanno elaborato e avviato”.

Il secondo motivo. “Quanto alla incompatibilità ambientale dell’impianto va detto che essa è rilevabile da qualsiasi serena valutazione guidata dal principio di diritto per il quale fatti notori e di comune esperienza costituiscono inconfutabile prova. Una incompatibilità calpestata dal responso della Commissione Ministeriale Via che non ha visto ciò che è sotto gli occhi di tutti. Una incompatibilità rilevata dal Documento di Scoping, varato dall'amministrazione comunale di Brindisi nel processo di formazione del Piano Urbanistico Generale”.

Terza ragione per il recesso. “Successivamente alla conclusione dell’accordo l’area interessata alla costruzione dell’impianto è stata sottoposta a sequestro penale, tutt’ora operante, a seguito di inchieste giudiziarie per gravi reati, in vario modo legati alla svolgimento della procedura autorizzativa, con accuse nei confronti di dirigenti della società progettista, di pubblici amministratori e operatori economici che hanno dato luogo a un processo penale attualmente in fase dibattimentale”.

Quarto motivo. “A seguito delle censure mosse dalle amministrazioni locali e dalla Regione Puglia le competenti autorità ministeriali hanno riaperto la procedura autorizzativa disponendo la sospensione dell’efficacia dell’autorizzazione alla costruzione dell’impianto e l’espletamento della omessa procedura via che è stata svolta ed ha sfociato in una assurdo e contradditorio parere favorevole giudizialmente contestato con procedure tuttora in corso: un parere con numerose prescrizioni tali da dimostrare l’illogicità del responso favorevole ampiamente contestato dalla stessa Brindisi Lng con conseguenti giudizi attualmente pendenti.

Ultima ragione, quella relativa al Pot. “Il Piano Operativo Triennale recentemente approvato è privo di qualsiasi contenuto conforme allo spirito e alla lettera della normativa in materia dal momento che, come ha pubblicamente dichiarato l’ex assessore all’Urbanistica di Brindisi arch. Antonio Bruno, «i piani operativi triennali si fanno su piani regolatori aggiornati e quello in vigore, tra l’altro, non è un vero piano regolatore» dal momento che si tratta «di un documento che era asservito alle logiche del 1975 che vedevano nell’industria l’unica opportunità di sviluppo per la città»”.

Per cui, il progetto della realizzazione del rigassificatore a Capobianco, è privo di  tutte le autorizzazioni valide e pertanto è inammissibile che l’Autorità Portuale di Brindisi, un ente dotato di personalità giuridica e di diritto pubblico, modelli le sue scelte di pianificazione ad un’opera non realizzata e soprattutto non autorizzata, dicono le associazioni ambientaliste. Pertanto si chiede all’Authority il recesso dall’accordo sostitutivo di concessione demaniale marittima stipulato con la società energetica Bg. La missiva di contestazione degli ambientalisti è stata inviata alle autorità e agli uffici deputati al controllo della legalità sugli atti della Pubblica amministrazione e sui comportamenti di quanti esercitano pubbliche funzioni.

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