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Rivoluzione sanità oltre la pandemia: un nuovo ospedale e specialità assistenziali

Si è svolta questa mattina (lunedì 13 settembre) la conferenza stampa di presentazione delle proposte per potenziare e migliorare la sanità nel capoluogo

BRINDISI - Questa mattina, lunedì 13 settembre, il sindaco di Brindisi, Riccardo Rossi ed il suo consulente in materia di sanità, Gianni Quarta, hanno presentato un documento che sarà inviato alla Regione Puglia con alcune richieste per migliorare il sistema sanitario brindisino. All’incontro erano stati invitati tutti i consiglieri regionali del territorio ha partecipato il consigliere regionale del Pd, Maurizio Bruno.

Di seguito il testo del documento.

Quale sanità nel futuro (prossimo) della città di Brindisi?

Certamente è cosa nota che la pandemia ha evidenziato delle criticità molto importanti; in primis nell’ambito sanitario e successivamente sul piano economico ed ancora di più sul piano sociale.
L’Europa ed i governi si sono mossi nel tentativo di fornire risorse adeguate per venire in soccorso ai vari paesi per rimediare ad errori commessi nel passato e rimettere al centro le necessità della persona.

La possibilità che viene fornita dal Recovery Found con l’elargizione di fondi da spendere con l’obiettivo di far ripartire l’economia secondo i principi della transizione ecologica, della transizione digitale, della rigenerazione urbana e soprattutto dell’assistenza sanitaria ci deve portare a progettare per il futuro dei nuovi scenari che possono vedere la città di Brindisi proiettata per i prossimi 30 anni in una modalità decisamente diversa da quella attuale.

Per quanto riguarda il piano sanitario il nostro territorio è stato decisamente penalizzato per una carenza strutturale adeguata alla bisogna e per una assistenza territoriale a dir poco approssimativa.

Tutti ricorderanno come il nostro ospedale abbia vissuto durante le prime fasi dell’epidemia in maniera critica la difficoltà ad organizzare una efficace assistenza sanitaria legate ad una rigidità dei moduli abitativi che permettevano poca flessibilità nella riconversione dei reparti (impossibilità a creare percorsi separati per aree Covid e Covid free) accanto anche ad una lenta risposta degli organi gestionali nell’affrontare l’emergenza.

Allo stato direi che siamo obbligati a dover progettare per il futuro un adeguamento non solo del modello assistenziale ma di pari passo e forse in maniera anche urgente e pressante ad un adeguamento delle nostre strutture a cominciare dal nostro Ospedale di riferimento. Dobbiamo tenere presente che l’ospedale Perrino di Brindisi è una struttura concepita nella seconda metà degli anni 60. La sua costruzione ha avuto bisogno di circa quarant’anni di tempo in un’epoca cioè in cui sia la tecnologia sia che i concetti di assistenza sanitaria sono profondamente cambiate.

Alla fine del 1999 l’ospedale così definito il Nuovo Ospedale veniva aperto alla funzione assistenziale al posto del vecchio ospedale Di Summa localizzato nel centro cittadino. Certo un sospiro di sollievo per operatori sanitari e pazienti che nel vecchio nosocomio non trovavano più adeguata sistemazione.
Sin da subito ci si è accorti però che la nuova struttura faceva fatica a fornire le comodità e le necessità assistenziali dell’epoca. 

Molte erano le difficoltà strutturali: primo le torri alte 10 piani serviti da ascensori minuscoli e poco funzionanti; spazio insufficienti per tutti i servizi sia quelli di pertinenza dei reparti sia quelli addetti ai servizi generali; difficili erano le comunicazioni tra i vari piani e tra i vari edifici; inadeguati erano i service necessari quali le linee elettriche, le linee telefoniche, l’inesistenza delle linee dati; Le linee d’acqua inizialmente inquinate e successivamente risultate insufficienti; spazi inadeguati per ospitare le nuove necessità sia assistenziale che tecnologiche che hanno richiesto nel  tempo investimenti notevoli per modificare e rendere possibile l’installazione di tutte le tecnologie aggiornate. Attività che ben inteso hanno comunque portato in questi anni il Perrino a livelli di eccellenza per diagnosi, assistenza e cura.

Ma allo Stato non è possibile ipotizzare che tale struttura possa reggere le necessità mediche dei prossimi 30 – 40 anni. Gli adeguamenti che oggi vengono posti in essere sia in termini di infrastrutture sia nella ricerca di nuovi spazi non risultano finalizzati a dare una prospettiva di efficienza e di funzionalità, ma solo a rincorrere le emergenze e l’ospedale e diventato un pozzo senza fondo di spreco di denaro pubblico per cercare di adeguare, aggiustare o rendere fruibile qualche reparto o servizio.

Oggi, a distanza di 22 anni dalla sua apertura il Perrino mostra i segni di una inadeguatezza strutturale senza precedenti tanto che chi ha l’occasione di affacciarsi all’interno dell’ospedale nota la presenza non già solo di ammalati o operatori sanitarti ma di operai e macchine intente a costruire appendici che non fanno che esaltare ulteriori inefficienze: locali costruiti ex novo per ampliare il Pronto Soccorso, ristrutturazioni che ormai durano anni per la riapertura o ricollocazioni di reparti e servizi (emblematico il caso della Rianimazione), costruzioni di interi reparti essenziali distaccati dal contesto del corpo della struttura ed obbrobriosamente poco funzionali (al momento neanche funzionanti) che assomigliano a container post terremoto (rianimazione Covid); reparti chiusi o ridimensionati e mai più riaperti che sono stati l’orgoglio del nostro ospedale (Centro Ustioni, Dermatologia), legate anche ad un Piano di riordino Ospedaliero regionale per certi versi penalizzatane.

È necessario direi quasi obbligatorio ipotizzare la costruzione di una nuova struttura che possa prevedere gli spazi adeguati e la loro ubicazione e disposizione riguardo alle mutate condizioni generali di salute e mutate condizioni assistenziali.

Certamente bisogna progettare e pensare a una nuova struttura in grado di ospitare tutte le aree mediche, chirurgiche, tecnologiche  necessarie ad una assistenza territoriale completa tenuto conto che la pandemia ha svelato un punto debole cruciale che quello della necessità di ambienti che siano facilmente isolabili da una parte e rapidamente convertibili dall’altra; e necessario ipotizzare una struttura che sia facilmente usufruibile in modalità comoda e veloce che non sia cioè un anacronistica struttura a torre ma che sia una struttura a piano non molto alta che abbia una capacità di accoglienza adeguata e che possa dal punto di vista energetico essere in linea con la transizione ecologica che si vuole raggiungere.

Questa struttura deve essere centro principale di riferimento del territorio brindisino per le acuzie e per tutte le specializzazioni più importanti ed essere oltretutto un punto di collegamento con tutte le altre strutture dei territori vicini a cui viene demandato un’assistenza sempre per acuzie ma di secondo livello. Le nuove tecnologie con l’adozione della banda larga e della prossima 5G possono far pensare a un’interazione di telemedicina molto più funzionale di quella attualmente in uso e che permetteranno, se ben gestite, una uniformità di qualità di cura certamente più elevata ed omogenea del passato. Non spetta all’amministrazione comunale la progettazione e le definizioni dei criteri che debbano guidare una progettazione ospedaliera.

La Regione Puglia ha esperienza e know-how in questo campo in quanto il rimodernamento strutturale ospedaliero di ottima fattura è già in essere in molte città (Lecce, Taranto, Monopoli-Fasano, Bari) ed altri in fase di progettazione -esecuzione avanzata (Maglie-Melpignano, Andria)ma certamente  dobbiamo ipotizzare un nuovo ospedale che sia attivo per i prossimi 30-35 anni e che abbia tutte le caratteristiche che un ospedale debba avere: umanizzazione, urbanità, socialità, organizzazione, interattività e soprattutto capacità di rimodulazione secondo le eventuali necessità emergenziali. Tutto ciò che allo stato il Perrino non riesce a garantire.

A questo si aggiunge che il nostro territorio è stato privato di specialità assistenziali che oggi giorno sono imprescindibili ad una erogazione assistenziale adeguata. Chi non ricorda le pressanti richieste e le promesse andate a vuoto di dotare anche Brindisi della Cardiochirurgia, ed ancora della Chirurgia Toracica, della Radiologia e Neuroradiologia interventistica (presente solo sulla carta). Oggi lanciamo con forza un allarme serio e fondato sulla insostenibilità della struttura del Perrino e chiediamo l’inserimento di Brindisi nell’elenco dei nuovi ospedali da costruire.

Non spetta ancora all’amministrazione comunale organizzare la rete assistenziale ma bisogna che Il comune sia parte partecipe ad una progettazione che riguarda la salute dei propri concittadini ed  è per questo che si sollecita anche:

•    la ristrutturazione del vecchio ospedale dove si può pensare di localizzare oltre che una serie di servizi ambulatoriali diagnostici e specialistici anche un ospedale di comunità che possa essere utilizzato da tutti i medici territoriali a cui potrebbero essere affidati, con  diretta responsabilità, la maggior parte dei pazienti che non abbiano necessità di ricoveri di alta o intensa specializzazione, collegati come gli altri in una rete di assistenza e qualità di cura  che li renda cioè di II livello solo per la tipologia ma non per la qualità di cura (in altre parole un P.S. di codici a bassa intensità diagnostica interventistica ed un P.S. Pediatrico);
•    ripensare i termini di una “Rinnovata Attività Assistenziale domiciliare” ;
•    ristrutturare la rete per il soccorso (118) meglio organizzata sia sul piano degli organici che sugli ospedali di riferimento cui fare capo.

Al fine di progettare una rivoluzione nel campo assistenziale la nostra città e ovviamente necessario costruire un consenso della comunità ad un progetto fattibile ma ambizioso che deve tener conto delle necessità del futuro, delle nuove tendenze che la scienza e la tecnologia ci stanno mettendo a disposizione e di tutte quelle necessità anche al momento impensabili, come la pandemia ci ha insegnato e come la ricerca ci sta facendo intravedere.

Bisogna trovare un consenso a un progetto che guardi oltre a quello che oggi siamo abituati ad immaginare.
Nel contesto regionale, la nostra città, il nostro territorio, riteniamo, essere stato fortemente penalizzato; c’è bisogno di un riallineamento a quelli che sono gli standard più evoluti; dobbiamo essere non secondi ma dobbiamo guardare agli esempi più virtuosi e ritrovare quello che era un vanto della nostra città ossia un sistema sanitario fortemente adeguato e di riferimento per tutti i nostri concittadini. Come ipotizzare un coinvolgimento delle esperienze e delle volontà più propositive?

L’ipotesi che mi viene di fare è quella di redigere un progetto di massima aperto ad ogni contributo e possibile integrazione, su cui invitare a riflettere ampi rappresentanti della vita cittadina: il mondo specialistico sanitario, l’associazionismo volontario, le categorie che possono essere interessate a un’ideazione di una nuova cittadella della salute, la politica e i suoi rappresentanti naturalmente, idee nuove e senza compromessi al ribasso.

A tutti si chiederà uno sforzo collettivo, quello cioè di sfatare l’immobilismo che ha caratterizzato la nostra città in tutti questi anni e soprattutto quello di essere fortemente propositivi.

Non si tratta di un obiettivo da raggiungere a brevissimo termine ma un obiettivo che verrà sfruttato e soprattutto speriamo anche poco utilizzato dalle nostre generazioni future. Si chiederà uno sforzo collettivo di concretezza, di volare alto e di combattere contro tutte quelle forze che hanno in sé pregiudizi e voglia di sopraffazione nei confronti di un territorio che fino ad oggi ha visto bloccata la sua crescita magari per semplici contrapposizioni di principio che , abbiamo visto e vediamo, hanno mai portato da nessuna parte e che nel campo sanitario ci vede afflitti da quello che io definisco una “nuova povertà sanitaria” mascherata da un movimentismo decisionale  finalizzato a tamponare falle ma che fa buttare fiumi di denaro in opere e progetti che in molti casi non danno soluzioni stabili per un futuro molto prossimo.

Si vuole mettere in campo un progetto di rifondazione e di Rinascimento della città di Brindisi che possa ridisegnare il nostro territorio in una maniera che forse mai ci siamo sognati di pensare e nuove ed efficienti strutture sanitarie debbono rappresentare un primo ed imprescindibile punto di partenza.

Naturalmente questi sono soltanto delle idee che possono essere sviluppate, migliorate ma l’importante è che si possa in qualche modo ideare progettare in maniera ambiziosa la città del futuro, una Brindisi del futuro che abbia tutte quelle innovazioni che tutti i giorni tutti noi cittadini che amiamo la nostra città desideriamo e vediamo più come un sogno che come una realtà.

Oggi possiamo mettere le basi per realizzare questo sogno, per meglio organizzare la nostra vita cittadina affinché le nostre generazioni future possano godere di una città migliore in un mondo migliore, in una città in cui “Le necessità degli ultimi siano soddisfatte come il benessere dei primi”.
 

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