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"Le lotte sindacali nel Brindisino": "Lavoro dettagliato e certosino di Cosimo Zullo"

La recensione del professor Mario Carolla della prima opera del sindacalista mesagnese, attualmente dirigente della sezione dell’Associazione “Giuseppe Di Vittorio” di Mesagne

Dopo aver letto il libro scritto da Cosimo Zullo dal titolo: “Le lotte sindacali nel brindisino” (1971 – 1981), edito nel 2022 dalla “Locorotondo Editore”, ho sentito subito il bisogno di produrre la seguente sua recensione, al fine di divulgare i meriti dell’opera, contenendo essa un dovuto ossequio alla memoria dei protagonisti, i lavoratori della terra di questa parte del Salento, e delle loro azioni che hanno segnato il nostro Novecento.

“Le lotte sindacali nel brindisino” (1971 – 1981), edito nel 2022, dalla “Locorotondo Editore” è l’opera prima di Cosimo Zullo al quale non è mancata una vasta produzione di interventi scritti e orali. Nato a Mesagne nel 1952, sin da giovanissimo aderente alla Fgci e alla sezione del Pci di Mesagne, inizia una ricca carriera sindacale nella Federbraccianti Cgil, ricoprendo cariche dirigenziali, dal livello cittadino della zona Centro al livello regionale, negli anni dal 1974 al 1983. Fa parte dal 1984 al 1990 della segreteria del Pci di Brindisi e diviene responsabile della Lega delle cooperative di Brindisi e nel 2019 fa rinascere a Mesagne la sezione dell’Anpi, per la quale svolge le funzioni di presidente fino al gennaio del 2022. Attualmente è dirigente della sezione dell’Associazione “Giuseppe Di Vittorio” di Mesagne.

Impegnato da sempre nel sociale, in questa sua opera, l’autore lascia trasparire con grande evidenza questa sua peculiarità e utilizza uno stile letterario sobrio, costituito da periodi, ancorché non sempre brevi, chiari nei significati e dalla tangibile semplicità espositiva. L’autore usa un lessico semplice, mai ricercato, nel comporre il testo con proposizioni coordinate e subordinate abilmente distribuite e una punteggiatura coerente. Trattandosi di un’opera di ricostruzione storica di un decennio di lotte bracciantili, dei coloni e dei mezzadri, l’autore non poteva non usare nella narrazione la tecnica della descrizione puntuale degli eventi, dando ad essi la necessaria sequenza temporale in relazione alle altre vicende politico-sindacali locali, regionali e nazionali delle epoche richiamate e corredando il tutto da una eccellente documentazione fotografica.

Il contenuto del libro si apre con la efficace premessa a cura dello stesso autore, che ne tratteggia il senso. Seguono tre interventi: l’introduzione del professor Marco Barbieri, che sapientemente individua i condivisibili meriti dell’opera; l’intervento del segretario generale della Cgil di Brindisi, Antonio Macchia, che mette in evidenza come non sia possibile costruire il futuro di una Organizzazione come la Cgil “se non si ricordano le radici, i valori e le persone” che in passato hanno operato centrando gli obiettivi di cui oggi godono tutti; l’intervento del Presidente dell’Associazione “Giuseppe Di Vittorio” di Mesagne, Giovanni Galeone che sottolinea come l’aver ricordato in un “contesto storico-economico-politico nazionale” le lotte sindacali di quegli anni nei nostri territori serve a comprendere meglio le nostre origini e a consolidare la memoria storica senza la quale non può esserci futuro. 

È così che prende corpo la trama dell’opera; essa trova lo spunto dallo sviluppo della viticoltura nel periodo che va dal 1910 al 1945, che vede l’introduzione della pratica degli innesti e le prime lotte di coloni, contadini e mezzadri; essi si trovano ad affrontare, oltre alle difficoltà dovute alla guerra, alle sue conseguenze, alle epidemie e alle restrizioni e alle nefandezze del fascismo anche le avversità derivanti dalla assoluta mancanza di regolamentazione delle concessioni dei terreni che favoriscono solo gli interessi da parte dei concedenti. Segue la descrizione dell’ulteriore sviluppo della viticoltura nel periodo che va dal1945 al 1960, accompagnato dalle lotte bracciantili e sindacali dell’epoca. Molto bene descritte di quel periodo sono le rivendicazioni in direzione dell’occupazione in agricoltura le vicende legate alle colonie e ai loro limiti, la riforma agraria con la discrezionalità che l’accompagnava riguardo all’assegnazione delle terre, la reazione dei concedenti nel pagare i contributi unificati, le lotte della Cgil per l’assegnazione delle terre dell’azienda Crotti ai braccianti nullatenenti le quali, in seguito al rifiuto dell’azienda, sfociarono nell’occupazione delle terre insieme alla Lega bracciante.

Sullo sfondo di queste vicende e a sottolineare la difficoltà delle azioni rivendicative e la gravità delle reazioni, l’autore ricorda l’avvento al Ministero degli Interni di Mario Scelba, alla guida del quale restò diversi anni, anche ad interim come Presidente del Consiglio e il paradigma di tale guida, improntata al rigore e alla repressione delle rivendicazioni. Segue ancora una terza ricostruzione storica, quella dello sviluppo della viticoltura e delle lotte dei coloni e mezzadri in una fase temporale che va dal 1965 al 1982. Dopo che nei primi anni 1965-1967 si registrò uno stallo delle mobilitazioni, nel biennio 1968-1969 ripresero le rivendicazioni per un contratto più favorevole ai coloni e per avere minori spese per la trasformazione dei contratti di colonia in contratti di affitto. L’autore ricorda una serie di eventi verificatisi nei nostri territori: i contrasti con i titolari delle aziende, l’intensificazione della coltura del pomodoro e dei carciofi, la firma del primo contratto della colonia, il non rispetto degli accordi previsti da tale contratto da parte delle aziende, le agitazioni del mondo agricolo, le lotte e la rivendicazione di una legge che trasformasse la colonia in fitto. Ricorda ancora come tale legge arrivò dopo anni di lotte e che, dopo che fu approvata nel 1982, non dette risultati rilevanti. Infine, l’autore sottolinea come si entrò in una fase di sviluppo dell’agricoltura, in particolare della viticoltura, dettata dal contesto nazionale e internazionale della produzione e del mercato. Conclude questa parete, poi, con il richiamo al valore delle lotte dei lavoratori della terra e del Sindacato che sono state parte importante della storia del Novecento.  

Dopo la descrizione lucida di questi antefatti, il racconto dell’autore sul decennio che è l’oggetto principale del libro, è preceduto da una riflessione, a cura del Segretario nazionale della Federbraccianti della Cgil, Angelo Lana, sulle lotte coloniche. Egli sottolinea come l’opera di Cosimo Zullo sia attraversata per intero da una costante: “la storia di quei lavoratori e delle loro organizzazioni, è stata legata ad una impostazione che connetteva la crescita e il miglioramento della loro specifica condizione sociale e di lavoro a una prospettiva di trasformazione e di sviluppo produttivo di interi territori”, tale da andare incontro alla “soddisfazione dei bisogni di intere popolazioni”. Tale riflessione spazia, poi, nel ricordare altri eventi che nel periodo hanno caratterizzato l’intero processo di emancipazione dei lavoratori, tra questi: il piano del Lavoro del 1949 di Giuseppe Di Vittorio, l’insediamento a Brindisi della Montedison, l’approvazione della legge n° 203 del 1982 e nell’affermare che ciò che si è realizzato, “il riconoscimento effettivo di fondamentali diritti sociali e di cittadinanza e della propria dignità di lavoratori” è stato il frutto di uno straordinario impegno collettivo.

A questo punto, l’autore entra nel vivo della storia che riguarda il decennio 1971-1981 introducendo il discorso con l’occupazione dell’Aula consiliare di Mesagne del 1971 alla presenza di Giacinto Militello, componente della segreteria nazionale della Federbraccianti. L’autore prosegue il racconto premettendo ancora una serie di fatti, antecedenti al 1971, che hanno segnato il territorio: la mobilitazione e gli scioperi del mondo del lavoro agricolo a cavallo degli anni cinquanta, in un clima molto teso di contrapposizione con le forze dell’ordine, che culmina con l’uccisione nel 1957 di tre giovani lavoratori; il biennio caldo 1968-1969 per l’approvazione della legge sul collocamento agricolo, per i miglioramenti economici e contro le gabbie salariali, l’avvento dell’industrializzazione, con il petrolchimico a Brindisi e l’Italsider a Taranto, e le trasformazioni connesse nel mondo del lavoro e quelle nella produzione agricola; l’approvazione della legge sul collocamento; l’approvazione dello Statuto dei lavoratori; il lavoro femminile nei campi con le loro mobilitazioni e tanto altro. La narrazione del decennio entra nel vivo con lo scoppio dell’impianto chimico del P2T al petrolchimico e con le manifestazioni che seguirono a quel 1977, la manifestazione a Brindisi del 1978 con Luciano Lama, la conoscenza con Donatella Turtura, Segretaria generale della Federbraccianti, fino all’intervento dello stesso autore al Congresso nazionale di questa categoria del 1981. Non mancano, peraltro i riferimenti al quel fenomeno canceroso del caporalato e al suo contrasto, come ai fenomeni più recenti del ricorso alla manodopera degli extracomunitari e al dramma della infezione dovuta al batterio che sta distruggendo gli oliveti del Salento. Emerge anche un dettagliato ricordo dei sindacalisti che hanno dato vita al nuovo sindacato Flai, risultato dell’unione dei lavoratori dell’agro-industria, di alcune straordinarie donne che hanno contribuito sul territorio alla rinascita del Paese e dei capilega che con il loro apporto positivo hanno segnato il territorio.

Il mio commento al libro di Cosimo Zullo, dopo quanto ho premesso, non può che essere positivo per tre ordini di ragioni. La prima è che un lavoro dettagliato, e direi certosino, degli avvenimenti che hanno interessato il territorio sin dal primo dopoguerra, passando anche attraverso il secondo dopoguerra, nel quale appare tangibile il consolidamento della memoria dei protagonisti di tali avvenimenti; tutto ciò rende pieno merito all’autore perché altrimenti la polvere del tempo avrebbe fatto confinare il tutto irrimediabilmente nell’oblio. La seconda è che sono messi in forte evidenza i meriti degli artefici di quegli avvenimenti, i braccianti, i coloni, i mezzadri, sempre dimenticati, che hanno lottato per migliorare le loro condizioni di vita e di lavoro, e i sindacalisti, che li hanno sostenuti e difesi, in una comunione d’intenti mai staccata dall’obiettivo di far progredire lo stesso territorio e le sue popolazioni. La terza è che l’opera delle donne di quegli anni, all’epoca sottovalutata e per nulla apprezzata, viene rivalutata fortemente in un’ottica di prima emancipazione di genere che ha preceduto il riscatto di esso e quindi, storicamente di fondamentale importanza.

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