"Enel Basket: bisogna saper ricostruire"
Ricominciamo. Ma da dove? Da zero. Naturalmente. E’ la fatica stagionale che i tifosi brindisini subiscono pazientemente con rassegnazione e che questa volta sarà ancora più pesante. Si ricomincia dalla Legadue, campionato che si sperava di avere definitivamente abbandonato dopo la conquista della promozione in serie A, e con lo sforzo di dover riconoscere come propria una squadra completamente rinnovata nei dieci decimi, come quella che deve rappresentare la città del basket e la tifoseria.
Ricominciamo. Ma da dove? Da zero. Naturalmente. E’ la fatica stagionale che i tifosi brindisini subiscono pazientemente con rassegnazione e che questa volta sarà ancora più pesante. Si ricomincia dalla Legadue, campionato che si sperava di avere definitivamente abbandonato dopo la conquista della promozione in serie A, e con lo sforzo di dover riconoscere come propria una squadra completamente rinnovata nei dieci decimi, come quella che deve rappresentare la città del basket e la tifoseria.
C’è da ricostruire un nuovo gruppo fra giocatori e staff tecnico e ripristinare un nuovo feeling fra la squadra e la tifoseria. Al PalaPentasuglia per la prima partita di campionato contro Aget Imola scende in campo compatto e consolidato il solito impareggiabile pubblico brindisino che si troverà a dover sostenere ed applaudire dieci giocatori sconosciuti che, può darsi, potrebbero diventare loro beniamini, sempre che i “dieci” sapranno meritarsi applausi, simpatia ed attaccamento. Si ricomincia con quello della sedia accanto che ti chiede ogni minuto “… ma quello chi è ?”.
E giù con tutte le indicazioni possibili, giocatore per giocatore. E allora bisogna rispondere "…. Quello è Hunter, quello è Callahan, l’altro è Renfroe e il pivot si chiama Borovnjak…". Ma il coach come si chiama? “ Il coach è Piero Bucchi". Ma allora è quello dello scorso campionato?. “No, quello si chiamava Bechi”. E nella gran confusione di nomi e di ruoli pensi alle difficoltà che avrà il nuovo coach, chiamato a ricostruire lo “spogliatoio” con dieci ragazzi che non si conoscono fra di loro, che parlano lingue diversi e che provengono da differenti scuole di basket.
Un pesante inconveniente che richiede tempo e lavoro incessante per essere superato agevolmente, in un campionato che invece non concede tregua e che non è tenuto certamente a rispettare i tuoi tempi e le tue difficoltà. E pensi come è possibile che questa società solida e autorevole, con alle spalle uno sponsor eccellente e con un pubblico che è un “tesoro” (nel senso che garantisce “cash” un secondo ed importante sponsor!), non riesca a darsi un vero e proprio progetto e costruire una squadra che, sia pure nel breve periodo, possa fare affidamento su di un roster- base già collaudato ed affiatato e che realizzi un vero feeling con il pubblico e la città.
Senza un briciolo di progetto si corre il rischio di trovare una squadra come quella dello scorso campionato, un roster-vagabonds come mai si era visto a Brindisi, che ha disputato un campionato disastroso, per non aver saputo valutare doverosamente l’importanza di aver trovato un patrimonio che si chiamava Thomas, Crispin, Cardinali e gli altri del gruppo base che aveva riportato Brindisi in serie A ed averlo ingenuamente sperperato.
Si ricomincia da zero con la speranza di ritrovar un gruppo forte che possa scrivere un'altra esaltante pagina di basket. Il duo Meneghin-Lenzi ha dovuto riparare al caos creato con la famigerata wild card allargando a due le promozioni alla serie A, una prima diretta ed una seconda con l’accesso dai play off. E senza la favorita Venezia, la New Basket Enel Brindisi ha un’occasione eccezionale per riprendersi il suo posto in serie A.