BARI - Gli assessori alla Protezione civile e alle Politiche di inclusione dei migranti Fabiano Amati e Nicola Fratoianni, hanno inviato questa mattina una lettera al Ministro dell'interno Roberto Maroni, per chiedere ufficiali delucidazioni circa le notizie apparse in questi giorni sugli organi di stampa, circa l'intenzione da parte del governo di realizzare un nuovo Cie nell'area della ex base Usaf di San Vito dei Normanni.
Ricominciamo. Ma da dove? Da zero. Naturalmente. E’ la fatica stagionale che i tifosi brindisini subiscono pazientemente con rassegnazione e che questa volta sarà ancora più pesante. Si ricomincia dalla Legadue, campionato che si sperava di avere definitivamente abbandonato dopo la conquista della promozione in serie A, e con lo sforzo di dover riconoscere come propria una squadra completamente rinnovata nei dieci decimi, come quella che deve rappresentare la città del basket e la tifoseria.
BRINDISI – Ci ha pensato il Ministero dell’Interno, al posto del Dipartimento della Protezione civile e dell’intero tavolo tecnico istituito, a sciogliere il dilemma su un impiego parziale della ex Base Usaf per l’emergenza immigrazione (secondo le ottiche politiche del governo Berlusconi). Lo fa sapere uno dei sindacati di polizia, il Silp Cgil di Brindisi, che oggi in un comunicato comunica: “Ora siamo sicuri che oltre al Centro di Identificazione ed Espulsione di Restinco, il Centro di Accoglienza Richiedenti Asilo sempre di Restinco e la tendopoli di Manduria avremo a breve un nuovo Cie nell'ex Base Usaf di San Vito dei Normanni”.
BRINDISI - Quando gli amministratori comunali furono costretti, sia pure a livello informale, ad affrontare il problema del palazzetto dello sport, troppo piccolo per accogliere tutti gli amanti del basket, qualche autorevole assessore affermò che sarebbe stata una follia spendere tanti soldi (che all’epoca nessuno sapeva di avere in cassa, tant’è che ci si incontrava con la massima dirigenza del Credito Sportivo per ottenere un mutuo) per una realizzazione che poteva anche rivelarsi una sorta di “cattedrale nel deserto”, perché la squadra in prospettiva poteva anche retrocedere (le mani a posto, per favore!).