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Sabato, 27 Aprile 2024
Economia

Chiusura impianto LyondellBasell, i sindacati: "Scelta scellerata e inaccettabile"

Le reazioni: "Disimpegno dell'azienda significherebbe un ulteriore indebolimento della filiera chimica italiana". Sono 47 i lavoratori a rischio, inizia la vertenza con il blocco degli straordinari

BRINDISI - La decisione dei vertici LyondellBasell di chiudere uno dei due impianti di Brindisi - il P9T - è un'altra bomba pronta a deflagrare. La città assiste da tempo a diverse vertenze. Non ci sono solo i posti di lavoro che, purtroppo, saltano. Ma c'è da fare anche un ragionamento sulla competitività del territorio e non solo, anche di tutta l'industria italiana. Per questo i sindacati hanno definito tale decisione come "scellerata e inaccettabile". Dopo l'annuncio della società, risalente a ieri (martedì 5 settembre 2023), sono cominciate a fioccare le reazioni. Il più pronto di riflessi è stato Mauro D'Attis, deputato brindisino di Forza Italia. Poi è toccato a Francesco Cannalire, capogruppo consiliare del Pd locale. Quindi, quando mancavano pochi minuti alle 22, anche Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec si sono fatte sentire.

La doccia fredda da parte dell'azienda

Un passo indietro: ieri l'azienda incontra i sindacati. La società, infatti, attraverso una nota stampa, comunicherà di aver "avviato oggi (ieri, ndr) un confronto con i sindacati territoriali in merito alla gestione dei possibili esuberi relativi alla cessazione dell'attività di una delle sue due unità di produzione di polipropilene presso la sede di Brindisi, in Italia". L'impianto della LyondelBasell, situato nel perimetro del petrolchimico, realizza materiali per la produzione di tessuti, imballaggi alimentari e altre applicazioni. 

"Dopo un'approfondita analisi, riteniamo che la chiusura di questa unità sia la soluzione più sostenibile dal punto di vista strategico e finanziario," affermerà Jim Guilfoyle, senior vice president Olefine & Poliolefine Eamei di LyondellBasell. Guilfoyle aggiungerà che tale impianto è praticamente obsoleto e non competitivo. Inoltre, darà una doccia fredda a tutta Italia, affermando che la volontà del gruppo è quella di potenziare "la posizione degli altri asset dell'azienda nei mercati di maggior valore".

L'impatto della chiusura sulla filiera

I sindacati fanno facilmente i conti: sono 47 i lavoratori a rischio. Inoltre, l'impianto fa parte di una filiera, che certo risentirà di tale scelta. Guilfoyle ha provato a indorare la pillola, aggiungendo che "il nostro impegno è quello di condividere con i sindacati e con le parti sociali soluzioni che possano sostenerli nel miglior modo possibile durante questa transizione. Le forniture ai nostri clienti continueranno comunque ad essere garantite". Le parole sono importanti. Non è una chiusura, per Guilfoyle, ma una "transizione", che fa molto meno male. Ma solo a parole, per l'appunto.

Non a caso D'Attis ha spiegato di voler avviare un'interlocuzione con il ministro Urso, perché il rischio è quello di una reazione a catena che coinvolgerebbe anche Eni Versalis. Anche l'analisi di Cannalire è analoga: la scelta può causare un effetto domino su Eni e Jindal, "col rischio di migliaia di esuberi". Poi, la parola ai sindacati, che hanno accusato il colpo. Per loro la decisione è "scellerata e inaccettabile" e l'atteggiamento di LyondellBasell "appare provocatorio e lesivo delle relazioni sindacali che sono alla base di un confronto costruttivo, e fa iniziare questa vertenza sotto il peggiore degli auspici".

"L'impianto deve rimanere aperto"

Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec, in un comunicato congiunto, chiedono il mantenimento dell'impianto e spiegano: "Le giustificazioni dichiarate dall'azienda per sostenere questa decisione appaiono quantomeno generiche come la mancanza di monomero, i costi energetici e la distanza dai mercati oltre alla tecnologia impiegata, giudicata obsoleta e poco efficiente, tutte considerazioni che appaiono come facili alibi per un disimpegno sul territorio di Brindisi e più in generale sulla presenza del gruppo nel nostro Paese".

Prosegue la nota con la dichiarazione d'intenti: "Ci attiveremo fin da subito per coinvolgere Governo e MiMit in questa vertenza [...]. Pertanto, a sostegno delle nostre richieste e dell'inizio della vertenza dichiariamo fin da subito lo stato di agitazione con il blocco degli straordinari su tutto il gruppo LyondellBasell, iniziative che verranno ulteriormente rafforzate dalle decisioni che si caratterizzeranno sul territorio di Brindisi e che troveranno pieno sostegno da parte del coordinamento nazionale".

"Si rinnega la natura sperimentale di un impianto pilota"

Sulla vicenda si è fatta sentire anche Cisal Chimici, con una nota della segreteria, composta da Pagliara, Mavroidis e Genoino. Loro contestano le parole di LyondellBasell riguardo all'impianto in questione, spiegando che afferma che "risulti non più competitivo e poco performante, equiparandolo alla stregua di un comune e antiquato apparato produttivo, significa rinnegarne la natura sperimentale di vero e proprio Impianto pilota e di avanguardia, fucina, negli ultimi vent’anni, di innumerevoli brevetti venduti in tutto il mondo - non senza legittimi e ragguardevoli profitti - grazie al sacrificio e alle capacità professionali dei suoi addetti, oggi matricole quasi inutili al piano strategico disegnato oltreoceano".

Per questo - prosegue la nota - la segreteria Cisal Chimici "disapprova una scelta che, inevitabilmente, assume il sapore di un inizio di indebolimento della nostra area industriale, propedeutico allo smantellamento dell'intera filiera produttiva con danneggiamento dei presidi a monte e a valle di Basell, e ritiene oramai improcrastinabile un autorevole intervento delle istituzioni locali e nazionali, anche attraverso il reinsediamento urgente del tavolo della chimica, teso a redimere la vertenza in atto e a scongiurare il lento ma progressivo decadimento della chimica di base italiana".

Articolo aggiornato alle 11:10 (nota Cisal Chimici)

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