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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Cellino San Marco

“Ricchiuto mi diede 10mila euro nella sua auto: divisi la tangente in quattro”

Il verbale inedito dell’ex sindaco di Cellino, Francesco Cascione: “Erano in tanti a volere favori e non avevo la forza di dire di no: pensavo alle elezioni regionali e comunali”. “La sponsorizzazione per calcio, basket e volley fu solo un pretesto: non avevo il coraggio di chiedere la tangente”

BRINDISI – “E’ vero: Tommaso Ricchiuto mi diede la somma di 10mila euro alle spalle del Bar Raphael di Lecce, esattamente all’interno della sua auto, una Audi Sw A6, di cui non ricordo il colore. La somma l’avevo chiesta quale sponsorizzazione delle squadre di calcio, basket e pallavolo, in realtà fu poi suddivisa tra me, Omero Molendini Macchitella, Gabriele Elia e Gianfranco Quarta ma era solo un pretesto poiché, visto quello che era successo con l’assegnazione del servizio, non avevo il coraggio di chiedergli esplicitamente il pagamento della tangente”.

Il verbale. Scotta e anche parecchio il mea culpa che l’ex sindaco di Cellino San Marco, Francesco Cascione, ha consegnato al pm Antonio Costantini prima di patteggiare la pena a tre anni e quattro mesi. L’ormai ex primo cittadino l’ha recitato in sette ore il 22 giugno scorso, alla presenza del suo avvocato di fiducia, Giuseppe Guastella, che sei mesi più tardi, il 22 dicembre ha chiesto e ottenuto la libertà per Cascione, arrestato all’alba del 10 aprile 2015 nell’inchiesta chiamata “Do ut des”. E’ tornato in libertà  dopo tre settimane in carcere e otto ai domiciliari. E dopo la restituzione di 9.400 euro.

Voleva parlare per togliersi un peso dalla coscienza e l’ha fatto riempiendo 169 pagine che il sostituto procuratore depositerà nel processo ordinario in cui sono imputati Tommaso Ricchiuto, all’epoca presidente del consiglio di amministrazione della società Igeco (socio di maggioranza della partecipata del Comune di Brindisi Bocca di Puglia, in attesa che l’ente ceda la proprie quote), ritenuto dalla Procura amministratore di fatto della spa, Alfredo Bruno, responsabile tecnico della stessa Igeco e Gabriele Elia, ex assessore ai Servizi sociali.

Hanno patteggiato anche Gianfranco Quarta, ex titolare della delega ai Servizi sociali, e Omero Macchitella Molendini, ex assessore al Bilancio, a tre anni e otto mesi. Con rito abbreviato sono stati giudicati  altri due vecchi componenti della giunta, Corrado Prisco, ex assessore alle Attività produttive, commercio, artigianato e agricoltura, e Gianfranco Pezzuto, vice sindaco con delega ai Lavori Pubblici, condannati a tre anni e quattro mesi.

Al centro del processo ordinario, con il supporto delle dichiarazioni di Cascione, c’è “l’aggiudicazione  dell’appalto alla Igeco Costruzioni Spa dei servizi di igiene urbana a Cellino per tre milioni e 397.844 euro oltre Iva, anche all’esito del ricorso ai giudici amministrativi che l’avevano vista contrapposta alla prima aggiudicataria, la Gialplast”: secondo l’accusa, Igeco avrebbe ottenuto un “illecito vantaggio attraverso la nomina di un direttore dell’esecuzione del contratto gradito alla società, attraverso l’omessa contestazione di inadempienze nello svolgimento del servizio e attraverso l’omissione di atti doverosi, comunque imputabili a Comune, e tesi a consentire alla Igeco di usare terreni urbanisticamente incompatibili rispetto alla allocazione del centro raccolta dei materiali”.

Non solo. Ci sarebbe stata anche “la promessa dell’illecito aumento del canone da corrispondere alla società che, a sua volta, si impegnava ad assumere due persone a tempo pieno su indicazione di Cascione e Macchitella” i quali – sempre secondo la teoria della Procura – “si facevano promettere la dazione di 20mila ogni tre-quattro mesi”.

Le tangenti. Cascione ha ammesso, ha confermato la corruzione vista dal pm (il do ut des degli antichi) che gli è costata l’arresto e che ha travolto la sua giunta con la solo eccezione dell’assessore Marina Del Foro. Adesso che ha chiuso la vicenda giudiziaria  spera di tornare alla vita “normale”, ma quel verbale potrebbe avere un effetto tsunami sulle posizioni degli imputati nel processo incardinato davanti al Tribunale di Brindisi, visto il contenuto.

Quella mazzetta la ricorda ma non focalizzando con certezza i luoghi della dazione: “E’ successo o presso la prefettura di Brindisi o presso il bar o durante un viaggio nello shuttle che ci portava dall’aereo al terminal di Roma”, è scritto nel verbale. “In questa occasione, Ricchiuto viaggiava con altre persone (sono indicati i nomi, ma si tratta di persone assolutamente estranee ai fatti, ndr) mentre andavano a Roma per un consiglio di amministrazione della Igeco. Non escludo che possa essere avvenuta anche durante le volte in cui era venuto per controllare la realizzazione dell’isola ecologica”.

Due le volte messe a verbale, prima del sequestro della zona: “Una in cui stava anche lavorando la ditta di Francesco Francavilla che io stesso avevo indicato a Ricchiuto e un’altra in cui stava depositando dei container dove erano collocai gli spogliatoio”.

La corruzione. Dalle mani di chi ha ricevuto quella mazzetta? “Escludo di aver materialmente ricevuto i soldi da parte di Bruno con il quale parlavo solo della possibilità dell’implementazione del contratto con la possibilità di assumere due persone. Anzi, ora che rifletto, ammetto di aver ricevuto presso il mio studio, una tangente da Bruno ma di importo inferiore a 10mila euro, sette oppure ottomila, in quanto ricordo di aver escluso dalla spartizione Elia che aveva però goduto di quella precedente”.

Quanto alle assunzioni, Cascione ha precisato che una persona “era cugino di Omero Molendini Macchitella”, mentre l’altro era un suo “storico elettore, amico di famiglia”. E rispetto alle tangenti: “In realtà i soldi non ero io a richiederli, ma erano proprio loro a offrirli e io li ho accettati. Ciò riguardava tutti gli imprenditori che avevano contatti con l’Amministrazione comunale da me rappresentata. Solo per Ricchiuto, non trovando il coraggio di fare una richiesta esplicita, avevo fatto inizialmente riferimento alla necessità di sponsorizzare le squadre ma escludo che lo stesso possa averci creduto”.

Nel corso del suo racconto, Cascione ha sottolineato che “erano in tanti a volere favori”, ma lui non aveva “la forza di dire di no”: “era mia intenzione crescere politicamente, atteso che pensavo che tanto fosse utile per le successive elezioni, regionali e comunali”. Con la politica ha chiuso. Acqua passata, per lui. Non per gli altri imputati che dovranno difendersi dall’accusa di essere stati corruttori.

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