MESAGNE – Due fucilate al volto della sua compagna di vita. “Venite a prendermi, ho ucciso mia moglie”, disse ai poliziotti del locale commissariato. Angelo D’Elia, 71 anni, una vita irreprensibile, si era trasformato in un assassino e con un fucile a canne mozze aveva, a modo suo, impedito che Maria Antonietta Calò (la moglie), 54 anni, lo abbandonasse. Oggi in Corte di Assise (presidente Perna, giudice Aliffi) è iniziato il processo nei confronti di quest’uomo, secondo il suo difensore, avvocato Serafino De Bonis, al momento dell’omicidio incapace di intendere e volere.
MESAGNE – Due fucilate al volto della sua compagna di vita. “Venite a prendermi, ho ucciso mia moglie”, disse ai poliziotti del locale Commissariato. Angelo D’Elia, 71 anni, una vita irreprensibile, si era trasformato in un assassino e con un fucile a canne mozzate aveva, a modo suo, impedito che Maria Antonietta Calò (la moglie), 54 anni, lo abbandonasse. Oggi il pubblico ministero Pierpaolo Montanaro ha chiesto e ottenuto che l’imputato venga sottoposto a giudizio immediato. Non ci sono aspetti da chiarire per questa vicenda. L’imputato ammise subito le proprie responsabilità.
MESAGNE – Mille rapporti che giungono al capolinea trovano l’epilogo in uno studio legale o davanti a un giudice. Qualcuno invece si chiude con il sangue e l’orrore, come questa mattina alle 12,15 in via Dante, a Mesagne. I vicini hanno sentito distintamente due detonazioni di arma da fuoco che provenivano dal civico 63, al piano della strada. Casa di Maria Antonietta Calò, e da dieci anni circa anche di Angelo D’Elia. Lei 54 anni, lui 71. Entrambi divorziati, si erano risposati. D’Elia, dopo l’ennesima lite, ha preso una vecchia doppietta a canne mozze che custodiva in casa, e ha sparato due volte al volto della donna, che era sul divano, probabilmente con gli occhi chiusi nel tentativo di riposare, o di allontanare almeno mentalmente la persona alla quale non aveva più nulla da dire.