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Lunedì, 29 Aprile 2024
Attualità Francavilla Fontana

Covid-19, anche un ricercatore di Francavilla a caccia della cura

Obiettivo del progetto cui partecipa Rolando Cannalire, la formulazione di un antivirale risolutivo

In Italia un team di ricercatori sta combattendo il Covid-19 grazie ai finanziamenti Ue. Tra questi c’è Rolando Cannalire, originario di Francavilla Fontana. Il 34enne lavora per il dipartimento di Farmacia dell’università di Napoli “Federico II”. Giovedì 28 maggio parteciperà a un evento online organizzato dai giovani della Società Chimica Italiana (Sci) (https://www.soc.chim.it/it/sci_giovani/home): Spritz & Science. In un’atmosfera informale lui e altri due giovani colleghi impegnati nella lotta al nuovo coronavirus racconteranno come la scienza e la ricerca si battono contro la pandemia e come questa ha influito sul mondo scientifico e sulla loro stessa vita.

Cannalire è cresciuto a Francavilla Fontana e si è laureato in Farmacia a Perugia. Qui ha cominciato la sua carriera di ricercatore con il dottorato, pubblicando numerosi articoli scientifici, specialmente sull’Hcv (che causa l’epatite C) e altri virus. Ha passato alcuni periodi presso l’università di Lisbona e di Groningen, in Olanda, per poi far ritorno al Sud Italia nel settembre 2019. Giovane, ma con un curriculum già ricco, insieme a sei colleghi del dipartimento di Farmacia della “Federico II”, è nel team multicentrico italiano che ha vinto il finanziamento dell’Unione Europea, nell’ambito di “Exscalate4CoV” (https://www.exscalate4cov.eu/), il primo progetto finanziato dal programma H2020 (programma quadro dell’Ue per la ricerca e l’innovazione) per combattere la crisi pandemica Covid-19. Giovedì nell’incontro dei giovani della SCI Cannalire spiegherà come lui e i colleghi – guidati dal professor Vincenzo Summa, nato a Roma ma di origini pugliesi, di San Marzano – si stanno muovendo.

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Anche per un ricercatore che combatte il Covid-19 è stato difficile operare durante il lockdown?

“Sembra paradossale, ma è così. Non ho potuto lavorare sempre in laboratorio, spesso ho dovuto farlo da casa. Per fortuna c’era tutta la letteratura scientifica sull’argomento da studiare. Inoltre potevo progettare quanto avrei realizzato in seguito. Ma non è la stessa cosa, fremevo per tornare in dipartimento”.

In cosa consiste il vostro progetto?

“Una parte dei finanziamenti Ue sono andati a noi e ad altri 17 centri di vari Paesi. Abbiamo presentato un progetto insieme e lavoriamo tutti in sinergia per poter sconfiggere questo nuovo coronavirus. Ogni dipartimento che partecipa al progetto è un’eccellenza nel suo campo. C’è, per esempio, chi sta usando super calcolatori per la previsione ultra-rapida dell’efficacia di nuovi agenti potenzialmente attivi, cioè che possono combattere il Covid-19 in un organismo. Noi invece ci occupiamo di progettare ad hoc questi agenti antivirali, che potrebbero portare a un farmaco efficace. Infine, ci sarà chi testerà quello che avremo trovato con esperimenti in totale sicurezza. Noi, in pratica, progettiamo e creiamo molecole ex novo che possano debellare il coronavirus”.

Insomma, non un vaccino, ma un attacco diretto al virus.

“Non solo, tutta la comunità scientifica sta imparando da quello che è accaduto. E si sta muovendo di conseguenza. Non c’è solo un obiettivo a breve termine, ma tutto il progetto mira anche creare una piattaforma – di infrastrutture, ricercatori e competenze –  per farci trovare pronti in caso di una eventuale nuova pandemia. Abbiamo assunto altri giovani in questo progetto. È anche grazie a questa visione che abbiamo vinto il finanziamento”.

Siete fiduciosi?

“Assolutamente! La comunità scientifica si è compattata e ha dato vita a uno spiegamento di forze mai visto prima. Noi puntiamo a combattere il virus quando qualcuno è già stato infettato, ma ci sono segnali incoraggianti anche sul fronte dei vaccini. Inoltre, c’è un farmaco, il Remdesivir, che in uno studio clinico mondiale guidato dall’Oms sta dando risultati positivi: riesce ad agire nella metà dei casi più gravi. In pochi mesi abbiamo fatto passi da gigante nella comprensione del virus. È solo conoscendo meglio il Covid-19 che si può combatterlo. Bisogna avere fiducia nella comunità scientifica. Io credo molto nella divulgazione: la scienza non è solo patrimonio dei ricercatori, ma di tutta l’umanità. Per questo giovedì parteciperò all’evento dei giovani della Società Chimici Italiani, Spritz & Science”.

Divulgare e parlare di ricerca sorseggiando un cocktail, buona idea.

“Io in realtà quando la sera esco dal laboratorio preferisco una birra, ma mi adeguerò con piacere”.

Canali social della Società Chimici Italiani – giovani, dove seguire l’evento di giovedì: 

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