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Lunedì, 29 Aprile 2024
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A 26 anni dalla tragedia della Katër i Radës: la cerimonia del Cobas a Brindisi

Lancio di fiori e momenti di riflessione martedì 28 marzo alle 16:30 sul lungomare Regina Margherita, per "ricordare tutte le vittime morte nel tentativo di avere un futuro migliore"

BRINDISI - Il sindacato Cobas organizza per il 28 marzo alle ore 16:30 un sit in sul lungomare Regina Margherita a Brindisi,all’altezza della Capitaneria di Porto, con lancio di fiori in mare, in occasione del ventiseiesimo anniversario dell’affondamento della nave albanese Katër i Radës. Si legge in una nota del sindacato: "ogliamo ricordare tutte le vittime in mare nel tentativo di avere un futuro migliore scappando da guerre, cambiamenti climatici, luoghi depredati di tutte le loro risorse, dittature e tanti altri motivi ancora".

Nel corso del pomeriggio ci saranno gli interventi, di persona o in videoconferenza, di: Krenar Xhavara, naufrago della Katër i Radës che perse in quell’affondamento la moglie e una figlia di 6 mesi; Erminia Rizzi, operatrice dell’Asgi (Associazione studi giuridici sull’immigrazione) in partenza per i campi profughi in Libano; Stefano Mancuso, volontario a Crotone e protagonista delle azioni a favore delle famiglie coinvolte nell’affondamento del barcone a Cutro; Dario Belluccio, avvocato impegnato in cause a sostegno di naufraghi e famiglie, esperto di diritto internazionale.

L’iniziativa di martedì 28 marzo "ha lo scopo di affermare con forza che bisogna fermare le cause che provocano le fughe dai luoghi d’origine. Solo così si fermerebbero gli effetti con le migliaia di morti in mare. Siamo stanchi di sentire che il problema è quello di fermare le partenze. Si discute nuovamente di un blocco navale militare nel Mediterraneo, addirittura con il sostegno della Nato, che avrà il solo effetto di aumentare i morti come già accaduto in passato con la nave albanese e con altri episodi ancora", affermano dal Cobas.

Prosegue la nota del sindacato: "Si chiede contemporaneamente di far arrivare in Italia legalmente fratelli immigrati e sorelle immigrate per le situazioni di deficit occupazionale su alcuni territori, sperando che mentre lottano contro lo sfruttamento padronale/mafioso e per normali condizioni contrattuali non vengano uccisi ai picchetti sindacali. Basta con l’ipocrisia di chi afferma di avere le mani pulite e invece esporta la democrazia partecipando a folli imprese chiamate 'guerre umanitarie'; l’Italia è in prima fila nel partecipare direttamente alle 'guerre umanitarie' con commessi viaggiatori al seguito a vendere armi e comprare in cambio gas".

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