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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

“Sparò al figlio per legittima difesa”: abbreviato condizionato

Cosimo Di Cataldo, 58 anni, imputato per l'omicidio avvenuto il 26 luglio 2016: per l'accusa sparò sei colpi di revolver nel box di casa. Confessò ai carabinieri di essere esasperato per la continua richiesta di denaro. La difesa chiede l'ascolto di quattro testimoni

BRINDISI – Legittima difesa dietro la sparatoria che a Latiano portò un padre a diventare assassino del figlio: Cosimo Di Cataldo, 58 anni, imputato per l’omicidio di Antonio, 33, ha chiesto di essere giudicato con rito abbreviato, condizionato all’ascolto di alcuni testimoni citati dal suo avvocato di fiducia il quale punta sull’esimente sostenendo che sia stato costretto a usare l’arma, un revolver.

Il penalista Giancarlo Camassa ha depositato richiesta di ammissione al rito speciale dopo il giudizio immediato ottenuto dal pubblico ministero Francesco Carluccio per omicidio volontario aggravato: secondo l’accusa la sera del 26 luglio, Cosimo Di Cataldo esplose sei revolverate contro il figlio, tre colpi lo raggiunsero alla testa, come accertò l’autopsia.

Il difensore ha chiesto l’ascolto di quattro persone ritenute a conoscenza delle tensioni tra il figlio e i genitori: il medico della famiglia Di Cataldo, lo zio della vittima, un amico del ragazzo e un ispettore. Ha, infatti, condizionato il processo in abbreviato che riconosce la riduzione di un terzo della pena, all’ascolto dei testimoni. Nel frattempo ha ottenuto dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Brindisi, l’autorizzazione per l’imputato a recarsi al lavoro.

Stando alla ricostruzione dei fatti, quella sera Antonio Di Cataldo , si presentò armato a casa dei genitori. Arrivò poco prima delle 23 per fare una doccia: la madre gli aprì la porta, vide che era armato, corse a svegliare il marito che cercò di parlargli. Da lì a poco, la situazione sarebbe precipitata fino a diventare tragedia.

Il ragazzo si sarebbe chiuso in bagno e una volta sotto la doccia, il padre sarebbe riuscito a prendere la pistola, secondo i ricordi sia della madre che della figlia: il revolver era sulla mensola dello specchio. Nella ricostruzione dell’uomo, invece, il tentativo di disarmalo sarebbe avvenuto dopo, quando il ragazzo raggiunse il garage: una volta fatta la doccia, sarebbe andato nella sua camera continuando a urlare che voleva i soldi, quelli che i genitori avevano ottenuto a titolo di caparra dalla vendita di un fondo agricolo, circa cinquemila euro. Avrebbe anche dato uno schiaffo alla madre. La confessione in lacrime poco dopo: “Arrestatemi, sono stato io”.

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