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Cronaca

Un bimbo appena nato, una partoriente e la salma di una donna incinta tra i migranti

La nave della marina militare inglese "Hms Enterprise" ha portato oggi a Brindisi la vita e la morte insieme. Tra i 708 migranti salvati nel canale di Sicilia lunedì scorso c'erano alcune donne incinte tra cui una al nono mese di gravidanza pronta per partorire e due salme

BRINDISI – La nave della marina militare inglese “Hms Enterprise” ha portato oggi a Brindisi la vita e la morte insieme. Tra i 708 migranti salvati nel canale di Sicilia lunedì scorso da più barconi, e portati oggi a Brindisi, c’erano alcune donne incinte tra cui una al nono mese di gravidanza pronta per partorire. È stata portata all’ospedale Perrino di Brindisi e con ogni probabilità nelle prossime ore darà alla luce il suo bambino. C’erano anche due salme, due donne, tra queste una al terzo mese di gravidanza. Che purtroppo non hanno potuto vedere la luce della salvezza, ad attenderle i carri funebri. Erano nella stiva di un barcone che le portava verso la libertà e quando sono state estratte per essere messe in salvo sulla nave inglese erano già senza vita.

Lo sbarco dei migranti dalla nave militare inglese

Le due salme hanno viaggiato insieme agli altri 708 profughi, provenienti da diverse parti dell’Africa, sono state portate a terra attraverso una gru, dopo che i parenti sono stati fatti allontanare. Insieme alla morte, a questa triste parentesi, però, c’era la vita. C’era la speranza, i bambini, donne con il pancione, il futuro. Piccoli di pochi giorni che hanno attraversato il mare stretti tra le braccia della mamma, ignari di essere scampati agli orrori. 

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C’erano tanti sorrisi stanchi e pollici puntati all’insù in segno di vittoria. Coloro che hanno messo piede oggi a Brindisi erano in viaggio da mesi, alcuni da uno, altri da tre, altri ancora da molto di più. Per raggiungere l’Italia hanno speso sui 7mila euro, col rischio di non riuscire nemmeno a mettersi in salvo. I 708 migranti sono stati prelevati da più barconi provenienti da diverse rotte. Ognuno ha una storia da raccontare, cicatrici che si porteranno dietro per tutta la vita, insieme alla gioia di essere giunti sani e salvi in un posto di pace. 

Alle operazioni di sbarco, iniziate poco dopo le 15 sulla banchina di Sant’Apollinare, hanno partecipato oltre a polizia, carabinieri, guardia di finanza, guardia costiera, polizia marittima e vigili del fuoco, i medici e paramedici del 118, coordinati dal dottor Leone, i volontari della Croce Rossa Italiana che hanno distribuito infradito e i volontari della Protezione civile che si sono occupati della distribuzione di acqua e alimenti. Presenti anche gli operatori degli Uffici di sanità marittima, aerea di frontiera. A Prefettura e Questura, invece, il compito dell’identificazione e smistamento. Quasi tutti verranno portati, con pullman, in strutture di accoglienza situate in Piemonte, Toscana, Emilia Romagna, Veneto, Campania e Lazio. Circa 100 per ogni regione, in pochi resteranno a Brindisi, al momento solo i parenti delle persone portate in ospedale.

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Tutto si è svolto come da programma. Sono stati fatti scendere dalla nave a gruppi di 50, accompagnati dall’equipaggio. Precedenza a donne e bambini, i piccoli senza genitori si stringevano forti al collo dei marinai, con cui avevano avuto il tempo di fare amicizia dopo tre giorni di navigazione. Il personale del 118 ha controllato la temperatura corporea, secondo le informazioni giunte dalla nave dovrebbero esserci 40 casi di scabbia, infezione della pelle molto comune. Ma al momento i dati non sono confermati. Chi aveva la febbre, per qualcuno il termometro ha segnato 40 gradi centigradi, o qualche altro patologia è stato accompagnato nelle tende del 118, dove medici e paramedici si sono occupati delle prime cure. Alcuni sono stati dimessi poco dopo, altri portati all’ospedale Perrino. Come due donne in stato interessante, tra queste quella al nono mese di gravidanza. C’era chi aveva ferite da bruciatura e contusioni, chi era impossibilitato a camminare.

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Chi, invece, era in buona salute è stato accompagnato nei capannoni della Montecatini per essere identificato. Lì ad attenderlo oltre ai poliziotti c’erano anche i volontari della Croce rossa e gli operatori dei diversi progetti di protezione che si sono occupati di fornire le informazioni necessarie specie per i richiedenti asilo. Durante le operazioni di sbarco, inoltre, al personale della Polizia di Frontiera non è sfuggito un uomo “sospetto” con zainetto e indumenti che non hanno convinto i poliziotti. E’ stato perquisito e trovato con diversi passaporti e denaro contante, ed è finito negli uffici della Polmare per controlli più approfonditi. Le operazioni di identificazione si chiuderanno a notte fonda, ma il peggio è passato.

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