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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Omicidio Della Corte: forse la vittima e un socio stavano preparando una "stangata"

FRANCAVILLA FONTANA – Non ci sono novità sostanziali sulle indagini per l’assassinio di Vincenzo Della Corte, 42 anni, francavillese, ammazzato nella tarda serata di venerdì scorso. Gli investigatori continuano a indagare a “largo raggio” nel tentativo di trovare ciò che si può nascondere sotto un profilo decisamente basso (sul piano di eventuali attività illegali) della vittima. E persino del suo socio Cosimo Rochira, condannato per omicidio, ma assassino per caso, dato che nella vita si dedica a bidonare grandi e piccole aziende.

FRANCAVILLA FONTANA  – Non ci sono novità sostanziali sulle indagini per l’assassinio di Vincenzo Della Corte, 42 anni, francavillese, ammazzato nella tarda serata di venerdì scorso. Gli investigatori continuano a indagare a “largo raggio” nel tentativo di trovare ciò che si può nascondere sotto un profilo decisamente basso (sul piano di eventuali attività illegali) della vittima. E persino del suo socio Cosimo Rochira, condannato per omicidio, ma assassino per caso, dato che nella vita si dedica a bidonare grandi e piccole aziende.

Nessuna novità nel giorno del funerale di Della Corte, avvenuto sotto la pioggia battente. C’era molta gente, compreso il sindaco Vincenzo Della Corte, cugino della vittima, e tutti i parenti di quest’uomo che qualche hanno addietro fece la scelta infelice di staccarsi dai fratelli, imprenditori operanti nel settore dell’edilizia. Da allora non aveva un lavoro, ma il denaro non gli mancava e si era associato a persone come Rochira, condannato in Appello a 14 anni di carcere per l’omicidio del francavillese Angelo Putignano avvenuto a San Giorgio Jonico la sera del 29 gennaio del 2005. Rochira il giorno dopo l’omicidio si costituì. Dopo un anno ottenne la scarcerazione in quando l’udienza preliminare non era stata fissata nell’arco dei dodici mesi previsti dal codice di procedura penale. E attualmente, sebbene condannato in primo grado a dodici anni e in secondo grado a quattordici anni, è libero in attesa che la sentenza diventi definitiva.

La sera dell’omicidio, come è ormai noto, era con Della Corte e altre tre persone, compresa una ragazza che doveva essere assunta come commessa, a San Michele Salentino, nel locale di via Vittorio Veneto preso un affitto un mese e mezzo prima assieme ad un altro locale poco distante: si trova in una parallela di via Vittorio Veneto nei quali intendevano aprire due supermercati. Poi sono sbucati i killer. Sono entrati, hanno inseguito Della Corte che si era andato a nascondere nel bagno e lo hanno ucciso con tre scariche di pallettoni, uno dei quali, quello mortale, gli si conficca nella nuca.

I carabinieri hanno torchiato per ore e ore i testimoni principali, compreso Rochira. Perché in un primo momento avevano pensato che potesse essere lui la vittima predestinata e che Della Corte fosse stato colpito per errore. Ma poi, sebbene non escludono niente e nessuno, questa ipotesi l’hanno accantonata. Le modalità non lasciano dubbi. I killer conoscevano bene la vittima e sono andati diritti verso di lui. Anche se il passato di Rochira poteva far pensare a qualcosa di diverso. Rochira gli investigatori lo definiscono un truffatore professionale. Praticamente i suoi guadagni avvengono raggirando le aziende. Acquista sulla parola, o con assegni scoperti, merce, la rivende e non paga i fornitori. Putignano lo taglieggiava per questo. Sapeva della sua attività di truffatore e da lui pretendeva una sorta di tangente su ogni affare andato in porto.

Quando Putignano fu ammazzato Rochira era andato a ritirare degli assegni da alcuni tarantini. Putignano lo aveva saputo e insieme ad un amico (Cesareo Leuzzi), che rimase gravemente ferito, si recò all’appuntamento. Ne venne fuori una sparatoria nella quale rimase ucciso Putignano e ferito l’altro. Illeso Rochira che scappò e il giorno dopo si costituì. “Ha tirato fuori la pistola e mi ha minacciato – disse ai carabinieri -. Io gli sono saltato addosso, gliel’ho tolta e mi sono difeso”. Ma i giudici non hanno creduto nella legittima difesa.

Se due più due fa quattro, Della Corte e Rochira potrebbero essersi messi assieme per organizzare un grosso raggiro. E’ l’idea portata avanti dagli investigatori. I due locali erano stati presi in fitto (750 euro al mese uno, 2000 l’altro) probabilmente come specchietto per le allodole. Nel senso che una volta convinti i fornitori a dare la merce all’intestataria degli esercizi commerciali (una donna che non ha precedenti e quindi “pulita” sul piano commerciale), l’avrebbero fatta sparire e i creditori non avrebbero ricavato un centesimo.

Ma il buco non era stato ancora fatto, per cui è mai possibile un omicidio preventivo? Ovviamente no. Come appare poco probabile che dei fornitori di merce paghino un commando per far ammazzare un creditore. “Stiamo lavorando per far emergere quello che non si vede”, è il commento degli investigatori. E quello che non si vede potrebbe essere un contrasto molto violento con qualcuno che regola i conti con le armi. Francavilla è diventato un paese molto duro sotto l’aspetto malavitoso, per cui non viene esclusa la pista locale.

Le indagini, intanto, segnano il passo anche per quanto riguarda la vettura. I carabinieri non conoscono il modello, nè il colore. C’è chi dice che si tratti di una vettura monovolume, c’è chi parla di un’auto fuoristrada. Fatto sta che nel corso delle battute fatte in lungo e largo del territorio brindisino sino a questo momento non è stata trovata nessuna vettura abbandonata o bruciata. Questo sta a dimostrare che non si è trattato di novellini del crimine, ma di una squadra bene organizzata e addestrata a fatti criminosi. E che sul posto non hanno operato solo in due: quelli che sono entrati nel locale di via Veneto, mascherati con passamontagna e armati di fucili calibro 12.

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