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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

Naufragio yacht, inizio recupero relitto

BRINDISI – A sette giorni dal naufragio in cui morì lo skipper Alessandro Colangeli, sono iniziate le operazioni di recupero dello yacht incagliatosi sulla diga di Punta Riso. In mattinata, è stato rimosso dai frangiflutti il flybridge del “Sale e pepe”.

BRINDISI – A sette giorni dal naufragio in cui morì lo skipper Alessandro Colangeli, sono iniziate le operazioni di recupero dello yacht incagliatosi sulla diga di Punta Riso. In mattinata, è stato rimosso dai frangiflutti il flybridge del “Sale e pepe” (video). Stessa sorte toccherà in giornata anche ai serbatoi, ai motori e a tutto ciò che resta della barca, lunga oltre 22 metri, andata in avaria a circa un miglio dalle coste brindisine.

Sulla scogliera che sorge a ridosso dell’ex ristorante “Pic Nic”, sono sparsi suppellettili, oggetti di legno, parti dello scafo. Gli uomini di sei ditte brindisine coordinate dalla “Calypso Corporation Srl” sono al lavoro fin dalle prime luci del giorno per bonificare l’area. Le operazioni si svolgono sotto l’attento sguardo dei militari della Guardia Costiera, che pattugliano la zona bordo di una motovedetta, e degli agenti della Polizia municipale, ai quali è stato affidato il compito di bloccare l’accesso alla diga.

L’attività più delicata è toccata agli operai della “Impresa costruzioni italiane”, giunti sul posto a bordo di una gru impiegata per sollevare il flybridge dai frangiflutti e collocarlo su un mezzo di trasporto. Nel pomeriggio, le stesse manovre verranno ripetute con i motori e i 2 serbatoi.

Tutto è avvenuto in un’ideale cornice di sicurezza. In mare, già da alcuni giorni, erano state piazzate barriere di panne, strutture di plastica semi-sommerse e semi-emerse utilizzate per contenere eventuali residui di gasolio. Si tratta per lo più di una misura precauzionale. Le ispezioni sottomarine effettuate dai sommozzatori dei vigili del fuoco e della Guardia costiera avevano infatti escluso il rischio di sversamenti inquinanti. Nonostante ciò, alcuni bagnanti hanno contattato poche ore fa la sala operativa della Polizia municipale, per segnalare la presenza di alcune chiazze di sostanza oleosa in località “Sciaia”, al largo della spiaggetta meglio conosciuta come la “Conca”. Stando a quanto riferito dalla Guardia costiera, non è escluso che possa trattarsi di liquidi fuoriusciti dal motore della barca, durante la rimozione dello stesso.

Le spese della bonifica, ad ogni modo, saranno interamente a carico di una società di San Marino proprietaria dello yacht, raggiunta da una diffida della Capitaneria di Porto a rimuovere nel più breve tempo possibile i detriti. “L’ordinanza di rimozione e di interdizione dell’area – fanno sapere dalla Capitaneria di Porto – è stata disposta immediatamente. In queste ore, prima dell’arrivo del maltempo, si cercherà di accelerare i tempi”.

Il mare, stamane, era piatto come una tavola. Nulla a che vedere con l’inferno di 7 giorni fa. Lo yacht salpò dal porto di Brindisi intorno alle 5 e 30. Poco prima delle 7, giunse la richiesta di soccorso presso la sala operativa della Capitaneria di Porto. Colangeli e gli altri 2 membri dell’equipaggio, un moldavo e un rumeno sopravvissuti al naufragio, si rifiutarono di salire a bordo di una motovedetta della Guardia costiera inviata sul posto.

Un peschereccio provò a rimorchiare lo scafo agganciandolo con alcune cime, ma la deriva verso i frangiflutti, con il mare forza 5, fu inevitabile. Tutti e tre i naufraghi si gettarono in acqua pochi minuti dopo l’impatto con la diga. Gli stranieri raggiunsero a nuoto la motovedetta. Colangeli, 59 anni, originario di Stimigliano di Rieti, annaspò fra i flutti per più di un’ora.

Lo skipper, come accertato dall’esame autoptico eseguito dal medico legale Antonio Carusi, morì per asfissia da annegamento. Quando i vigili del fuoco riuscirono a consegnarlo al personale del 118, il suo cuore si era già fermato. Il pm Antonio Costantini aprì subito un fascicolo per naufragio colposo. Al momento, non risulta nessun indagato. Importanti elementi potrebbero però arrivare dalla lettura dei documenti di bordo, recuperati nella serata di ieri dai sub dei Vigili del Fuoco.

 

 

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