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Domenica, 28 Aprile 2024
Attualità Ostuni

Don Antonio Coluccia: "La Scu non è assolutamente morta e comincia a parlare italiano"

L'intervento del parroco sotto scorta, che a Ostuni ha partecipato alle celebrazioni in onore del santo protettore della Polizia Locale: "Determinane il ruolo degli uffici tecnici"

OSTUNI – “La Scu non è assolutamente morta e cerca di rigenerarsi”. Questo il monito lanciato da don Antonio Coluccia, prete simbolo della lotta contro la criminalità, da Ostuni, dove oggi (sabato 27 gennaio) ha partecipato alle celebrazioni in onore di San Sebastiano, santo protettore della Polizia Locale. Il parroco originario di Specchia (Lecce) ha officiato la santa messa in piazza della Libertà. Poi è stato accolto dal sindaco Angelo Pomes presso l'aula consiliare di palazzo di città, dove si è svolto un incontro pubblico. 

Da anni don Antonio vive sotto scorta per le battaglie a sostegno della legalità che porta avanti nelle periferie di Roma, tramite l’opera San Giustino. Lo scorso 29 agosto, durante una fiaccolata per le strade di Tor Bella Monaca, un uomo cercò di investirlo con la sua auto.  Nella Città Bianca ha rivolto un accorato appello a non sottovalutare la Sacra corona unità e ha esortato la politica a non candidare le persone vicine ai clan, rilanciando il pensiero espresso dal neo procuratore generale della Corte d’appello di Bari, Leonardo Leone De Castris, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. 

“Quello che ha detto il procuratore De Castris è molto importante. Un esponente politico – ha dichiarato don Antonio - si candida per attuare quello che è il bene comune. Se uno si candida ben sapendo di essere legato ai clan parte in maniera sbagliata e non deve essere assolutamente candidato. Ritengo che la politica deve saper fare selezione, discernimento”. Coluccia ha inoltre rimarcato il “ruolo determinante” della scuola contro la criminalità. “Attraverso la cultura - ha concluso - la criminalità perde il consenso. La cultura afferma il bene. Il bene dell’altro e del territorio”.

E poi le riflessioni sulla Scu. “La Sacra corona unita - afferma don Antonio - per anni ha destabilizzato questi territori e si è imposta come braccio militare negli anni 90'. Oggi dobbiamo comprendere che la Sacra Corona unita non è assolutamente morta e cerca di rigenerarsi”. 

“Oggi la Scu  - prosegue il sacerdote - comincia a parlare in ‘italiano’ ed è per questo che dobbiamo avere la capacità di saper scorgere dove parla. Può parlare nel settore dei rifiuti, ma anche dove si esercita un certo potere, come servizio per la comunità”. Il parroco fa l’esempio degli uffici tecnici, “che hanno un ruolo determinante per le amministrazioni comunali e dello Stato”. “Anche lì – conclude - bisogna fare attenzione, si possono insinuare queste persone legate alla criminalità. Chi ha questi ruoli delicati in questi uffici va sostenuto ad avere sempre il coraggio di fare le scelte giuste nell’ambito della legalità”. 

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