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Mascherine carenti e disinfettanti scaduti: "Carabinieri senza protezioni"

Denuncia dei sindacato Unarma: "Mancano tute che dovrebbero coprire l'uniforme, veicolo di trasmissione del virus nelle caserme e nelle proprie abitazioni"

"Altissima è la preoccupazione da parte del personale dell'Arma dei carabinieri della provincia di Brindisi, come d'altronde in tutta Italia, che in piena pandemia è costretto a lavorare in prima linea senza sufficienti dispositivi di protezione individuale". La denuncia viene da Antonio Giaimis e Salvatore Biondino, rispettivamente segretario regionale e segretario generale provinciale di Brindisi per Unarma - Associazione Sindacale Carabinieri.

I sindacalisti aggiungono: "Lavoriamo alacremente per il benessere del personale e del nostro paese più in generale, ed anche se qualcuno ancora oggi mette in dubbio l'utilità e le competenze dei sindacati militari, ci tengo a sottolineare come Unarma sia stata invece la prima ad averci visto lungo e a segnalare per tempo le odierne criticità alle competenti autorità nazionali, non è una questione di primato bensì di dovere e senso della responsabilità".

Biondino riporta infatti la testimonianza del vice presidente nazionale di Unarma. Gianluca Tondo, il quale ha reso noto come "già il 23 gennaio, dopo un'attenta riunione del nostro direttivo, abbiamo ritenuto importante scrivere al Ministro della difesa, al Ministro della salute ed al Comando Generale dell'Arma dei carabinieri per segnalare la preoccupazione che il virus stava suscitando tra l'opinione pubblica e tra i carabinieri in particolare”. 

“E avevamo chiesto - afferma Tondo - un intervento urgente di carattere preventivo, atteso che il virus aveva caratteristiche di rapida diffusione da persona a persona, soprattutto alla luce del gran numero di cittadini cinesi che vivono e lavorano nel nostro paese e che in quel periodo si erano spostati sul tragitto Italia-Cina-Italia, per festeggiare il capodanno cinese. Ebbene, risulta che solo il 28 gennaio successivo, il Gabinetto del Ministro abbia inviato, per le valutazioni del caso, la nostra urgente missiva allo Stato Maggiore della Difesa. Ben cinque giorni per giungere da un ufficio all'altro dello stesso palazzo. E' incredibile!”.

“Nel mese di febbraio – prosegue il presidente nazionale di Unarma - siamo poi dovuti ritornare in argomento e scrivere più volte: per esempio per mettere in evidenza le carenze di sicurezza per i carabinieri che operano nei porti e negli aeroporti, per segnalare che il gel disinfettante distribuito era, clamorosamente, scaduto,  per segnalare la carenza di mascherine, guanti e quant'altro, così come per suggerire l'utilizzo di tute operative al posto delle normali uniformi. Tutte circostanze spiacevoli e su cui non avremmo mai voluto essere costretti ad intervenire."

"Purtroppo il problema – si legge nella nota del sindacato - non è solo quello delle poche mascherine, mancano tute che dovrebbero coprire l'uniforme, veicolo di trasmissione del virus nelle caserme e nelle proprie abitazioni qualora venuto in contatto con persone o posti infetti da Covid-19. C'è poi da segnalare un'altra grave situazione: all'interno delle caserme sono stati distribuiti disinfettanti risultati scaduti. Il prodotto non è dannoso, ma di sicuro inefficace in quanto ha perso la componente alcolica che agisce contro batteri, virus e funghi. Infine gravissima ci viene segnalata la totale assenza di sanificazione dei locali della caserma ed ancor più grave quella dei mezzi su cui i militari fanno il servizio di pattuglia”.

Unarma si pone la seguente domanda: “Possibile che i vertici delle istituzioni della Difesa, non siano stati in grado di valutare per tempo questo pericolo per il nostro Paese? Il popolo italiano è preoccupato dall'inefficienza dimostrata dai vertici militari dinanzi a questo grave pericolo. L'emergenza Coronavirus era lì, già preannunciata dalle preoccupanti notizie provenienti dalla Cina, un Paese che seppur geograficamente lontano è invece molto vicino al nostro, dal punto di vista sociale e commerciale”.

“Alle domande, che esigono risposte -  prosegue il sindacato - si contrappone purtroppo la realtà dei fatti. Ed ecco che a distanza di poche ore, giunge la notizia della morte per coronavirus anche di militari dell'Arma dei carabinieri. Auspichiamo che venga subito trovata una soluzione a questa grave contingenza al fine di garantire la massima sicurezza e la giusta dignità lavorativa a tutti i militari nella speranza che i poveri militari che hanno sacrificato la loro vita sia una sprone per i vertici competenti ad intervenire con tempestività e che questo paese non debba piangere ancora vittime innocenti”.

“La frase ‘io speriamo che me la cavo  conclude Unarma -  non deve diventare il motto proverbiale con cui ogni  militare si appresta ad iniziare il suo turno di servizio perché la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori è un principio di diritto di ogni paese democratico. Ed è un caposaldo della nostra Costituzione che non deve mai essere calpestata”.

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