rotate-mobile
Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

Omicidio Pagano, il figlio di un pentito conferma: “Gli imputati sono innocenti”

Giuseppe Pagano, di Copertino (Lecce) fu freddato a colpi d’arma da fuoco nelle campagne di Tuturano nel giugno del 1990. Antonio De Nicola, 69 anni, di Brindisi, considerato finora dagli inquirenti l’esecutore materiale del delitto, rischia l'ergastolo insieme ad altre tre persone. Fissata al 22 novembre la nuova discussione del pm

LECCE - Le dichiarazioni del figlio di un collaboratore di giustizia entrano nel processo sull’omicidio di Giuseppe Pagano, il giovane di Copertino freddato a colpi d’arma da fuoco nelle campagne di Tuturano, nel Brindisino, nel giugno del 1990. Questa mattina, l’uomo ascoltato in videoconferenza dalla località in cui vive da quando era ragazzo, ha confermato il contenuto della lettera scritta dallo stesso e giunta lo scorso gennaio sulla scrivania della giudice Simona Panzera, escludendo così la responsabilità di Giovanni De Tommasi, 61 anni, di Campi Salentina, ritenuto dalla pubblica accusa il mandante dell’omicidio insieme con Claudio Conte, 51, di Copertino, e Antonio Pulli, 66, di Veglie.

I tre uomini rischiano l’ergastolo così come Antonio De Nicola, 69, di Brindisi, considerato finora dagli inquirenti l’esecutore materiale del delitto con un altro individuo nel frattempo defunto.

L’udienza è stata aggiornata al 22 novembre per la nuova discussione, all’esito degli ultimi sviluppi, della pubblica accusa, rappresentata dal procuratore aggiunto Guglielmo Cataldi, e dell’avvocato Roberto Rella che assiste la sorella della vittima, parte civile al processo. Inizieranno, invece, il prossimo 13 dicembre, le arringhe dei difensori degli imputati, Francesca Conte, Elvia Belmonte, Andrea Starace e Fiorendina De Carlo.

Secondo le indagini, si trattò di un omicidio maturato in un contesto mafioso: sarebbe stato commesso con premeditazione e per motivi abietti legati al fatto che la vittima non avrebbe rispettato alcune regole del clan di cui avrebbe fatto parte come quella di eseguire un omicidio, di consegnare i proventi delle attività illecite e di assistere economicamente i detenuti e i loro familiari. Non solo. Sarebbe stata punita anche perché avrebbe svolto attività concorrenziali a quelle dell’organizzazione di appartenenza.

Inizialmente, subito dopo la scomparsa di Pagano, gli accertamenti della magistratura portarono a un nulla di fatto, ma in seguito alla riapertura del caso ottenuta nel 2019 dalla sorella della vittima fece seguito l’imputazione coatta disposta dal giudice Carlo Cazzella e si andò a processo.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Omicidio Pagano, il figlio di un pentito conferma: “Gli imputati sono innocenti”

BrindisiReport è in caricamento