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Cronaca

“Occhio che stanno come gli assassini”: avevano scoperto di essere ripresi

Immortalati da sette telecamere. In sei mesi furti per 39.159 euro: non solo pannolini e amuchina, anche toradol, antibiotici, guanti, garze, materassi, flebo, cerotti e materiale di cancelleria. Tutto venduto a metà prezzo a parenti e anche a uno studio dentistico e a un laboratorio di tatuaggi

BRINDISI – Qualcuno aveva scoperto una delle sette telecamere nascoste per le indagini, ma niente. Non si sono fermati, c’è stata solo una breve raccomandazione prima di ricorrere a escamotage come girare gli occhi elettronici da un’altra parte oppure sistemare i carrelli per farsi scudo: “Occhio che stanno come gli assassini”.

Sono andati avanti con furti in sequenza nella farmacia dell’ospedale Perrino di Brindisi, nella cucina e  nel magazzino, ammanchi per un totale di 39.159,61 euro in poco più di sei mesi. Esattamente dal primo gennaio 2016 sino al 14 luglio scorso, stando alla contabilità tenuta dai carabinieri e confermata dall’Azienda sanitaria locale.

Per il gip Stefania De Angelis il fatto che tutti gli indagati abbiano commesso “fatti criminosi in uno stretto lasso di tempo”, è indice “di una non comune propensione a delinquere, mentre la circostanza che i medicinali e presidi sanitari siano destinati ai malati, agli anziani, ai bambini, evidenzia una assoluta mancanza di rispetto, non solo delle norme giuridiche, ma anche dei più elementari principi morali”.

L’attività di indagine “ha consentito di verificare che numerosi dipendenti della Sanitaservice srl, che svolge i servizi di ausiliariato e pulizie all’interno dell’ospedale, strumentalizzando le proprie funzioni, si appropriavano in maniera continuativa di farmaci e altro destinato ai reparti del nosocomio”.

Nell’ordinanza di custodia cautelare, il gip ha ricostruito gli episodi ritenendoli “provati” prima di tutto dalle immagini estrapolate dalle videocamere di sorveglianza” chieste dal pubblico ministero in sette punti, dal parcheggio della farmacia dell’ospedale a quello del magazzino, passando per le postazioni marcatempo dove si timbravano i cartellini sino a coprire la centrale elettrica, dove spesso sono state viste auto in sosta per le operazioni di carico e scarico dei materiali.

In secondo luogo, secondo il gip è stata determinata l’attività tradizionale di “osservazione” a distanza e quindi i pedinamenti i cui risultati sono da leggere assieme alle trascrizioni dei colloqui intercettati al telefono così come in ambientale. Messaggi compresi. Perché è emblematico lo scambio di sms tra Michelangelo Lombardi e Massimiliano Bataccia la mattina del 16 maggio scorso, attorno alle 8,50: “Occhio che stanno come all’assassini”. In altre parole, bisognava fare attenzione e mostrarsi prudenti. Mai fermarsi però, lasciar perdere no. Non ci hanno pensato neppure un istante.

Infine c’è da considerare il percorso delle auto dei dipendenti della Sanitaservice, monitorato dopo il posizionamento del Gps poiché ha condotto i militari nelle abitazioni di alcuni di loro, così come in quelle di parenti e persino in studi professionali, tra i quali quello di un dentista e di un tatuatore. Tutti interessati all’acquisto dei prodotti che, a quanto pare, venivano venduti a metà prezzo. Praticamente un mercato in nero che avrebbe avuto consentito ai “venditori” di incassare con una certa frequenza e agli acquirenti di risparmiare. Nel mezzo, ci sarebbero stati i ricettatori, una rete alquanto complesso solo in parte ricostruita nell’ordinanza di arresto eseguita questa mattina, poiché c’è il sospetto che le maglie si siano allargate negli ultimi tempi parallelamente all’estensione del mercato.

Incastrando le tessere del puzzle, il gip ha qualificato come particolarmente gravi le condotte contestate a Olivier Cannalire e a Michelangelo Lombardi, entrambi finiti in carcere: “il primo ha commesso 21 episodi di truffa aggravata, due di peculato e quattro di furto aggravato, mentre il secondo ha commesso nove fatti di peculato, 37 furti pluriaggravati e 30 episodi di truffa aggravata perché era Lombardi – si legge – che gestiva in prima persona il commercio dei farmaci sottratti”. Non solo.

Dagli atti trasmessi al gip, risulta che “l’attività illecita posta in essere da Lombardi non sia cessata dopo la richiesta di misura cautelare, come evidenziato nell’annotazione del 26 agosto e nella successiva del 28 settembre scorsi, quando l’indagato veniva trovato in possesso di beni proventi di furto si danni della farmacia ospedaliera”. Da qui la sussistenza del pericolo di reiterazione del reato, in aggiunta ai gravi indizi di colpevolezza, motivazioni alla base dell’arresto in carcere, essendo anche “censurati” dal momento che entrambi gli indagati hanno riportato condanne in passato.

Al momento, il ruolo di ricettatori è stato contestato ad Antonio Pozzessere (13 episodi), Concetta Pozzessere (19 episodi) e Patrizia Rammazzo (16 episodi): “Avevano organizzato una vera e propria attività di commercio di farmaci e dei presidi sanitari di provenienza illecita”, è scritto nel provvedimento di arresto ai domiciliari, essendo incensurati. Stessa considerazione è stata rivolta nei riguardi degli altri indagati: Massimiliano Bataccia, indagato per “cinque episodi di peculato essendo stata riconosciuta la qualifica di pubblico ufficiale più 24 furti e 12 episodi di truffa”;  Damiano Bissante nei cui confronti sono stati “provati due episodi di peculato e sette di furto aggravato”, Attilio Ferulli per “dieci episodi di peculato”, Ignazio Menga per “tre episodi di peculato, tre di truffa e tre di furto”.

Il gip è arrivato a tali conclusioni dopo aver riqualificato alcune contestazioni mosse dal pm, da peculato in furti aggravati, fermo restando la gravità dei fatti “che non viene sminuita e l’ingente danno arrecato alla Asl e al Servizi sanitario”. Un’altra brutta immagine che da Brindisi rimbalza in Italia.

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