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"Gli amici albanesi di Vittorio inviano a me le condoglianze"

Ferruccio Leoci racconta la storia di un'amicizia durata 50 anni, e alcuni aneddoti

Vi assicuro, non è facile scrivere un ricordo di Vittorio. Non è facile perché la mia conoscenza di Vittorio risale a circa 50 anni fa. Forse nel ‘68 o nel ’69 a casa mia fu allestita, per un periodo brevissimo, la prima redazione brindisina de “La Gazzetta del Mezzogiorno”. Venivano, il pomeriggio a casa, Domenico Altavilla, Ettore Giorgio Potì, Vittorio ed ovviamente c’era mio fratello Alberto. Durò poco ma lì germogliò un rapporto di affetto e di solidarietà che è durato sino ai nostri giorni. Nel ‘71 Vittorio prese in affitto una stanza in via Taranto 2, mi diede le chiavi e mi disse: “Questa è la sede della Federazione giovanile socialista di Brindisi, tu sei il secondo iscritto, il primo sono io. Preparati che al prossimo congresso io esco dal Comitato Centrale dalla Fgsi e tu ci entri”. Fu così e da allora le nostre vite si sono intrecciate tra scelte politiche condivise ed un rapporto di affetto, di amicizia e buoni sentimenti.

Vittorio non era una persona facile ma era capace, grazie al suo grande fiuto, di “pesare” un interlocutore a prima vista. Questo lo ha aiutato a contornarsi di persone che, nonostante le proprie personali asperità, in maniera dialettica, lo hanno accompagnato in tutta la sua vita, nel suo percorso politico, nel lavoro di giornalista, nel rapporto con gli amici. Nonostante questo suo lato caratteriale deciso, ha mantenuto una schiera nutritissima di amici e conoscenti che ne hanno confermato stima ed affetto sino ai nostri giorni. Sotto la campana aveva messo solo la sua famiglia di cui era geloso ed attento custode. Sempre “tosto”, sempre sincero. Capace di grandi atti di solidarietà. Di Vittorio non si può dimenticare l’attività di aiuto per le popolazioni dell’Albania. Veniva chiamato “Vittorio l’albanese”. Era diventato profondo conoscitore di quel Paese ed aveva coltivato rapporti importanti con “la meglio gioventù” di quella realtà. Oggi molti di loro mi scrivono facendo a me le condoglianze per la sua dipartita.

Per la sua vita, vissuta da protagonista, Vittorio recentemente mi diceva di essere sereno, di non avere rimpianti.  Avrebbe rifatto tutto ciò che aveva fatto, sia nella prima che nella seconda parte della sua vita. Anche nei confronti di chi non aveva voluto riconoscere i suoi meriti professionali, non aveva sensi di odio o di vendetta. Permettetemi di riportare in termini dialettali la sua considerazione sull’argomento: “so facci di mberda” e la cosa finiva li. Il giornale rappresenta la seconda vita di Vittorio.  Il quotidiano di Brindisi - Lecce – Taranto rinasce da una sua intuizione che realizza costruendo una delle più belle realtà giornalistiche del Mezzogiorno. Punto di riferimento per l’informazione, nel Salento supera in vendite la Gazzetta del Mezzogiorno e diventa strumento indispensabile per l’intera popolazione dell’area. Tutto ciò accade soprattutto grazie alla direzione inattaccabile e determinata di Vittorio che trova in Antonio Maglio il suo miglior vice direttore ed un indispensabile collaboratore. La politica ahimè fa capolino nel “quotidiano” e Vittorio, non disponibile a chinare la testa, ne fa le spese. Il colpo è duro anche se non la dà ad intendere. Inghiotte amaro ed inizia a pensare ad altro.

Trova nella proposta di BrindisiReport un momento di riscatto. Con Carmine Dipietrangelo, diventato poi suo grande amico, nonché mentore l’uno dell’altro, realizzano questo progetto e quando lo stesso è in grado di camminare con le proprie gambe diventando uno tra i primi e più importanti giornali online della regione, ne diventano, contenti e soddisfatti, solo i padri nobili. Ho conosciuto Vittorio che lavorava come impiegato dell’anagrafe al Comune di Brindisi. Ho seguito il suo percorso lavorativo e ne sono rimasto sempre affascinato. Ho ammirato di lui, la determinazione ed il fiuto politico. Sul piano personale però Vittorio ha dato il meglio di sé. Una cerchia di amici, abbastanza ristretta, con cui non più confrontarsi, discutere e litigare. Persone con cui scambiarsi solo uno sguardo per dirsi, nascondendo gli occhi ed il pensiero, “ci vogliamo bene”. Sono quelli che “gufavano” ogni sabato alle 11 alla Lega Navale su chi doveva perdere ai dadi e pagare quindi l’aperitivo. Tra quelle persone Vittorio trovava gli affetti di sempre, magari… nascondendo gli occhi ed il pensiero. Affetti antichi e sinceri che hanno fatto la base di un percorso di vita degna di essere vissuta. Grazie Vittorio di essere stato con la tua famiglia, con me, con noi.  

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