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Cronaca

“Multiservizi e concussione elettorale, Pietanza non credibile”: resta ai domiciliari

Il gip nega la libertà al dipendente Multiservizi: “Condotta grave, pericolo di reiterazione del reato essendo amministratore di fatto della società del Comune”. La difesa al Riesame

BRINDISI – Non è credibile Daniele Pietanza, dipendente della Multiservizi, quando respinge l’accusa di concussione elettorale nel contesto del ballottaggio nelle amministrazione del 2016, spiegando di essere stato solo un simpatizzante di Pasquale Luperti, come candidato consigliere, e di Angela Carluccio, aspirante sindaco. Non per il gip del Tribunale di Brindisi: ha negato la libertà al brindisino, arrestato dagli agenti della Digos lo scorso 10 maggio. Resta ai domiciliari con “accuse gravi” per il pericolo di “reiterazione del reato”.

No alla libertà e la difesa

Daniele Pietanza-2Il provvedimento che mantiene in custodia cautelare il brindisino nella sua abitazione, porta la firma del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Brindisi, Tea Verderosa, in linea con il “no alla libertà” espresso nei giorni scorsi dal pubblico ministero, titolare dell’inchiesta, Giuseppe De Nozza. Il pm aveva chiesto l’arresto in carcere. In cella non è ristretto essendo incensurato.

La difesa di Pietanza, affidata all’avvocato Livio Di Noi, già questa mattina ha depositato istanza al Tribunale del Riesame, contestando tanto la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza, quanto le esigenze cautelari. L’udienza sarà fissata a breve. Chiede, infatti, il ritorno in libertà dell’indagato.

Le condotte contestate e l’audio su Whatsapp

Secondo il gip “le dichiarazioni rese da Pietanza, in sede di interrogatorio di garanzia, non sono supportate dai riscontri emersi in fase di indagine”. In particolare, il gip ha qualificato come “condotte gravi” quelle contestate nel provvedimento di arresto, a partire dalla concussione elettorale, in concorso con Carlo Zuccaro, altro dipendente della Multiservizi, rimasto a piede libero, anche se il pm aveva chiesto i domiciliari: resta, quindi, la lettura iniziale data al messaggio audio su Whatsapp acquisito dalla Digos e riferibile al periodo del ballottaggio per l’elezione del sindaco di Brindisi, nel mese di giugno 2016. Sarebbe stato un messaggio minatorio.

Il testo era il seguente: “Prendiamoci per mano e andiamo a votare il nostro sindaco Angela Carluccio, tutti insieme. Amici miei, votiamo Lino Luperti come consigliere comunale”. E’ partito dall’utenza mobile in uso a Pietanza, con voce di Zuccaro. Pietanza ha negato di aver mai rivolto minacce a nessuno, affermando di essere stato simpatizzante di Luperti, già assessore all’Urbanistica, essendo amici di vecchi data. E ha aggiunto di non voler pagare per colpe che non ha commesso, solo per essere legato a Luperti. Quest’ultimo ha preferito, come è noto, fare un passo di lato e rinunciare last minute alla ricandidatura al Consiglio comunale nella lista di Brindisi Popolare.

Le esigenze cautelari

livio di noi-3Per il gip e prima ancora per il pm, tale circostanza non ha avuto peso, se sono state qualificate come “concreti e attuali i pericoli di reiterazione del reato”. La condotta sarebbe riferibile al contesto più ampio legato alla gestione della partecipata più importante del Comune di Brindisi: l’accusa, infatti, sostiene che Pietanza nel tempo sia diventato “l’amministratore di fatto della Multiservizi” e che sia stato “uomo di fiducia di Luperti”.

Nell’ordinanza di arresto si legge che “Pietanza prendeva ordini perentori e direttive di gestione da Luperti, rieletto nel 2016 consigliere comunale e per di più con un vasto consenso elettorale”. In questa ottica la stessa Multiservizi sarebbe diventata “serbatoio elettorale per Luperti e di riflesso per il candidato sindaco all’epoca sostenuto, Carluccio, assolutamente estranea all’inchiesta.

Sempre in questo contesto, sono state contestate le condotte di furto per sei pc del Comune, custoditi a Palazzo Guerrieri, quattro pneumatici dal magazzino Multiservizi, e poi abuso d’ufficio e peculato in concorso – queste ultime – con Luperti. (Nella foto accanto, il penalista Livio Di Noi, difensore di Pietanza)

Le persone informate sui fatti

Quel che ha avuto peso, per il gip è il confronto tra le dichiarazioni di Pietanza e quelle rese da alcune persone ascoltate come “informate sui fatti” dagli agenti della Digos di Brindisi, tra le quali ci sarebbero alcuni dipendenti della stessa partecipata del Comune e il dirigente del servizio Affari legali. Quest’ultimo, secondo l’accusa, sarebbe stato minacciato di essere tagliato fuori dalla Multiservizi, nel caso in cui il padre fosse stato eletto consigliere comunale nello schieramento a sostegno del candidato sindaco Nando Marino, al ballottaggio con Angela Carluccio. Credibili tutti, ma non Pietanza che per questo resta ai domiciliari, in attesa della pronuncia del Tribunale del Riesame.

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