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Cronaca San Donaci

Confisca da 500mila euro: passano allo Stato i beni di una persona in odor di Scu

Lo scorso marzo era scattato il sequestro. Adesso arriva la confisca. Sono definitivamente nella disponibilità dello Stato, auto, terreni agricoli e altri beni immobili per un valore complessivo di circa 500mila euro direttamente intestati o riconducibili al 36enne Benito Clemente, di San Donaci, sul cui conto grava una condanna per associazione a delinquere di tipo mafioso

SAN DONACI – Lo scorso marzo era scattato il sequestro. Adesso arriva la confisca. Sono definitivamente nella disponibilità dello Stato, auto, terreni agricoli e altri beni immobili per un valore complessivo di circa 500mila euro direttamente intestati o riconducibili al 36enne Benito Clemente, di San Donaci, sul cui conto grava una condanna per associazione per delinquere di tipo mafioso. Stando alle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia, in particolare, Clemente era vicino al clan mesagnese della Scu capeggiato da Antonio Vitale. 

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Il provvedimento di confisca è stato eseguito dai carabinieri del Nucleo investigativo al comando del capitano Mariano Giordano, in collaborazione con i carabinieri della compagnia di Francavilla Fontana coordinati dal capitano Nicola Maggio. I beni interessati dalla misura sono gli stessi già sottoposti a sequestro preventivo il 17 marzo del 2015, su provvedimento dell’ufficio Misure prevenzione del tribunale di Brindisi, su richiesta della Dda di Lecce. Le indagini furono condotte sempre dal Nucleo investigativo dell’Arma di Brindisi. 

I beni sequestrati a Benito Clemente

Si tratta di due immobili, un locale deposito, un lastricato solare, due terreni agricoli, due autovetture (una Fiat 500 nuovo modello e un’Audi A3) e un motociclo (un’Aprilia 850). Oltre i beni elencati sono stati confiscati 54mila euro in contanti, rinvenuti e sequestrati dai carabinieri  lo corso 2 aprile presso l'abitazione di Clemente, nel corso di una perquisizione domiciliare.

Le indagini avevano consentito di accertare la sproporzione tra redditi e beni. Basti pensare che dal 2004 al 2014, da quanto accertato dagli investigatori, il nucleo familiare del sandonacese aveva potuto disporre della somma complessiva di poco più di 60mila euro, inidonea a giustificare i beni acquistati nello stesso periodo. 

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