San Pietro, Giovanni Impastato presenta il suo libro: dialogherà con il procuratore De Donno
SAN PIETRO VERNOTICO – Martedì 9 gennaio prossimo a San Pietro Vernotico si svolgerà l’incontro “Patriottismo sociale e Legalità” organizzato da Acli e patrocinato dal Comune di San Pietro Vernotico per presentare il libro di Giovanni Impastato “Mio fratello, tutta una vita con Peppino”. L’appuntamento è alle ore 17.30 presso la sala consiliare del Comune di San Pietro Vernotico.
All’incontro prenderà parte anche il procuratore della Repubblica di Brindisi, Antonio De Donno, che dialogherà con l’autore insieme a Gianluca Budano, presidente provinciale Acli, scrittore e ideatore dell’espressione “Patriottismo sociale”.
Introdurrà i lavori Pierfrancesco Elia, presidente circolo Acli San Pietro-Cellino. A seguire prima della presentazione del libro, i saluti di Maria Lucia Argentieri, sindaca del comune di San Pietro, Ermanno Manca, presidente associazione Antiracket Sviluppo e legalità, di San Pietro Vernotico e Anna Maria Scalere, coordinatrice provinciale “Avviso Pubblico – Enti colali contro le Mafie”.
Sinossi
Basta bugie. Lo zio Cesare è morto.
Non riusciamo a pensare ad altro, io e Peppino.
Paura, nemici in agguato nel buio, occhi che ci osservano, terrore per i rumori, terrore per il silenzio, terrore per le tenebre, terrore per la troppa luce che mostra dove sei...
Tutti tacciono. Noi non sappiamo neanche se dobbiamo andare a scuola, domani. Se possiamo andarci. Uccideranno anche nostro padre? Uccideranno anche gli altri parenti?
Un racconto colmo di pagine inedite e di particolari mai rivelati, che si dipana a partire da un comune della città metropolitana di Palermo, Cinisi, e da una famiglia di agricoltori legati alla mafia locale: il padre Luigi era stato inviato al confino durante il periodo fascista, e suo cognato, Cesare Manzella, ucciso in un attentato, era il capomafia del paese, uno dei boss che per primi individuarono nel traffico di droga il nuovo strumento di accumulazione di denaro e potere.
È in questa famiglia che nasce Peppino, e cinque anni più tardi anche Giovanni, dopo che un altro fratello che portava lo stesso nome era morto ancora piccolissimo. È da qui che si sviluppa la vicenda rivoluzionaria, drammatica, coraggiosa e libera del ragazzo destinato a diventare il più contagioso degli attivisti della lotta antimafia.
Una storia che non si interrompe affatto con l'uccisione di Peppino, ma che continua per altri quarant'anni intrecciandosi a quella del nostro Paese, e disvelandone spesso complicità e opacità. Quella storia Giovanni l’ha vissuta tutta, camminando con Peppino ben oltre i cento passi che per convenzione distanziavano la loro casa da quella di Gaetano Badalamenti, ’u ziu Tano.
Invecchiando, lui sì, mentre Peppino, suo fratello maggiore, restava per sempre ragazzo. Ma quei passi ora sono diventati milioni.
Ho venticinque anni. Mio fratello trenta.
Dicono e scrivono che è saltato in aria per imperizia piazzando una carica di dinamite lungo la linea ferroviaria. Le forze dell’ordine perquisiscono le nostre case, la radio. Fanno sparire documenti e materiali. Ignorano volutamente vistose tracce di sangue nel casolare vicino al luogo dell’esplosione…
Al Peppino terrorista nostra madre non crede.
Come avviene con gli alberi con radici più profonde, la tempesta la rafforza, la rende ostinata.