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Cronaca

Un film documentario sulla vita di Matteo Farina, per la causa di beatificazione

“Matteo: dono di Dio”. Questo è il titolo che il regista Giovanni Politi ha dato al film documentario dedicato alla vita di Matteo Farina, giovane brindisino scomparso il 24 aprile 2009, a soli diciotto anni, per un tumore cerebrale. Il film è stato presentato mercoledì sera presso il teatro della Chiesa di San Vito Martire, al rione Commenda

BRINDISI - “Matteo: dono di Dio”. Questo è il titolo che il regista Giovanni Politi ha dato al film documentario dedicato alla vita di Matteo Farina, giovane brindisino scomparso il 24 aprile 2009, a soli diciotto anni, per un tumore cerebrale. Il film è stato presentato mercoledì sera presso il teatro della Chiesa di San Vito Martire, al rione Commenda. All’incontro voluto dall’Apostolato della Preghiera dell’Arcidiocesi di Brindisi-Ostuni e dall’Associazione Matteo Farina, e presentato da Sabina Bombacigno, c’era anche l’arcivescovo Domenico Caliandro.

Miky Farina e Sabina Bombacigno-2Il film documentario, introdotto dalla lettura della parabola del seminatore raccontata nel Vangelo di Marco, da una poesia di Matteo Farina e dall’esecuzione del brano “Nuvole bianche” di Ludovico Einaudi, ha ripercorso la vita del giovane attraverso le testimonianze di chi gli ha vissuto accanto: i genitori, Paola Sabbatini e Miky Farina, la fidanzata Serena, un amico di Matteo, Roberto, il dirigente scolastico dell’Itis Majorana di Brindisi, Salvatore Giuliano, lo zio di Matteo, Rosario, e il parroco della chiesa Ave Maris Stella del rione Casale, padre Francesco Rutigliano. A leggere le poesie e gli scritti di Matteo Farina nel film documentario è stato il figlio del regista brindisino Giovanni Politi, Samuele.

Il pubblico-5-18Il momento in cui i genitori seppero di aspettare Matteo, che fu per entrambi un inatteso dono, è il primo dei ricordi con cui inizia il film di Politi. Matteo, come ricorda la madre, era “un bambino tranquillo, affettuoso, vivace ma dolce allo stesso tempo”. Da piccolo mostrò un’attenzione e una sensibilità particolare verso quei bambini che morivano di fame in Africa e alle missioni africane dei frati della parrocchia si legò molto. Matteo “premetteva sempre la preghiera a qualsiasi cosa lui facesse”, ricorda ancora la madre nel film, soffermandosi poi sul fatto che il figlio amasse giocare, ma sempre dopo lo studio.

Anche il catechismo, come il primo giorno di scuola, fu iniziato da Matteo con entusiasmo perché voleva conoscere la storia di Gesù, come con entusiasmo iniziò a servire l’altare. Tramite una zia, Matteo da bambino, entrò a far parte di un gruppo di preghiera di Padre Pio che si riuniva tutte le sere, nel mese di maggio, insieme ai genitori. Nel resto dell’anno, il sabato sera, Matteo recitava il rosario con un gruppo di bambini, ascoltando dal padre spirituale episodi della vita di Gesù e di Padre Pio.

A destra, Giovanni Politi-2Poi il ricordo di un sogno nel quale a Matteo apparve Padre Pio e in seguito al quale il giovane portò avanti la sua missione di cristiano, testimoniando la propria fede innanzitutto con la vita e invitando gli altri a seguire Gesù, ad ascoltarne la parola e ad accostarsi ai sacramenti. A tredici anni si manifestò la malattia che egli affrontò attingendo alla fede, senza mai lamentarsi, dando sostegno ai genitori. Nel periodo in cui fu ricoverato in un istituto internazionale in Germania, Matteo pregò con gli altri italiani ricoverati nello stesso reparto, donando loro gioia e consolazione. La madre di Matteo ricorda quindi la maturità del figlio nell’accettare la sofferenza.  

Il coro dell'Ave Maris Stella-2-2Tra le varie testimonianze del film documentario, quella dell’amico Roberto, che ha ricordato come Matteo fosse un punto di riferimento per lui e gli altri amici; quella del preside dell’Itis Majorana di Brindisi, secondo cui Matteo seppe affrontare il difficile  momento della malattia con serenità e con coraggio; e quella di Serena, la fidanzata di Matteo, che afferma di essersi avvicinata molto alla Chiesa e alla fede nei due anni di fidanzamento. Una grande passione di Matteo era la musica: il giovane brindisino sapeva suonare, infatti, diversi strumenti, e come ricorda il padre, anche la musica era occasione per parlare di Gesù con i suoi amici.

Un momento della serata-6Altra testimonianza nel film è quella del parroco della parrocchia Ave Maris Stella, padre Francesco, che ha conosciuto Matteo attraverso gli scritti del giovane e attraverso l’incontro con i suoi genitori. A colpire il parroco sono stati il volto, lo sguardo e il sorriso di Matteo. Al termine del film documentario, il regista Giovanni Politi ha raccontato come è nato il progetto del film e quanto sia stato importante per lui entrare nella storia di questo ragazzo. L’arcivescovo Domenico Caliandro ha evidenziato invece la differenza tra chi parla di Dio e i Santi e ha auspicato che “Brindisi rinasca come città, rinasca come comunità proprio attraverso queste belle figure”.

Sabina Bombacigno-2Dopo l’esecuzione del canto “Tu sei” del coro della parrocchia Ave Maris Stella, il padre di Matteo, Miky Farina, presente nel gremitissimo teatro della Chiesa di San Vito Martire, si è rivolto ai giovani presenti dicendo loro: “Si è affidato completamente a tutti i vari sacerdoti che ha incontrato. Non sottovalutate questo aspetto, di avvicinarvi sempre alla confessione dove potrete trovare un umile sacerdote sempre pronto in ogni momento a darvi dei consigli per percorrere la strada giusta. Lasciatevi consigliare dai sacerdoti”. E conclude dicendo: “ Penso che sia la cosa più importante che abbia fatto Matteo: fidarsi degli uomini di Dio”.

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