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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Traffico di droga, processo Omega Bis: assoluzioni e una condanna a 17 anni

Il tribunale di Brindisi ha emesso ieri (5 marzo) la sentenza nei confronti degli unici quattro imputati giudicati con rito ordinario. Più di 60 le persone coinvolte nell'inchiesta della Dda di Lecce

La pena più pesante è pari a 17 anni di reclusione. Nella giornata di ieri (mercoledì 6 marzo) il collegio giudicante del trigunale di Brindisi presieduto da Maurizio Saso (a latere Ambrogio Colombo e Leonardo Convertini) ha emesso la sentenza nei confronti dei quattro unici imputati giudicati con rito abbreviato nell’ambito del procedimento scaturito dall’operazione Omega bis. 

Si tratta di un’inchiesta coordinata dalla Dda di Lecce avviata dopo l’omicidio di Antonio Presta, avvenuto il 5 settembre 2012 a San Donaci, riguardante la presunta esistenza di una frangia della Sacra Corona Unita nella zona a sud di Brindisi, attiva nel traffico di droga. Le indagini condotte dai carabinieri del comando provinciale di Brindisi sfociarono in 50 arresti nel settembre 2017. 

Erano più di sessanta gli indagati. Quasi tutti sono stati giudicati in primo grado con rito abbreviato, ad eccezione del 43enne Gionatan Manchisi, di Fasano, del 49enne Vincenzo Maiorano, di Cellino San Marco, del 26enne Annunziato Cristian Vedruccio, di Cellino San Marco, e del 31enne Matteo Moriero, di San Pietro Vernotico.

Le richieste del pm

I quattro rispondevano di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e di alcune ipotesi di spaccio di droga. L’accusa è stata sostenuta dal pm della Dda salentina, Alberto Santacatterina, che aveva chiesto una condanna a otto anni di reclusione nei confronti di Maiorano, Manchisi, e Vedruccio. Nei confronti di Moriero, invece, era stata chiesta l’assoluzione dal reato associativo e la condanna a sei anni e otto mesi per le ipotesi di spaccio. 

Condanne e assoluzioni

Ad avere la peggio è stato Manchisi, condannato a 17 anni di reclusione, più tre di libertà vigilata. Sull’entità della pena (ben superiore rispetto alla richiesta del pm) ha pesato anche la contestazione della recidiva. Vedruccio è stato assolto assolto per non aver commesso il fatto. Maiorano è stato assolto perché il fatto non sussiste per quanto riguarda il reato associativo; dichiarato il non doversi procedere in merito alle ipotesi di spaccio, in quanto già giudicato con altra sentenza (principio del ne bis in idem). Moriero è stato assolto perché il fatto non sussiste riguardo al reato associativo, mentre sono state dichiarate prescritte, previa riqualificazione, le due ipotesi di spaccio a suo carico. 

Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Dario Budano, Francesco Cascione, Daniela D’Amuri, Samuel Politi e Michela Tramacere.

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