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Domenica, 28 Aprile 2024
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Omissione atti d’ufficio: sindaco condannato. "Convinto della liceità e bontà del mio operato"

Si tratta del primo cittadino di Fasano Francesco Zaccaria. Sei mesi di reclusione con pena accessoria di un anno di interdizione dai pubblici uffici. Pena sospesa

FASANO – Il sindaco di Fasano Francesco Zaccaria è stato condannato dal Tribunale di Brindisi per omissione di atti d’ufficio a sei mesi di reclusione con pena accessoria di un anno di interdizione dai pubblici uffici. La condanna si riferisce alla mancata ordinanza di messa in sicurezza dell’ex Lido Pipoli, fatti risalenti al 2017. Il 30 aprile del 2019 Zaccaria ricevette un decreto di giudizio immediato emesso dal giudice con richiesta di pena pecuniaria in luogo della pena detentiva. Assistito dal suo legale Fabiano Amati, decise di opporsi al decreto e di andare a processo.

L’inchiesta, condotta dalla polizia locale di Fasano, fu affidata al pubblico ministero Raffaele Casto che chiese al giudice una condanna di otto mesi. Amati chiese l’assoluzione perché la messa in sicurezza del lido sarebbe spettata agli uffici tecnici del Comune di Fasano e non al sindaco. Il giudice stabilì una condanna di sei mesi di reclusione. Le motivazioni della sentenza di condanna di primo grado saranno pubblicate nei prossimi due mesi. Entrambe le pene sono sospese e non saranno menzionate in casellario.

Di seguito una nota di Zaccaria 

Cari concittadini, avrete sicuramente appreso della vicenda giudiziaria di lido Pipoli: vorrei in poche parole cercare di descrivere cosa è successo. Nel 2017 le mareggiate fecero collassare la piattaforma di cemento davanti al Lido: in seguito al sopralluogo degli agenti di Polizia locale, venne notificata al dirigente del Settore Lavori pubblici e al sottoscritto la necessità di demolirla. Feci immediatamente notare che, in virtù della competenza e delle prerogative amministrative, il provvedimento doveva essere adottato dal dirigente. Anche alcuni testimoni al processo lo hanno sottolineato, raccontando delle riunioni nelle quali fu acclarata la competenza appannaggio del dirigente.

Tuttavia, sono stato ritenuto responsabile. Se avessi firmato, qualcuno avrebbe potuto anche accusarmi di abuso di ufficio, oggi paradossalmente rispondo di rifiuto di atto d’ufficio: è il duro mestiere di ogni sindaco, che deve decidere e operare scelte, anche se stretto fra un guaio o l'altro. Naturalmente, farò appello: sono convinto della liceità e della bontà del mio operato, perché ho solo invitato il dirigente a firmare per competenza, cosa che poi è accaduta. Avrei potuto anche pagare 4.500 euro di oblazione, come previsto dal Codice penale, ed evitare così il processo: non lo ritenevo giusto, oltre che troppo oneroso per le mie tasche di amministratore pubblico che esercita onestamente il suo mandato.

La sentenza per questo tipo di contestazione non comporta alcuna conseguenza amministrativa per il sindaco, ma sono a disposizione per ogni chiarimento: la trasparenza, per me, è un dovere assoluto.

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