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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca San Pietro Vernotico

Traffici di droga all'ombra della Scu: 14 arresti tra Brindisi e Lecce

Il blitz della Dda ha coinvolto oltre 100 poliziotti, gli indagati sono 25: stupefacente e armi tra San Pietro Vernotico, Squinzano e Trepuzzi. Il questore di Brindisi Gargano: “Individuati due gruppi distinti ma coesi”

BRINDISI – Mentre i 14 arrestati sono ancora negli uffici della Questura di Brindisi per le formalità del caso, in attesa di essere trasferiti in carcere, il questore Annino Gargano, con accanto il nuovo dirigente della locale squadra mobile, Giorgio Grasso, fa il punto sulle indagini che hanno condotto alle ordinanze di custodia cautelare eseguite all'alba di oggi, martedì 12 dicembre 2023. Due province, due gruppi. Distinti, ma coesi e con ruoli interscambiabili, che fanno affari all'ombra della Scu. Le richieste di applicazione delle custodie cautelari sono state presentate dalla pm Carmen Ruggiero. Il gip che le ha emesse è Sergio Mario Tosi, del Tribunale di Lecce. La Direzione distrettuale antimafia (Dda) salentina ha sgominato due presunti sodalizi che operavano a cavallo delle due province, in particolare a San Pietro Vernotico, Squinzano e Trepuzzi.

Di seguito, i nomi dei 14 arrestati che saranno condotti in carcere. Salvatore Perrone, 57enne di Trepuzzi; Massimiliano De Marco, 52enne di San Pietro Vernotico; Carlo Coviello, 46enne di Trepuzzi; Stefano Elia, 48enne residente a Casalabate (marina di Trepuzzi e Squinzano); Marcella Mercuri, 47enne di Sannicola; Alessio Catania, 39enne di Trepuzzi; Luana Perrone, 39enne di Trepuzzi; Vincenzo Catalano, 44enne di Trepuzzi; Massimiliano Renna, 49enne di Trepuzzi; Antonio Monticelli, 45enne di Campi Salentina; Luigi Giordano, 52enne di San Pietro Vernotico; Raffaele Pietanza, 42enne di San Pietro Vernotico; Cesare Sorio (detto Alberto); 36enne di San Pietro Vernotico; Giovanni Caputo, 41enne di San Pietro Vernotico.

Risultano indagati a piede libero: Fabrizio Annis, 42enne di San Pietro Vernotico; Gimmi Annis, 41enne di San Pietro Vernotico; Maurizio Carratta, 58enne di Brindisi; Giampaolo Elia, 23enne di Torchiarolo; Elvis Gabaj, 36enne cittadino albanese residente a Trepuzzi; Cristian Lazzari, 40enne di Trepuzzi; Maria Dayana Marchello, 28enne di Lecce; Mosè Monticelli, 28enne di Novoli; Marco Palma, 32enne di San Pietro Vernotico; Alessio Serratì, 30enne di San Pietro Vernotico; Mauro Vitale, 30enne di San Pietro Vernotico.

Come anticipato, gli affari avvenivano all'ombra della Sacra Corona, tanto che ad alcuni indagati viene contestato dalla Dda il 416 bis, l'associazione per delinquere di stampo mafioso. I due gruppi, come ha rilevato il questore Gargano, prevedevano l'interscambiabilità dei ruoli. Se a uno dei due mancava droga o serviva qualcuno che smerciasse al dettaglio, interveniva l'altro. Degna di nota è la disponibilità di diverse armi, anche un Uzi, diverse bombe carta e altro. Le indagini della squadra mobile di Brindisi, partite nel 2019 in seguito ad alcune dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, hanno accertato che i canali di approvvigionamento dello stupefacente andassero individuati in Calabria, Basilicata e territorio fasanese.

Gli arresti di questa mattina sono stati eseguiti dagli agenti della squadra mobile di Brindisi e del servizio centrale operativo (Sco) della polizia di stato, con il supporto della Sisco (sezioni investigative del servizio centrale operativo) e della squadra mobile di Lecce e degli equipaggi dei reparti prevenzione crimine di Bari e di Lecce e del reparto volo di Bari. Più di cento agenti impegnati: tutti gli arresti sono andati a buon fine, nonostante in due abbiano tentato la fuga. Sono stati presi dai poliziotti, anche grazie al supporto di elicotteri. Sono state eseguite anche diverse perquisizioni, che hanno dato i loro frutti: il sequestro di 100 mila euro in contanti, 600 grammi di marijuana e quattro grammi di cocaina. Anche nel corso delle indagini sequestri e arresti in flagranza sono stati determinanti.

Sicuramente, l'influenza dei capi storici della Scu nei territori a cavallo delle due province è stata determinante. Grazie anche a strumenti di captazione elettronica, oltre che a metodologie investigative tradizionali, gli agenti hanno appurato che veniva versato il “punto”, una sorta di tassa sui traffici illeciti i cui proventi erano destinati alle casse del sodalizio, anche per le famiglie dei carcerati. Alcuni degli indagati sono volti già noti alle forze dell'ordine e ritenuti di caratura criminale non indifferente. Dunque, l'esperienza non mancava. Infatti è emerso che in alcuni dialoghi intercettati e trascritti i presunti membri dei sodalizi si guardassero bene dall'utilizzare – com'è ovvio che sia – terminologia esplicita in materia di droga. E così alcune trattative sembravano aver come oggetti cibo per animale, per fare un esempio. 

Gli accorgimenti non sono serviti granché. Tanto che in un caso sono stati sequestrati, nel corso delle indagini, oltre dodici chili di eroina. La sostanza viene ormai assunta più per inalazione che per endovena. Una figura chiave è certamente quella di Salvatore Perrone. Dopo un periodo trascorso in carcere, una volta tornato in libertà, avrebbe ripreso le file degli affari “storici”, imponendosi su coloro che avevano preso il suo posto. La sinergia di gruppi operanti in province differenti non è un unicum, ma sicuramente l'interscambiabilità rilevata in fase di indagine è un elemento da approfondire. Sempre oggi sono stati sequestrati diversi dispositivi elettronici. Potrebbero essere utili per capire dove è stato rinvestito il fiume di denaro generato da tale traffico.

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