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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Disoccupati liberi. "Hanno confessato"

BRINDISI – Il giudice delle indagini preliminari Giuseppe Licci stamani ha depositato un’ordinanza di revoca della misura degli arresti domiciliari a carico dei 18 componenti il Comitato spontaneo dei disoccupati di Brindisi, tra i quali il sindacalista del Cobas, Roberto Aprile. Il gip nell’ordinanza ha confermato la sussistenza dei forti indizi per tutti i reati a base degli arresti del 12 ottobre: interruzione di pubblico servizio, occupazione di edificio e violenza privata.

BRINDISI – Il giudice delle indagini preliminari Giuseppe Licci stamani ha depositato un’ordinanza di revoca della misura degli arresti domiciliari a carico dei 18 componenti il Comitato spontaneo dei disoccupati di Brindisi, tra i quali il sindacalista del Cobas, Roberto Aprile. Il gip nell’ordinanza ha confermato la sussistenza dei forti indizi per tutti i reati a base degli arresti del 12 ottobre: interruzione di pubblico servizio, occupazione di edificio e violenza privata.

Nel provvedimento, il giudice Licci sottolinea che i presupposti per trattenere in stato di detenzione cautelare i 18 indagati sono venuti, nel frattempo meno (fu lo stesso gip a disporre la cattura la scorsa settimana). Non solo nel corso degli interrogatori di garanzia di lunedì e martedì scorsi i membri del Comitato disoccupati hanno detto al giudice che non commetteranno più azioni come quelle dell’1 e 2 marzo scorsi, ed inoltre qualcuno di loro nel frattempo ha trovato lavoro, ma hanno ammesso le proprie responsabilità riguardo l’interruzione di pubblico servizio.

Scrive il gip Licci nell’ordinanza di revoca degli arresti domiciliari, che gli indagati hanno detto che in quei giorni il loro obiettivo era fermare i mezzi di Monteco, e quindi la raccolta dei rifiuti a Brindisi. Perciò, osserva il giudice delle indagini preliminari, appare anche chiaro che tutti avessero messo nel conto la probabilità del ricorso dell’intimidazione e della pressione anche fisica nei confronti dei lavoratori che invece avessero voluto lavorare, e la possibilità di incidenti con le forze dell’ordine. Circostanze che rendono molto concreta l’ipotesi di reato della violenza privata.

In altre parole, i 18 indagati ora sono liberi (eccetto Aldo Cigliola detenuto per altro ma con permesso di lavoro alla Pulibrin), ma sembra quasi certo che dovranno difendersi a tempo debito in un’aula di tribunale, o chiedere il rito abbreviato. Senza escludere la possibilità che la Monteco, che per l’1 e 2 marzo pare abbia dovuto versare le penali al Comune di Brindisi per il mancato, regolare svolgimento del servizio, possa decidere di rivalersi in sede civile contro i partecipanti al blocco identificati ed indagati dalla Digos e dalla procura della Repubblica.

Intanto Roberto Aprile invia già i primi messaggi con un lungo comunicato, sempre a Nome del Comitato dei disoccupati brindisini: “Il Comitato dei disoccupati  brindisini esprime una grande soddisfazione per la decisione del Tribunale di Brindisi per la cancellazione delle misure di custodia cautelare adottate nei confronti di 18 suoi aderenti . Se qualcuno ha pensato che le denunce ed adesso il carcere faranno recedere dalle loro iniziative, mai state di protesta ma sempre di proposta, il Comitato dei disoccupati si sbaglia di grosso”.

“Il movimento dei disoccupati fin dall’inizio ha posto una domanda: cosa fa la politica per creare occupazione e difendere il nostro territorio? Questa domanda purtroppo fin ad oggi non ha ricevuto risposta. Abbiamo visto solo denunce ed arresti. Come tutti ben sanno il Comitato dei disoccupati ha chiesto di realizzare con gli enti locali,con le forze interessate , un ‘Patto per il lavoro ed il risanamento ambientale’ che veda cambiare il volto alla nostra città positivamente creando occupazione”, scrive Aprile nel comunicato.

Il sindacalista del Cobas ringrazia il vescovo per l’invito ad ascoltare gli ultimi, ed alcuni parroci “di frontiera”  che “che ci hanno comunicato la loro solidarietà perché nonostante le difficoltà abbiamo continuato a sostenere la possibilità di un cambiamento  nella vita di tante persone bisognose. Quindi la lotta continua…insieme a tanti altri”.

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