rotate-mobile
Lunedì, 29 Aprile 2024
Opinioni

Opinioni

A cura di Blog Collettivo

Agricoltura, le associazioni di categoria prendano in mano la protesta

L'opinione di Carmine Dipetrangelo: il settore ha bisogno di "organizzazione" per richiedere al governo nazionale i necessari sostegni e aiuti

In questi giorni il movimento degli agricoltori è arrivato anche in Italia affiancandosi a quello in atto in Francia, in Germania, in Spagna. In Puglia in queste ore movimenti spontanei si stanno organizzando per rivendicare attenzioni, sostegni e modifiche alle politiche agricole europee e nazionali. L’agricoltura, per il suo ruolo nella catena dell’alimentazione umana come ci ha indicato la pandemia, per il contributo alla lotta al mutamento climatico, per il contributo alla cura e alla manutenzione del territorio, del paesaggio, e per una sua funzione sociale ed ecologica, e sarà sempre più centrale anche alla luce degli sconvolgimenti geopolitici.

Ma l’agricoltura proprio per questo ruolo ha bisogno di sostegni e di aiuti. Un sostegno che non può più essere assistenzialistico ma finalizzato a far lavorare meglio e produrre di più e va indirizzato alle imprese agricole, ai produttori con partite iva. Il sostegno pubblico, regionale, nazionale ed europeo, va quindi rivisto anche tenendo conto delle emergenze, degli sforzi e dei sacrifici che si fanno per una agricoltura sana e produttiva, evitando sovrapposizione e sprechi. Una programmazione si rende necessaria e va costruita su politiche settoriali di prodotto in cui i produttori diventano protagonisti ascoltati e responsabilizzati. 

Sono impegnato in una “giovane” azienda vitivinicola che in pochi anni ha fatto investimenti importanti per produrre in biologico e per chiudere la filiera utilizzando gli ocm e alcuni bandi collegati all’obiettivo della rigenerazione dell’agricoltura salentina post xylella (bando del dajs) e alla sostenibilità (quinto bando dei contratti di filiera). Il settore vitivinicolo in questi ultimi anni è entrato in una certa sofferenza produttiva e di mercato. Gli ultimi due sono stati una mazzata tra aumenti dei costi, prezzi bassi delle uve e peronospora che hanno messo in discussione la stessa sopravvivenza di molte imprese.

Penso che vadano rivisti i sostegni a partire da quelli impostati dalla nuova Politica Agricola Comunitaria rendendoli tempestivi, semplificati e indirizzati agli operatori che vanno responsabilizzati per non farli diventare, per disperazione, subalterni a dinamiche speculative che possono essere attivate dalla parte terminale della filiera vitivinicola. In questi anni chi in agricoltura ha deciso di affrontare investimenti importanti impostati e gestiti anche sulla base di certezze normative e di sostegno nei finanziamenti pubblici, ma che tutto si sono rivelati tranne che certezze, deve fare i conti con situazioni che pesano sul bilancio e sulle stesse prospettive aziendali.

La nostra azienda ha sottoscritto il contratto per la costruzione dello stabilimento enologico aziendale con il distretto dajs per la rigenerazione dell’agricoltura salentina post xylella. Abbiamo presentato uno stato di avanzamento lavori al 70 per cento a luglio scorso e dopo sette mesi non è stato ancora erogato dal ministero dell’Agricoltura. Altre aziende si trovano nelle stesse nostre condizioni. A fronte di investimenti già fatti e pagati, i ritardi nell’erogazione di quanto dovuto creano ulteriori sofferenze e blocco degli interventi previsti  e progettati con ripercussioni bancarie (con gli interessi dei mutui aumentati) e sulle stesse imprese impegnate nella costruzione. Situazione questa che oltre a creare difficoltà nei bilanci aziendali mette in discussione la stessa credibilità degli strumenti e degli impegni per la rigenerazione dell’agricoltura salentina post xylella. 

Nel 2023 in Puglia è venuto meno il contributo per il sostegno al biologico che per tutte quelle aziende che hanno scelto impegnative pratiche per avere prodotti biologici è stato un altro colpo alla credibilità e alla coerenza delle politiche agricole nazionali e regionali. E se le misure della nuova politica agricola comune per l’agricoltura italiana e pugliese hanno ridotto e quasi dimezzato i sostegni e i contributi della vecchia pac, allo stesso tempo mettono in discussione pratiche agricole, terreni, produzioni e ulteriori futuri sostegni. 

Infine per  il settore viticolo e vitivinicolo, molto importante nel Salento, e dove la nostra azienda è impegnata, è arrivato il momento per ripensarne disciplinari, rese, organizzazione, promozione a tutela dei nostri e vitigni autoctoni a partire dal ruolo dei relativi strumenti ed enti. Il 23 settembre dell’anno scorso la Regione Puglia, a seguito dei danni accertati a causa delle eccessive piogge e delle conseguenti malattie funginee (soprattutto peronospora), ha deliberato l’attivazione della procedura per la dichiarazione dello stato di calamità riconoscendo per la sola provincia di Brindisi danni produttivi per le uve da vino (-60 per cento di produzione) ed economici (circa 30 milioni di mancato reddito). 

Sono passati quasi cinque mesi da quell’atto della giunta regionale. Spetta al governo dare conseguenza alla delibera regionale riconoscendo lo stato di calamità a causa della peronospora come è già deciso per le Marche e l’Abruzzo dove anche in attesa delle provvidenze dirette possono partire subito le misure previste dal decreto, e sancite dalla legge 102 (la norma che si applica con lo stato di crisi) e cioè la moratoria per mutui e finanziamenti per 24 mesi e gli sgravi contributivi al 50 per cento. Sarebbe anche per il settore pugliese già un sollievo per poter organizzare le prossime annate. 

Il governo nazionale deve attivare subito le procedure che riconoscano la calamità eccezionale richiesta dalla Regione e non semplici palliativi e dichiarazioni di solidarietà. Sono necessari interventi a sostegno dei redditi, dei crediti bancari e garantirli con tempestività. Le associazioni di categoria, i consorzi di tutela assieme ai produttori, dovrebbero vigilare e se necessario lottare perché ci siano le necessarie e adeguate risposte e risorse da parte del governo. E questo non solo per fronteggiare l’emergenza ma anche e soprattutto per dare forza, certezza e sostegno ad un settore ancora dalle grandi potenzialità territoriali.

Mentre il malessere, le difficoltà e la rabbia crescono e sviluppano movimenti spontanei, le associazioni di categoria dovrebbero prendere in mano e organizzare la protesta e non solo con i comunicati e i convegni. Altrimenti il movimento di questi giorni potrebbe prendere altre strade.

Si parla di

Agricoltura, le associazioni di categoria prendano in mano la protesta

BrindisiReport è in caricamento