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Lunedì, 29 Aprile 2024
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A cura di Blog Collettivo

Ospitiamo in questo Blog opinioni di alcuni cittadini Brindisini

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Nuove province: una politica senza idee, che non ascolta i cittadini

Il sondaggio effettuato per alcune settimane da BrindisiReport.it sul futuro assetto amministrativo dell’attuale provincia di Brindisi offre un risultato inequivocabile: su 3311 espressioni di preferenza al momento in cui scriviamo (un campione molto attendibile) il 62 per cento ha scelto la fusione con Lecce, il 27 per cento vede bene un grande territorio che recupera i confini della Terra d’Otranto, con Taranto, Brindisi e Lecce insieme, e solo l’11 per cento condivide la fusione con Taranto. Avverrà, da quanto si sa, l’esatto contrario per oltre la metà della popolazione dell’attuale provincia che sarà aggregata a Taranto, Fasano passerà all’area metropolitana di Bari, tutti comuni della fascia sud, con Mesagne in aggiunta, andrà ad estendere i confini della provincia di Lecce.

Il sondaggio effettuato per alcune settimane da BrindisiReport.it  sul futuro assetto amministrativo dell’attuale provincia di Brindisi offre un risultato inequivocabile: su 3311 espressioni di preferenza al momento in cui scriviamo (un campione molto attendibile) il 62 per cento ha scelto la fusione con Lecce, il 27 per cento vede bene un grande territorio che recupera i confini della Terra d’Otranto, con Taranto, Brindisi e Lecce insieme, e solo l’11 per cento condivide la fusione con Taranto. Avverrà, da quanto si sa, l’esatto contrario per oltre la metà della popolazione dell’attuale provincia che sarà aggregata a Taranto, Fasano passerà all’area metropolitana di Bari, tutti comuni della fascia sud, con Mesagne in aggiunta, andrà ad estendere i confini della provincia di Lecce.

Si può discutere sin che si vuole se questa sia la soluzione più giusta dal punto di vista culturale. Forse è così per i comuni della fascia sud, anche per Fasano, ma non certo per Mesagne, Brindisi e i comuni più vicini alla costa adriatica, bisogna discutere per realtà come Francavilla Fontana, Villa Castelli, e già questo propone il problema di un  territorio ritagliato con criteri sui quali solo gli storici possono illuminarci, verso la fine degli anni Venti del secolo scorso. Ma non sono i confini amministrativi a mettere in discussione le origini e le tradizioni.

C’è il punto di vista economico, e allora l’idea di una provincia con due porti di rilevanza nazionale ed internazionale, un aeroporto passeggeri ed uno cargo, la parte principale dell’industria chimica e siderurgica, e di quella aeronautica, forse una logica ce l’ha. C’è il punto di vista dei servizi: ciclo dei rifiuti, uffici previdenziali e finanziari, Asl, sicurezza, scuola, università. Ma in questo caso si troverà, ci si augura, una soluzione razionale che non comporti spostamenti immani di banche dati e poi anche disagevoli migrazioni dell’utenza verso città lontane. Le strutture periferiche dovrebbero restare, e bisogna fare in modo che ne vengano decurtati gli organici.

Mi chiedo quanti cittadini abbiano sentito negli ultimi mesi discutere in questa maniera i presidenti delle tre province ionico - salentine, ai quali sarebbe spettato il compito di offrire alla Regione Puglia, affinchè la proponesse a sua volta al governo, la migliore delle soluzioni possibili. Invece Gabellone, Ferrarese e Florido, non hanno fatto altro che interpretare gli interessi della politica che pensa al proprio tornaconto piuttosto che immaginare e confrontarsi su scenari anche stimolanti e affascinanti, pensando all’economia, alla cultura, ai servizi. Sino al punto da costringere l’assessore regionale Marida Dentamaro a chiudere le convocazioni delle Province, e passare a quella dei sindaci, E qui ognuno ovviamente, sia con referendum che con deliberati consiliari, ha guardato al mero interesse della propria limitata comunità.

C’è quindi anche una responsabilità della stessa Regione Puglia, che non ha lavorato ad alcun progetto da proporre a sindaci e province, impegnandovi esperti di ogni settore, e aprendo su una idea comune il confronto. Così i sondaggi come il nostro, l’opinione dei cittadini, diventano inutili salvo che per una cosa: ricordare alla politica che sta mancando l’ennesima occasione di svolgere un ruolo positivo a vantaggio di questi territori.

Sono convinto che il governo avrebbe dovuto in una prima fase trasformare le Province in enti di secondo grado, e in una seconda fase, solo se necessaria, valutare una ridefinizione dei confini geografici. Il riassetto amministrativo del Paese andava fatto, ma cominciando dalla sostanza delle cose. Questa operazione – che sta creando divisioni e forti perplessità e disorientamento – viene condotta con piglio da ristrutturazione societaria e bancaria. Ci sarebbe voluto altro, e la politica fa ancora in tempo a tenere presente come i cittadini immaginano il futuro dei loro territori. Se li chiama a votare, almeno qualche volta li ascolti.

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