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Porticciolo: gestori contro Comune

OSTUNI – Italia Navigando? “Ci mangerà vivi”. Gli operatori del porticciolo di Villanova le loro riserve le hanno ribadite in Consiglio comunale. A sollecitare il dibattito sul futuro del golfo della Città bianca erano state le opposizioni, che avevano depositato nelle mani del presidente del Consiglio comunale, Angelo Melpignano, una richiesta di convocazione dell’assemblea consiliare.

OSTUNI – Italia Navigando? “Ci mangerà vivi”. Gli operatori del porticciolo di Villanova le loro riserve le hanno ribadite in Consiglio comunale. A sollecitare il dibattito sul futuro del golfo della Città bianca erano state le opposizioni, che avevano depositato nelle mani del presidente del Consiglio comunale, Angelo Melpignano, una richiesta di convocazione dell’assemblea consiliare.

Obiettivo: fare luce sulle problematiche e le controversie legate al progetto di riqualificazione del porticciolo turistico alla luce sia dell’imminente entrata in gioco della “Spa” controllata da “Invitalia” sia dei risvolti che la vicenda ha assunto in sede di Giustizia amministrativa.

“E' prioritario – ha esordito nel suo intervento Antonio Molentino (Udc) – che l’Amministrazione comunale dia risposte concrete e  faccia il punto della situazione alla cittadinanza e a tutti gli operatori interessati a questo progetto”. Attorno al rilancio del golfo di Villanova, dunque, è tornato ad infiammarsi il dibattito politico. Il piano di recupero firmato da Italia Navigando (un investimento da 14 milioni di euro) prevede l’ampliamento dei servizi e degli spazi e una riorganizzazione dei posti barca, al fine di creare le condizioni per ospitare imbarcazioni da 7 sino a 20 metri.

Ma gli attuali gestori dei pontili non ci stanno. E nel corso della seduta consiliare lo hanno detto ad alta voce: “Il porto di Villanova di questo passo rischia di non poter offrire più servizi. Senza impianti di carburante e con i fondali ai minimi storici di altezza, non c’è futuro. E non sarà certo Italia Navigando a tutelarci”.

Se la volontà degli amministratori pubblici è davvero quella di attendere i salvatori della Patria prima di mettere mano alla riqualificazione dei moli, sappiamo che stanno commettendo un grave errore ed esponendo ai forti venti della crisi l’intero indotto locale che ruota attorno alla nautica da diporto”.

Le opposizioni hanno chiesto all’Amministrazione comunale di fare chiarezza sulla controversia pendente dinanzi al Consiglio di Stato a seguito del ricorso in appello proposto dall’imprenditore cegliese Rocco Cavallo. “Non c’è alcuna sospensiva delle procedure di conferenza dei servizi e dell’iter istruttorio riguardante la richiesta di concessione demaniale marittima trentennale per la riqualificazione e la gestione del Porto Turistico di Villanova di Ostuni, proposta dalla Società  Italia Navigando”, ha risposto il sindaco Domenico Tanzarella, ricostruendo l’intero iter del bando, ribadendone la trasparenza e sottolineando la valenza progettuale delle opere in cantiere.

Restano quattro, dunque, le imprese partecipanti al bando, a partire da “Italia Navigando”, che nel maggio del 2009 depositò per prima la propria candidatura. A seguire, le proposte presentate da  “Marina di Ostuni srl” (che fa capo allo studio tecnico Sergi-Cavallo) e da due Ati (Associazione temporanea di impresa), entrambe con sede a Ceglie Messapica e composte rispettivamente da due srl: “Cr costruzioni srl” di Rocco Cavallo e “Fraver srl” (la prima  Ati); “Cavallo Francesco e figlio srl” e “Gestioni ricreative e sportive” (la seconda Ati).

“Nell’attesa il porto affonda”, hanno sottolineato gli operatori, sollecitando il dragaggio: “Le condizioni del fondale stanno danneggiando tutte le attività di quanti operano all’interno del golfo e pongono in grave difficoltà il nostro lavoro quotidiano. E' necessario che il dragaggio sia realizzato subito per annullare questo fortissimo disagio e per eliminare le carenze strutturali di un fondale che provoca problemi nell'uscita e nell'entrata delle imbarcazioni nel porto. Non è possibile ospitare grosse barche da diporto in acque profonde non più di un metro e mezzo. Un fondale, per norma, dovrebbe registrare una profondità di almeno tre metri. E' una questione di sicurezza pubblica ormai. Così si mette a rischio la salute dei diportisti e la buona custodia delle imbarcazioni. I bassi fondali impediscono un approdo in sicurezza dei natanti sopratutto in periodo invernale, quando il mare e generalmente mosso o molto mosso”.

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