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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Francavilla Fontana

Operaio morto, indagati tecnici AqP

FRANCAVILLA FONTANA - Violazioni “lampanti” nel rispetto della normativa, in particolare violazioni del testo unico nella parte introdotta di recente e che riguarda le opere eseguite nei luoghi confinati, come le vittime del lavoro di Molfetta.

FRANCAVILLA FONTANA - Violazioni “lampanti” nel rispetto della normativa, in particolare violazioni del testo unico nella parte introdotta di recente e che riguarda le opere eseguite nei luoghi confinati, come le vittime del lavoro di Molfetta, uccisi dal proprio lavoro nel 2008, in una cisterna di zolfo.

Sono state riscontrate anche a Francavilla Fontana, dove, in un luogo confinato, una sottospecie di trincea scavata per riparare le condutture idriche, si è spezzata la vita di un padre di famiglia, Angelo Reschi, un operaio di 38 anni che aveva perso il padre proprio così, mentre si dava da fare per portare il pane a casa.

Era il 1982 ma poco o nulla sembra essere cambiato da allora, nonostante l’aggiornamento delle norme in materia che, se non rispettate, non valgono a salvare vite umane.

Gli accertamenti dello Spesal della Asl, con il funzionario, Emilio Longo, sono ancora in pieno corso. Il quadro che emerge ha però convinto il pm Manuela Pellerino a non contestare unicamente l’omicidio colposo, così come si procede di solito, all’apertura di un’inchiesta di questo genere. A carico dei sei indagati è stato anche ipotizzato il reato di mancata cautela oltre che le violazioni del testo unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.

Tra costoro ci sono anche tre dirigenti dell’Acquedotto Pugliese: Oronzo Pizzutolo, Gaetano Barbone e Francesco Manfredi, il primo coordinatore per la sicurezza in fase esecutiva, il secondo responsabile unico del procedimento, il terzo direttore dei lavori del cantiere in cui erano in corso lavori alle condutture idriche nel centro di Francavilla, nei pressi del Comune, affidati alla ditta Fiocca Vincenzo di Galatina, per la quale lavorava la vittima e per cui sono indagate altre tre persone: Antonio Fiocca, legale rappresentante del gruppo Fiocca Vincenzo costruzioni, Lorenzo Russo e Luigi Paglialunga, responsabile della sicurezza l’uno e escavatorista l’altro.

Ognuno di essi potrà nominare un consulente di parte per prendere parte all’autopsia il cui conferimento incarico, per la procura al medico legale Antonio Carusi, è fissato per domattina: l’esame autoptico sarà eseguito in serata. L’ipotesi di reato contestata è la cooperazione in omicidio colposo. Ma è stato anche ipotizzato il reato di mancata cautela, oltre che violazioni al testo unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.

Vi sarebbero infatti, secondo gli investigatori dello Spesal cui sono state delegate le indagini dal pm, delle lampanti anomalie sul cantiere, in particolare in relazione alle norme previste e introdotte di recente (dopo le morti bianche di Molfetta) per le opere che si svolgono in luoghi confinati.

In una nota il segretario provinciale di Brindisi della Femca Cisl, Emiliano Giannoccaro, ha affermato che in merito a episodi come quello di Francavilla “la più grande responsabilità va attribuita alle committenti, siano esse pubbliche o private, che attraverso le procedure di aggiudicazione degli appalti prediligono soltanto il massimo risparmio, sottacendo e non curando gli aspetti relativi al rispetto delle norme contrattuali sulla sicurezza degli addetti” che si rivelano quindi “gli anelli più deboli della filiera che ne fanno poi le spese”.

“La Femca Cisl – si legge – esprime tutto il proprio cordoglio e la vicinanza alla famiglia Reschi e ai colleghi del compianto Angelo”. Prosegue: “L’episodio occorso spinge inevitabilmente ad aprire una profonda riflessione sulle motivazioni per le quali nel 2013 si possa ancora morire sul posto di lavoro. Diverse sono le iniziative messe in atto sia a livello categoriale che generale, dai contratti di lavoro ai protocolli, ultimo quello dell’ottobre 2009 siglato in Prefettura a Brindisi, ma puntualmente si verificano sciagure”.

“Ebbene – prosegue Giannoccaro - l’analisi sulla sicurezza sui posti di lavoro inevitabilmente risulta essere differente a seconda delle attività delle imprese e delle mansioni che ogni lavoratore svolge. Il fatto che di sovente a farne le spese sono sempre gli anelli più deboli della filiera produttiva, ci spinge ogni volta a chiedere maggiori tutele possibili per chi lavora negli appalti. Infatti la maggior parte delle vittime di incidenti sul lavoro operano per conto di imprese in appalto e in ditte in subappalto”.

“Sebbene la legge oggi impone ad ogni livello organizzativo diverse responsabilità per quanto attiene la salute e la sicurezza, per la Femca Cisl di Taranto e Brindisi la più grande responsabilità è da attribuirsi alle committenti, siano esse pubbliche e private che attraverso le procedure di aggiudicazione degli appalti prediligono soltanto il massimo risparmio, sottacendo e non curando gli aspetti relativi al rispetto delle norme contrattuali sulla sicurezza degli addetti alle attività da svolgere”.

Inevitabilmente, “così le regole del mercato tendono ad escludere dal giro le imprese virtuose, quelle che rispettano le leggi, le norme, i contratti, che versano i contributi previdenziali ed assistenziali, che investono in sicurezza, che tutelano le proprie maestranze a discapito di imprese - dice ancora la Femca Cisl - che una volta accaparrato il contratto operano risparmi sui costi a partire dalla sicurezza dei propri dipendenti”.

Non si contano le denunce sull’argomento “più volte avanzate dalla Femca Cisl di Taranto e Brindisi, spesso però si sono risolte con un nulla di fatto. Purtroppo l’economia del mercato supera anche le altissime probabilità di rischio, salvo poi ricordarsi della gravità, ogni qualvolta una famiglia piange un componente che non rientra più a casa!”.

Il riferimento non è affatto velato e riguarda le condotte dell’Acquedotto Pugliese. “Perché una società come l’Acquedotto Pugliese, controllata dalla Regione Puglia, permette ancora oggi l’utilizzo di subappalti ad imprese per lo più sconosciute ai tanti per l’effettuazione delle attività necessarie nonostante siano state assegnate ad altri soggetti? Chi e per quale motivo non effettua i dovuti controlli sulle imprese, spesso associazioni di imprese, se rispettano ogni requisito a partire dalla tutela dei propri dipendenti in fase di rinnovo di appalto?”, chiede Giannoccaro.

“Spesso vi sono imprese fantasma che prestano le proprie credenziali ad altri soggetti per poi sparire il giorno dopo l’aggiudicazione e nessuno tranne i lavoratori e i propri rappresentanti se ne accorge?”. La tragedia, secondo Giannoccaro era prevedibile, se non annunciata: “Scelte strategiche di contrazione dei costi attraverso una riduzione del personale e per Brindisi uno smantellamento della struttura con accorpamento a Taranto, hanno determinato una serie di disagi e danni che come Femca Cisl avevamo preannunciato e contestato all’epoca della nuova organizzazione”.

Troppo vasta la regione, troppo pochi i lavoratori: “Come può un esecutore dei lavori, responsabile Aqp, seguire diversi cantieri contemporaneamente e in luoghi molto distanti tra di loro? Come può un unico responsabile della sicurezza poter aver il tempo di verificare cosa accade in tutti i cantieri di una area così vasta?”. Sarebbe il caso secondo la Femca Cisl di rivedere la decisione già operativa di accorpare Brindisi e Taranto, si dovrebbe cooperare per rimuovere definitivamente ogni probabilità di incidente sul lavoro “affinché anche questo ennesimo sacrificio non resti soltanto un episodio di cronaca”.

 

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