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Cronaca

Fontana Tancredi, la Provincia annulla il permesso a costruire

"Interesse pubblico prevalente su quello della ditta: EdilMic può chiedere danni al notaio Errico, al Comune e a chi gli ha venduto il terreno". Scoppia il caso della proprietà: per l'Ente e Italia Nostra è della Curia che concesse solo enfiteusi. La società scopre che non c'è: "Ecco le visure storiche dall'Unità d'Italia ad oggi, la Chiesa venne espropriata"

BRINDISI –  La Provincia ha annullato il permesso a costruire rilasciato dal Comune di Brindisi sui terreni che si trovano nei pressi della Fontana Tancredi affermando la prevalenza dell’interesse pubblico rispetto a quello privato dell’impresa EdilMic, titolare della concessione edilizia. Ma non dei terreni.

Il cantiere sovrastante la Fontana di Tancredi in una immagine del 15 novembre-2

Ed è sulla proprietà degli ettari compresi tra via del Lavoro angolo con via della Vite,che è scoppiato il nuovo caso che sembra destinato a finire in Procura, in aggiunta a quello pendente da mesi su vincoli apposti dalla Soprintendenza di cui non c’è traccia negli uffici di Palazzo di città, e in Tribunale nel caso in cui il titolare della ditta dovesse chiedere i danni al notaio che ha rogato gli atti, lo stesso Michele Errico che è stato consigliere politico della sindaca Angela Carluccio e che avrebbe voluto essere il suo vice, e all’Amministrazione cittadina.

La strada dell’azione civile per la conta dei danni patiti è evidenziata dallo stesso dirigente del settore Pianificazione territoriale della Provincia, Vito Ingletti, a conclusione della relazione di accompagnamento alla determina di annullamento. La decisione è stata assunta ieri. In tal modo la Provincia ha accolto l’istanza presentata dalle associazioni ambientaliste con Italia Nostra in prima linea: secondo queste ultime, rappresentate dall’avvocato Stefano Latini, su quei terreni esiste solo un diritto di enfiteusi, un vincolo risalente nel tempo che non ha intaccato in alcun modo quello di proprietà rimasto in capo alla Curia e più esattamente all’Istituto diocesano di sostentamento per il Clero di Brindisi e Ostuni, già Mensa arcivescovile, in questa vicenda rappresentata dall’avvocato  Teodoro Selicato. Sono state svolte ricerche presso il Catasto che non hanno da sole valore probatorio.

Per i due legali la conclusione è comunque una sola: la proprietà non è della ditta EdilMic. O meglio, gli ettari non sono mai stati di Giuseppe Labate dal quale l’impresa edile di Brindisi ha acquistato il 22 settembre 2015. Labate, rappresentato dall’avvocato Lorenzo Durano, a sua volta, ha acquistato dalla famiglia Longo. Neppure gli eredi Longo sarebbero stati proprietari, ma solo titolari di diritto di enfiteusi. In ogni caso, Labate al momento della richiesta del permesso a costruire presentata al Comune di Brindisi il 12 dicembre 2007  - sempre secondo i legali – “risulta intestatario di un diritto di enfiteusi, mentre il proprietario concedente viene indicato nell’Istituto Diocesano di sostentamento del clero”. Il nodo adesso, vincoli o non vincoli sui quali è al lavoro il Pm Jolanda Chimienti, è questo: Edilmic non sarebbe proprietario, ma avrebbe ricevuto terreni gravati da vincoli.

Cantiere sulla fontana di Tancredi 2-2-2

“Il notaio rogante, per come anche ammesso nel proprio certificato (quello consegnato tanto al Comune, quanto alla Provincia), non risulta che abbia quindi, prima della stipula, individuato gli intestatari catastali e verificato la loro conformità con le risultanze dei registri immobiliari strumentali ad una corretta indagine ipotecaria, come invece avrebbe dovuto ai sensi della legge”, si legge nella relazione della Provincia. “L’opera del notaio deve svolgersi secondo i canoni della diligenza qualificata di cui all’art. 1176 del codice civile”. Errico ha certificato la regolarità degli atti di vendita e per le associazioni ambientaliste sarebbe ravvisabile un’ipotesi di conflitto di interesse. Il Comune dal canto suo, prima ancora dell’arrivo del notaio accanto alla sindaca, non ha mai revocato il permesso a costruire sostenendone la legittimità.

Nel periodo del commissariamento affidato a Cesare Castelli era stata proposta una “perequazione” all’impresa: l’idea era di trasferire il cantiere in altra zona edificabile di valore coincidente. E la ditta EdilMic aveva dato la propria disponibilità dopo aver sospeso i lavori per consentire tutti gli accertamenti necessari. Di quella proposta si sono perse le tracce negli uffici del Palazzo. Né mai si è saputo per quale motivo l’Ente abbia pensato a una soluzione, anche se è verosimile che in tal modo si sarebbe chiuso il capitolo del possibile risarcimento danni. L’impresa, dopo aver incassato la pronuncia del Consiglio di Stato, per lo svolgimento dei lavori di realizzazione di una palazzina, ha avviato ricerche ipocatastali sino all’Unità d’Italia per risalire a tutti i proprietari dei terreni e capire se c’è o meno enfiteusi. Il professionista della ditta ha chiesto visure presso l’Archivio di Stato di Brindisi.

cantiere immobile sovrastante fontana tancredi-2

La ricerca è partita dal Catasto murattiano: “Negli anni 1815-1869 il suolo era in testa alle Monache benedettine”, si legge. E qui viene a galla il primo elemento di novità visto che mai nessuno ne aveva parlato. “Dopo la Legge della Mano Morta (post Unità d’Italia, ndr) i beni di proprietà degli istituti religiosi furono incamerati dal Demanio statale e successivamente venduti con asta pubblica”. Ed è questo l’altro elemento di novità. Il 20 agosto 1870 presso l’ufficio del registro di Brindisi si svolge l’asta per il podere regione Fontana Grande, confinante con terreni del signor Leanza che formano angolo acuto”. Prezzo di base: 906,70 lire. Partecipano: Carlo Stea sacerdote, Giovanni Leanza, Francesco De Gregorio, Teodoro Titi, Teodoro Drosinos. Il terreno viene aggiudicato a Leanza per duemila lire. Il tecnico della EdilMic scopre altro: “Con atto del notaio Guido Foscarini del 7 maggio 1926 il terreno passa a Vito Longo:  grava canone annuo di due lire in  favore della Mensa Arcivescovile di Brindisi”. Nell’atto c’è scritto: “Il Sig. Benedetto Leanza da oggi si spoglia di ogni suo diritto di dominio e di possesso sull’immobile dinnanzi venduto di cui ora riveste il compratore Vito Longo, al quale lo assicura e garantisce per franco e libero da qualsiasi vincolo e ipoteca, essendo solo soggetto al sopradetto annuo canone ed al contributo fondiario oggi a carico dell’acquirente”. Secondo la ditta non si tratterebbe di enfiteusi perenne, ma di un mero canone da intendere come atto di liberalità.

Dopo una serie di successioni per morte di eredi e successivamente all’atto di vendita da Longo a Labate, si arriva al 22 settembre 2015 e al rogito del Enrico Michele: Labate Giuseppe, vende e trasferisce alla società Edilmic il terreno, per il quale nel frattempo aveva ottenuto il permesso a costruire. Inizio del cantiere, delle polemiche e dei ricorsi. Tutt’altro che terminati.

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