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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Ostuni

Detenuto del Brindisino morto nel carcere di Lecce: si indaga per omicidio colposo

Un 49enne di Ostuni trovato impiccato nella sua cella. Aperto fascicolo a carico di ignoti, oggi l’autopsia. Al vaglio della magistratura dei fatti avvenuti un paio di giorni prima del decesso

OSTUNI – L’ipotesi di reato per cui si procede è quella di omicidio colposo. Non si vuole lasciare nulla di intentato nelle indagini sul decesso di un detenuto avvenuto mercoledì scorso (14 febbraio) nel carcere di Lecce. Si tratta del 49enne Matteo Lacorte, di Ostuni. Stando a una prima ricostruzione dei fatti, l’uomo si è tolto la vita all’interno della propria cella, dove è stato trovato impiccato.

Ma i familiari, assistiti dagli avvocati Angelo Brescia e Mariangela Calò, e gli inquirenti intendono fare piena chiarezza sulla vicenda. Per questo nella giornata di oggi il pm del tribunale di Lecce, Erika Masetti, conferirà l’incarico per l’esame autoptico al medico legale Roberto Vaglio. L’autopsia potrebbe svolgersi già in giornata. I legali delle persone offese (i congiunti di Lacorte appunto) si riservano di nominare un perito di parte.

Il fascicolo è a carico di ignoti. Nell’avviso di accertamenti non ripetibili si fa riferimento al reato di omicidio colposo presumibilmente commesso il 12 febbraio (due giorni prima della tragedia), a San Pietro in Lama. Ulteriori atti inerenti il procedimento sono secretati. Evidentemente si intende far luce su dei fatti antecedenti al decesso, che con esso pottrebbero esserre correlati. 

Lacorte era detenuto presso la prima sezione del padiglione circondariale C2. L’uomo, già seguito dai sanitari psichiatrici del carcere, si sarebbe tolto la vita durante il cambio di turno mattutino. Sono stati degli agenti della Polizia penitenziaria a fare la tragica scoperta e a lanciare subito l’allarme. Per il 49enne, però, non c’era più nulla da fare.

Lacorte nel gennaio 2020 era stato condannato in primo grado di giudizio a 19 anni di carcere, più due di colonia agricola, per vari reati, fra cui un paio tentati omicidi: il primo avvenuto nel maggio 2011 per motivi passionali; il secondo nel maggio 2017, quando l’ostunese avrebbe accoltellato l’ospite di una comunità di Lecce, dove stava seguendo un programma terapeutico. A quanto pare, in virtù di una riduzione della pena ottenuta in Cassazione, l’ostunese doveva scontare almeno altri 5-6 anni.

Dopo aver appreso della tragedia, il segretario regionale del sindacato Osapp, Ruggiero Damato, ha lanciato l’ennesimo monito sulla situazione di emergenza che si registra nelle carceri pugliesi. “Il suicidio di una persona in carcere – afferma il sindacalista - è la sconfitta del sistema penitenziario e dello Stato, ma non per colpa di donne e uomini della polizia penitenziaria”. “Ma per i mancati interventi – prosegue Damato - riforme e incremento di mezzi e uomini che sono allo stremo delle forze con turni che variano dalle 9 alle 12, sino alle 14 ore consecutive. E alle prese con la mancanza di educatori, psichiatrici, differenziazione dei circuiti in base all’età, alla pena e ai reati commessi, e tutto ciò, a nostro parere, rende invano il sistema carcere e il suo arazzo”.

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