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Cronaca

Lotta al pizzo: subito sportello

BRINDISI - Contro la sporca legge del pizzo una risposta da concretizzare nel più breve tempo possibile per dare voce, forza e sostegno a quanti sono prigionieri della piovra criminale dedita alle estorsioni. Soltanto pochi giorni fa il Comitato di valutazione del Pon Sicurezza, riunito presso la sede del Ministero dell’Interno, ha varato la nascita di tre sportelli di solidarietà alle vittime del racket e dell’usura a Brindisi, Lecce e Taranto. Approvati complessivamente diciassette nuovi progetti, per un investimento di 16 milioni di euro, che vanno ad aggiungersi a quelli (467) già finanziati. Tra gli interventi cui l’organismo presieduto dall’Autorità di Gestione, ha dato il nullaosta ci sono appunto i nuovi sportelli territoriali antiracket. Da più parti ora si chiede, per uscire dalla morsa della malavita, che le istituzioni si facciano carico di accelerare l’avvio delle tre strutture, quale segnale di forte e convinta reazione.

BRINDISI - Contro la sporca legge del pizzo una risposta da concretizzare nel più breve tempo possibile per dare voce, forza e sostegno a quanti sono prigionieri della piovra criminale dedita alle estorsioni. Soltanto pochi giorni fa il Comitato di valutazione del Pon Sicurezza, riunito presso la sede del Ministero dell’Interno, ha varato la nascita di tre sportelli di solidarietà alle vittime del racket e dell’usura a Brindisi, Lecce e Taranto. Approvati complessivamente diciassette nuovi progetti, per un investimento di 16 milioni di euro, che vanno ad aggiungersi a quelli (467) già finanziati. Tra gli interventi cui l’organismo presieduto dall’Autorità di Gestione, ha dato il nullaosta ci sono appunto i nuovi sportelli territoriali antiracket. Da più parti ora si chiede, per uscire dalla morsa della malavita, che le istituzioni si facciano carico di accelerare l’avvio delle tre strutture, quale segnale di forte e convinta reazione.

Le motivazioni, a supporto del finanziamento ministeriale, sono evidenti e come dimostra la realtà degli ultimi giorni anche attualissime. Il racket del pizzo e l’usura rappresentano la principale minaccia al mondo delle imprese, in quelle aree cosiddette “a rischio”. La dimensione criminale di tali fenomeni si intreccia con quella economico-sociale: non si tratta solo di reati ma di una gravissima limitazione alle condizioni del mercato, alle possibilità di concorrenza, agli investimenti.

I condizionamenti mafiosi, limitando la libertà d’impresa, inibiscono la stessa crescita delle imprese e, quindi, le stesse possibilità di sviluppo del territorio. Un’efficace strategia di contrasto deve mirare a far crescere la consapevolezza dei rischi conseguenti a questi fenomeni e, soprattutto, e quindi a scatenare una reazione da parte dei protagonisti del mondo imprenditoriale (imprenditori, associazioni di categoria, enti locali, enti economici, ecc.). Negli ultimi anni, sotto questo profilo, si è affermato il valore dell’associazionismo antiracket come il più efficace strumento di tutela delle vittime e di possibilità di collaborazione con le istituzioni per la costruzione di una solida rete di fiducia. Una voce scomoda, come dimostra l’attacco criminale di venerdì scorso a Mesagne.

Per rendere ancora più efficace la risposta civile è necessario individuare e sperimentare idonei strumenti di assistenza per le vittime, garantendo a chi denuncia non solo la possibilità di restare sul mercato con la propria azienda ma anche di segnare una significativa crescita aziendale secondo lo spirito della stessa legislazione di solidarietà. Per queste ragioni i tre sportelli di solidarietà destinati  a nascere  possono rappresentare una decisiva risposta sul territorio a favore dei bisogni di quanti sono stati o sono tuttora vittime del racket.

Sul fronte investigativo, intanto, proseguono le indagini per fare luce sull’ultimo vile attacco lanciato dalla criminalità organizzata. Nel mirino il presidente dell’associazione antiracket di Mesagne, l’impresario Fabio Marini, presidente dell’associazione “Legalità & sicurezza” di Mesagne. I banditi venerdì notte hanno dato fuoco alla sua auto, una “Mercedes classe E”, dopo averla cosparsa di liquido infiammabile.

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