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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca

Scarpe italiane griffate e costose fatte come quelle del mercato: maxi sequestro al porto

Il marchio “made in Italy” non è più una garanzia. Neppure la griffe lo è o il costo elevato di un paio di scarpe, a giudicare da quanto è stato accertato dalla Finanza di Brindisi insieme alla Dogana in una grossa operazione condotta al porto.

BRINDISI - Il marchio “made in Italy” non è più una garanzia. Neppure la griffe lo è o il costo elevato di un paio di scarpe, a giudicare da quanto è stato accertato dalla Finanza di Brindisi insieme alla Dogana in una grossa operazione condotta al porto. Migliaia di scarpe fatte in Bulgaria su commissione di una società di Brescia, a sua volta incaricata da una grossa griffe che rappresenta nel mondo la manifattura italiana. Una partita di calzature che sarebbero finite nei negozi, prezzate dai 100 euro in più, realizzate esattamente come quelle che si acquistano al mercato. Vera pelle sì, ma nessuna rifinitura di quelle indispensabili perché il marchio ‘made in Italy” sia ritenuto valido.

Le operazioni condotte dalla guardia di finanza, in particolare dagli uomini comandati dal maggiore Alessandro Giacovelli, sono due. Nella prima operazione sono state scovate in un tir 4.504 paia di scarpe prodotte in Bulgaria ma con il marchio “Made in Italy”. E’ stato accertato che erano state commissionate da una ditta di Brescia, il cui legale rappresentante è stato denunciato in stato di libertà. L’azienda italiana aveva fornito il materiale, parte del quale, avanzato, è stato trovato all’interno del camion: si tratta di 12 rotoli di pellame, 11 scatole contenenti le forme delle calzature, alcuni cliché in metallo per la stampigliatura del marchio e dei numeri seriali. A quanto appurato le scarpe erano destinate a una importante griffe italiana.

Nella seconda operazione, in un altro autoarticolato sempre sbarcato al porto di Brindisi dalla Grecia, sono state trovate 744 paia di ‘Nike’ contraffatte. Tre in tutto le persone denunciate, inclusi i due autisti bulgari dei mezzi. Non è che l’avvio di una attività investigativa complessa, a salvaguardia del diritto che tutti i compratori hanno d’essere garantiti sull’effettiva qualità della merce.

scarpeE’ infatti consentito alle aziende italiane sulle quali sventola il vessillo del primato italiano nella manifattura andare a produrre all’estero per risparmiare sulla manodopera. Lo fanno anche imprenditori leader del mercato “di lusso” di calzature e accessori. Possono, purché i controlli siano effettuati poi in terra patria. E la dicitura identificativa del prodotto assolutamente italiano, in tutte le sue componenti, sia apposta in Italia.

Al porto di Brindisi i finanzieri e i doganieri hanno scoperto che per quel che riguarda una azienda molto titolata, le procedure non venivano rispettate. Ciò accadeva all’insaputa dei vertici ma con la complicità di una società intermediaria, incaricata di curare la realizzazione di un segmento della produzione.

Come sarebbe andata a finire? Che il compratore non avrebbe avuto alcuna garanzia di acquistare con un esborso senza dubbio più cospicuo un prodotto di qualità. Ma non lo avrebbe mai saputo. 

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