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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca San Michele Salentino

Lavoratore morto durante un crollo: processo per Massimo Ferrarese e altri tre imputati

Accusati di omicidio colposo e lesioni personali: la decisione del gup del Tribunale di Brindisi. La vittima, Franco Mastrovito, perse la vita nel gennaio 2021. I legali dell'imprenditore e commissario straordinario per i Giochi del Mediterraneo: "In sede dibattimentale emergerà la totale estraneità del nostro assistito"

BRINDISI - L'imprenditore Massimo Ferrarese e altre tre persone sono state rinviate a giudizio nel procedimento che mira a individuare le responsabilità per la morte di Franco Mastrovito. Il 49enne perse la vita mentre lavorava, il 26 gennaio 2021, in seguito al crollo di un capannone situato in contrada Ajeni, a San Michele Salentino. I reati ipotizzati sono l'omicidio colposo e le lesioni personali colpose. A giudizio anche un'azienda per un presunto illecito amministrativo. La decisione del gup del Tribunale di Brindisi, Stefania De Angelis, arriva intorno alle 14 di oggi, giovedì 21 dicembre 2023.

Oltre all'imprenditore (61enne di Francavilla Fontana), andranno a processo anche Domenico Padula (50enne di Francavilla Fontana), Stefano Barletta (58enne di San Michele Salentino) e Giuseppe Mazzotta (60enne di Novoli, nel Leccese). Durante l'udienza del 18 maggio 2023, il pm titolare dell'inchiesta, Alfredo Manca della Procura di Brindisi, aveva chiesto in aula il rinvio a giudizio delle quattro persone più la società. Sempre durante quell'udienza, la famiglia di Mastrovito, assistita dall'avvocato Donato Musa, aveva chiesto di costituirsi parte civile. Il gup, Stefania De Angelis del Tribunale di Brindisi, aveva accolto questa seconda richiesta. La prima udienza si terrà il 18 giugno 2024, presso il Tribunale di Brindisi, giudice monocratico: Leonardo Convertini.

Il crollo, un morto e quattro feriti

Ciò che accadde il 26 gennaio 2021 in contrada Ajeni, nell'agro di San Michele Salentino, è stato ricostruito in questi termini dagli inquirenti. E' in corso l'ampliamento di una concessionaria, alcune persone lavorano presso il capannone e sono alla prese con il getto di calcestruzzo per mezzo di una autopompa. Si lavora per formare la "caldana armata". Franco Mastrovito è l'addetto al comando della pompa autocarrata mediante un radiocomando joystick. Durante i lavori, cede un'area pari a 112 metri quadri: è il quarto impalcato, che rovina sul terzo impalcato. Come in un effetto domino, il tutto precipita al piano terra, dove si trovano cinque lavoratori. Rimangono sepolti e riportano gravi lesioni. Franco Mastrovito, purtroppo, muore sul colpo, altri quattro operai sono gravemente feriti, uno in prognosi riservata. Intanto, sul posto sono arrivati i vigili del fuoco e i sanitari del 118. Poi, arriva anche il personale Spesal dell'Asl di Brindisi e i carabinieri della stazione di San Michele Salentino e della compagnia di San Vito Dei Normanni.

Parte l'inchiesta sulla morte bianca

L'inchiesta per far luce sulla morte di Mastrovito e sul ferimento di quattro operai è affidata al pm Alfredo Manca, Procura di Brindisi. Intanto, viene disposta l'autopsia sul corpo della vittima e viene sequestrato il capannone teatro della tragedia (che verrà in seguito dissequestrato). Sigilli anche a un autocarro Iveco Custer, di proprietà di Mastrovito, titolare della ditta che stava eseguendo una parte dei lavori. Si procede intorno a due ipotesi di reato: omicidio colposo e lesioni personali colpose. Alcuni nomi vengono iscritti nel registro degli indagati: se ne conteranno undici. In questo procedimento, i capi di imputazione sono due e riguardano quattro persone e una società. Il primo reato ipotizzato comprende l'omicidio colposo e le lesioni personali colpose. Il secondo, che riguarda solo la Padula Service srl, è un illecito amministrativo, per non aver adottato un modello di organizzazione idoneo a prevenire quanto viene contestato nel primo capo d'imputazione, reato che sarebbe stato commesso nell'interesse della società per risparmiare sui costi di gestione di una politica aziendale atta a prevenire incidenti di questo tipo.

Il problema del "collarino"

Il primo capo di imputazione riguarda invece quattro persone: Massimo Ferrarese, Giuseppe Mazzotta, Stefano Barletta e Domenico Padula, il legale rappresentante della Padula Service. Quest'ultimo riveste il doppio ruolo di imputato e persona offesa, in quanto rimase ferito nell'episodio. Stando a quanto contestato a Padula, non sarebbe stato realizzato il "collarino" "di collegamento tra il pilastro posto in angolo sul prospetto est, in adiacenza al corpo di fabbrica già esistente e operante della ditta 'Autopro' (la concessionaria, ndr), e il plinto sottostante, così come previsto in maniera specifica e chiara nei grafici progettuali, rendendo di fatto il pilastro scollegato dalla fondazione e appoggiato solo per gravità sulla stessa, quindi totalmente instabile". Inoltre, non sarebbero state adottate, "durante la costruzione di opere sporgenti dai muri e nella specie delle caldane armate di completamento dei solai in tegoli prefabbricati, le precauzioni necessarie a impedirne la caduta". Infine: non sarebbero state realizzate "le armature provvisorie per la esecuzione delle 'caldane armate' di completamento dei solai in tegoli prefabbricati, in modo tale da assicurare, in ogni fase lavorativa, la necessaria solidità con modalità tali da consentire, a getto di calcestruzzo ultimato, la successiva opera di disarmo".

Le altre accuse

Poi, per quanto riguarda Giuseppe Mazzotta (calcolatore e direttore dei lavori strutturali), per l'accusa avrebbe omesso la "doverosa vigilanza" durante l'esecuzione delle opere da parte della Padula Service. In poche parole, avrebbe dovuto rilevare la mancata presenza del "collarino" e sospendere immediatamente i lavori. Stefano Barletta (coordinatore della sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione dei lavori) non avrebbe predisposto il "piano di sicurezza e coordinamento" e non avrebbe organizzato tra i datori di lavoro delle varie imprese, comprese le imprese individuali, la cooperazione e il coordinamento delle varie attività lavorative. Infine, c'è la posizione di Massimo Ferrarese. L'imprenditore francavillese è amministratore unico della Prefabbricati Pugliesi srl, impresa appaltatrice per la realizzazione del capannone. Per il pm non avrebbe accertato l'idoneità delle opere eseguite dal committente o da terzi, in particolare la mancata realizzazione del "collarino" di cui si è detto sopra. 

"Emergerà la totale estraneità di Ferrarese"

Il nome di Ferrarese entra nell'inchiesta già nel gennaio 2021. Risultava infatti fra i sei destinatari di un decreto di convalida di sequestro emesso dalla Procura di Brindisi. Il francavillese è stato anche un politico (presidente della Provincia) e patron della New Basket Brindisi. Il 4 maggio scorso, il Governo Meloni lo ha nominato commissario straordinario per i Giochi del Mediterraneo di Taranto. A quel tempo l'imprenditore risultava già indagato per questi fatti. Dal novembre 2023, riveste anche la carica di presidente del comitato direttivo dei Giochi. Dopo l'udienza, i legali dell'imprenditore francavillese, avvocati Roberto Palmisano e Luca Perrone, hanno dichiarato: "Con riferimento all’odierno rinvio a giudizio del dottor Ferrarese nella sua qualità’ di amministratore unico della prefabbricati pugliesi, preme evidenziare che quanto sostenuto dai consulenti tecnici del pm e’ stato contestato vibratamente  attraverso lavori consulenziali di primaria levatura; tali tecnici, infatti, hanno dimostrato come l’omesso getto del collarino di cui alla contestazione, non avesse alcuna funzione strutturale e, quindi, in alcun modo eziologicamente riconducibile al crollo per cui è processo".

"Tale evento, peraltro - si legge ancora nella nota dei legali Perrone e Palmisano - si verificava due mesi dopo l’avvenuta ultimazione dei propri lavori da parte della prefabbricati pugliesi in costanza di lavorazioni in quel tempo svolte da terzi estranei. Il Dr Ferrarese, peraltro, e’ chiamato a rispondere nella sua qualita’ formale di amministratore, pur avendo prodotto al giudice documentazione attestante una capillare delega di funzioni in seno alla azienda, tale da rendere inesigibile in capo al Dr Ferrarese la condotta contestata. Nonostante le richieste di perizia formulate dalla difesa, il gup ha inteso rinviare a giudizio l’imputato, in tal modo differendo alla sede dibattimentale un accertamento dei fatti già in questa sede preliminare oltremodo chiaro. Pare evidente, infatti, che il dott ferrarese pur avendo indiscusse capacità imprenditoriali non possa essere chiamato a rispondere di lavorazioni svolte in cantieri estranei alla azienda dallo stesso amministrata".

Gli imputati in questo procedimento sono assistiti dagli avvocati Roberto Palmisano, Luca Perrone, Vito Epifani, Vittoriano Bruno, Alberto Magli, Francesco Centonze.

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