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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca

Ceneri Enel, smaltimento lecito: dissequestrati 524 milioni di euro

I periti del gip arrivano a conclusioni opposte rispetto a quelle del consulente dei pm. Restano indagati in 31

BRINDISI – Un punto importante in favore della società Enel nell’inchiesta sulle ceneri della centrale di Cerano: secondo i periti nominati dal gip, gli scarti non sono pericolosi, né tanto meno costituiscono rifiuti smaltiti in violazione delle disposizioni di legge e possono essere impiegati nella produzione di cemento, a differenza di quanto evidenziato dal consulente dei pm. E per questo motivo, la stessa Procura ha disposto il dissequestro di 523 milioni e 326 mila euro,  somma bloccata (per equivalente) il 28 settembre 2017, nell’ambito dell’indagine Araba fenice perché ritenuta pari all’ingiusto profitto incassato dalla società elettrica.

Il palazzo di giustizia di Lecce

Il dissequestro

Marcia indietro, quindi dei pm. Il sì alla richiesta di restituzione è arrivato nel pomeriggio di ieri, su istanza dei legali che rappresentano la spa, all’indomani del deposito dei risultati della perizia, sotto forma di incidente probatorio, dopo il conferimento dell’incarico da parte del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lecce al quale i pubblici ministeri della Dda salentina (funzionalmente competenti) avevano chiesto di procedere con una perizia super partes, in vista del processo.

La relazione firmata dai due periti, a quanto si apprende, ribalta il risultato al quale era giunto nei mesi precedenti il chimico nominato dai magistrati. Nel registro degli indagati restano i nomi di 31 persone, fra dirigenti della società Enel Produzione, dell’Ilva di Taranto e della Cementir, coinvolte nell’inchiesta per aver usato le ceneri di Cerano nella loppa d’altoforno, nel procedimento per la produzione di cemento, per il periodo settembre 2011-settembre 2016

I primi a darne notizia con un comunicato stampa, sono stati gli avvocati che rappresentano Cementir Italia spa: “Le ceneri prodotte presso la centrale Enel di Brindisi e la loppa prodotta dallo stabilimento Ilva rispettano quanto previsto dalla norma tecnica e possono essere utilizzate per la produzione del cemento”.

L’incidente probatorio

Il passaggio attraverso l’incidente probatorio era stato chiesto dai sostituti Alessio Coccioli e Lanfranco Marazia tenuto conto del fatto che gli  accertamenti si presentavano alquanto “complessi e se svolti nel corso del processo, determinerebbero una sospensione del dibattimento certamente superiore a 60 giorni”.

In particolare, i sostituti procuratori avevano chiesto di accertare la natura delle emissioni gassose e dei rifiuti prodotti, la loro origine, la composizione, la classificazione in base alle disposizioni di legge in materia, nonché la verifica del rispetto delle prescrizioni contenute nell’Aia, l’autorizzazione integrata ambientale. Ha costituito, inoltre, quesito  la verifica della presenza nel sottosuolo e nelle acque di sostanze in corrispondenza delle vasche per lo stoccaggio delle ceneri all’interno della centrale Enel di Brindisi. 

16322_28.09.2017 - Operazione Araba Fenice-2-2-2

Gli indagati

Per Enel, sono stati iscritti nel registro degli indagati: Giovanni Mancini, Enrico Viale, Giuseppe Molina, Paolo Pallotti, Luciano Mirko Pistillo, Antonino Ascione, Bertoli, Fausto Bassi, Fabio Marcenaro, Fabio De Filippo e Carlo Aiello poiché “in concorso tra loro e nelle rispettive funzioni e qualità effettuavano attività non consentite di miscelazione di rifiuti, anche pericolose”, si legge nel decreto di sequestro. “Nonché, al fine di conseguire un ingiusto profitto in capo alla società, in termini di risparmio dei costi di smaltimento delle scorie di produzione, con più operazioni e attraverso l’allestimento di mezzi e attività continuative e organizzate, gestivano abusivamente ingenti quantitativi di rifiuti derivanti dall’abbattimento dei fumi di combustione del processo produttivo della centrale Federico II di Brindisi”.

Mancini in qualità di legale rappresentate fino al 31 luglio 2014; Vitale  dal primo agosto 2014 al 23 dicembre 2014; Pallotti dal 23 dicembre 2014 al 21 aprile 2016; Molina dal 21 aprile 2016 ad oggi, nonché consigliere di amministrazione con delega; Pistillo in veste di procuratore speciale dal 23 dicembre 2014; Ascione come responsabile dell’unità di Business di Cerano dal 19 dicembre 2012; Bertoli dal 20 dicembre 2012 al 10 dicembre 2014; Bassi dall’11 dicembre 2014 ad oggi. E infine De Filippo, Marcenaro e Aiello quali responsabili sicurezza e ambiente  rispettivamente dal 25 giugno 2010 al 29 novembre 2011, dal 30 novembre 2011 al 20 settembre 2016 e dal 21 settembre 2916 al oggi.

Per lo stabilimento Cementir di Taranto: Mario Ciliberto, Giuseppe Troiani, Leonardo Caminiti, Mauro Ranalli, Leonardo Laudicina, Paolo Graziani e Vincenzo Lisi, indagati in relazione alla “gestione abusiva di scorie provenienti dalla lavorazione siderurgica, denominata loppa d’altoforno, frammiste a detriti di vario genere tra cui blocchi di ghisa, inerti e pietrisco fluviale provenienti dall’adiacente Ilva, nonché residui derivanti dall’abbattimento dei fumi di combustione della centrale di Cerano.

Per l’Ilva di Taranto, sono indagati: Vincenzo Riva, Bruno Ferrante, Enrico Bondi, Pietro Gnudi, Corrado Carruba, Enrico Laghi, Luigi Capogrosso, Salvatore De Felice, Aldolfo Buffo, Antonio Lupoli, Ruggiero Cola, Marco Andelmi e Tommaso Capozza. Per tutti si è trattato di avvisi di garanzia di natura tecnica, per consentire le necessarie informazioni allo scopo di partecipare alle indagini.

Le ipotesi di reato

Le accuse mosse nel decreto di sequestro erano relative alla gestione e al traffico dei rifiuti in violazione delle disposizioni per la tutela dell’ambiente. Sarebbero stati “consapevoli”, si legge nel provvedimento eseguito dai militari della Guardia di Finanza. Ci sarebbe stata una “triangolazione illecita”, con condotte reiterate nel tempo, stando alla contestazione, di fatto andate avanti attraverso espedienti consistenti nell’”attribuzione alle ceneri di un codice non corrispondente alle reale origine, ma fraudolentemente preordinato a soddisfare i requisiti dell’attività di recupero svolta dal destinatario Cementir”. In tal modo Enel “celava l’intento di reperire un canale di smaltimento dei rifiuti, alternativo e più economico rispetto a quelli conformi alla normativa di legge”.

guardia di finanza-4

Il sequestro con prescrizioni venne disposto per “ripotare gli impianti a funzionare nel rispetto della normativa ambientale, apportando quelle modifiche strutturali necessarie a impedire la contaminazione dei rifiuti, la loro illecita gestione, la dispersione nell’ambiente”. Custodi e amministratori giudiziari furono nominati Luca Giordano di Brindisi e Barbara Valenzano di Bari “per l’esercizio dei poteri di vigilanza sugli organi societari di Enel produzione spa e di Cementir spa, al fine di garantire la continuità e lo sviluppo aziendali”. I risultati della perizia del gip stravolgono il quadro accusatorio. E, per quanto riguarda Enel, potrà contare sulla disponibilità della somma precedentemente bloccata. 

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