rotate-mobile
Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

Quei ladri impuniti, senza rispetto dei sentimenti più profondi

Sono sempre più una piaga sociale, i ladri di metalli, e soprattutto di rame. Ora la miniera sono i cimiteri

Sono sempre più una piaga sociale, i ladri di metalli, e soprattutto di rame. Troncano e asportano i cablaggi delle linee ferroviarie, razziano i campi fotovoltaici, lasciano senza energia elettrica intere contrade, smontano e portano via grondaie e cancelli delle abitazioni di campagna, rubano i tombini e le griglie degli impianti elettrici interrati, delle fogne e dell'acquedotto.

Da qualche tempo la nuova miniera di questa gente priva di scupoli sono diventati i cimiteri, dove di rame e ottone ce n'è tanto: fioriere, dediche, lampade. Luoghi che dovrebbero essere vigilati e non lo sono, altrimenti non si possono spiegare i raid che si ripetono, e lo stillicidio di ruberie che colpiscono negli affetti le famiglie dei defunti.

Quante promesse: impianti di videosorveglianza (ma a cosa servono se non c'è un operatore che li utilizza in tempo reale), impegni per una maggiore vigilanza. I ladri però riescono a tornare due volte nello stesso luogo del delitto nello spazio di qualche settimana, per completare l'opera. Chi sono, da dove vengono, chi sono i ricettatori? Soprattutto questi ultimi andrebbero individuati ed arrestati, con una concertazione delle indagini tra i territori colpiti.

I Comuni, sempre più privi di mezzi finanziari, si trovano di fronte ad un nuovo problema, ed è ai sindaci che i cittadini si rivolgono per ottenere quelle misure di sicurezza che si avvertono come necessarie. Quando avremo un piano per fermare questo tipo di furti particolarmene odiosi che offendono tutte le persone, sia quelle che collegano la cura dei defunti alle proprie convinzioni religiose, sia chi semplicemente crede che la morte meriti rispetto? Ciò che è è avvenuto è già oltre il limite della tolleranza.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Quei ladri impuniti, senza rispetto dei sentimenti più profondi

BrindisiReport è in caricamento