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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

"Con quella trappola al mio ex marito non c'entro nulla"

BRINDISI - E’ accusata, insieme al nuovo compagno, di aver ordito la messinscena che il 29 marzo dello scorso anno fece finire agli arresti il marito, con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente. A seguito di una soffiata da parte di confidente abituale, i carabinieri scovarono negli pneumatici dell’auto di Marco Santese, brindisino, 30 anni, poco meno di 24 grammi di quella che sembrava cocaina. Dopo ventisei giorni trascorsi fra carcere e domiciliari le analisi disposte dalla procura rivelarono che si trattava non di droga, ma di zucchero, banale disaccaride di saccarosio. A un anno dalla incredibile vicenda che vide per protagonista un parrucchiere di Brindisi, Marco Santese, 30 anni, il gip Paola Liaci ha accolto la richiesta del pubblico ministero Giuseppe De Nozza, rinviando a giudizio per calunnia aggravata e falso i presunti autori del depistaggio: la ex moglie dell’uomo e il nuovo compagno, i brindisini Monica Biasi (25 anni) e Antonio Sanasi (40 anni).

BRINDISI - E’ accusata, insieme al nuovo compagno, di aver ordito la  messinscena che il 29 marzo dello scorso anno fece finire agli arresti il marito,  con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente. A seguito di una soffiata da parte di confidente abituale, i carabinieri scovarono negli pneumatici dell’auto di Marco Santese, brindisino, 30 anni, poco meno di 24 grammi di quella che sembrava cocaina. Dopo ventisei giorni trascorsi fra carcere e domiciliari le analisi disposte dalla procura rivelarono che si trattava non di droga, ma di zucchero, banale disaccaride di saccarosio. A un anno dalla incredibile vicenda che vide per protagonista un parrucchiere di Brindisi, Marco Santese, 30 anni, il gip Paola Liaci ha accolto la richiesta del pubblico ministero Giuseppe De Nozza, rinviando a giudizio per calunnia aggravata e falso i presunti autori del depistaggio: la ex moglie dell’uomo e il nuovo compagno, i brindisini Monica Biasi (25 anni) e Antonio Sanasi (40 anni).

Costernata dall’epilogo della vicenda, la donna rinviata a giudizio, “si dichiara totalmente estranea alla triste vicenda che ha coinvolto in maniera assolutamente ingiusta il Marco Santese”, emissari del proclama d’innocenza i due legali che assistono Monica Biasi, gli avvocati Massimo Murra e Agnese Guido. “La signora Biasi è convinta di poter dimostrare di non avere mai posto in essere alcuna condotta che potesse nuocere al proprio ex marito, padre della sua bambina. I rapporti tra i due ex coniugi erano e sono tuttora improntati al reciproco rispetto e conservano una base affettiva che, nonostante la separazione, non è mai venuta meno”, scrivono ancora i due legali.

La donna, insomma, spera che il processo prossimo venturo possa dimostrare la sua estraneità ai fatti contestati che, se sono stati “oggettivamente devastanti per l’esistenza dell’ex marito”,  oggi hanno un effetto poco meno devastante sulla sua vita. “Ella non aveva alcuna ragione per “incastrare” il suo ex marito – aggiungono i difensori - e vive l’accusa che le viene mossa come una pesante ingiustizia. Non c’erano risentimenti che  giustificassero suoi comportamenti volti a danneggiare Marco Santese”.

Nell’auspicio di poter dimostrare l’innocenza della propria assistita, i due legali concludono: “E’ bene ricordare che la vicenda trae origine da un inquietante errore, quello che portò gli inquirenti a scambiare zucchero a velo per sostanza stupefacente”,. Tanto più poiché le prime analisi incredibilmente confermarono che si trattava di cocaina. Fu solo grazie all’insistenza dell’avvocato Gianvito Lillo e alla disponibilità della procura che le verifiche di laboratorio furono ripetute scagionando il parrucchiere. Un giallo nel giallo, ancora tutto da svelare.

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