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Cronaca

“Non sono stato io a spacciare cocaina a Rimini”

Respinge le accuse Angelo Mariano, titolare di una paninoteca. Il presunto acquirente: “Mai firmato quel verbale”

BRINDISI – “Non sono stato io a vendere cocaina a Rimini, non l’ho spacciata a quella persona”. Ha rivendicato la propria estraneità dall’accusa di spaccio di droga Angelo Mariano, 46 anni, titolare di una paninoteca a San Pietro Vernotico, ristretto nel carcere di Brindisi: è stato arrestato nell’ambito dell’inchiesta Lady Godiva della Procura romagnola, su un presunto giro di prostituzione nel night, reato contestato ad altri indagati.

L’interrogatorio

francesco cascione-4L’indagato ha affrontato l’interrogatorio di garanzia nella mattinata di oggi, 28 settembre 2018, per rogatoria nella casa circondariale di via Appia, davanti al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Brindisi, Tea Verderosa. Mariano, difeso dall’avvocato Francesco Cascione (del foro di Brindisi, nella foto accanto)) ha preso le distanze dall’accusa contestata nell’ordinanza di arresto eseguita dagli agenti della Mobile, con riferimento a un episodio di spacci successivo rispetto a quello per il quale è stato giudicato dal Tribunale di Bologna.

Per una cessione di cocaina è stato condannato a un anno e quattro mesi, in primo grado. Il penalista ha presentato appello e si attende la fissazione della prima udienza.

Il verbale

“Dell’altra cessione – ha detto – non ne so niente”. L’avvocato Francesco Cascione ha depositato una dichiarazione spedita dall’uomo che è indicato nell’ordinanza come “acquirente della sostanza stupefacente da Angelo Mariano”: l’assuntore ha negato di aver mai firmato il verbale di identificazione del brindisino. Secondo questa versione, quello scritto sarebbe non autentico, un falso.

Gli atti depositati dal penalista saranno trasmessi dal gip di Brindisi a quello di Rimini per competenza territoriale. La difesa intanto presenterà ricorso al Tribunale del Riesame.

Il nome di Mariano è finito nell’inchiesta avviata nell’autunno del 2016 sul night club riminese quando sono state autorizzate una serie di intercettazioni. In alcune conversazioni telefoniche emergeva la presenza di un “brindisino” e si parlava di droga.

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