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Cronaca

Samir, la verità arriverà da Foggia

FASANO - Sulla triste storia di Samir, la tigre che ha aggredito e ucciso l’uomo che le dava da mangiare in un parco di Pinerolo (Torino) probabilmente è il caso di mettere un po’ d’ordine, visto che si tratta di una vicenda che sta suscitando polemiche di varia tipologia.

FASANO - Sulla triste storia di Samir, la tigre che ha aggredito e ucciso l’uomo che le dava da mangiare in un parco di Pinerolo (Torino) probabilmente è il caso di mettere un po’ d’ordine, visto che si tratta di una vicenda che anche per via del suo epilogo sta suscitando polemiche di varia tipologia. Partiamo dalla fine. Samir è morta, la procura ha aperto un’inchiesta subito dopo. Le cause del decesso non si conoscono: domani la carcassa verrà trasferita, con tutte le autorizzazioni del caso, all'Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Foggia per l’esame necroscopico che è stato subito richiesto dai responsabili dello zoosafari di Fasano, struttura di cui la tigre di sette anni era ospite dal 12 luglio, per comprendere cosa sia realmente accaduto.

E’ un iter, quello che si sta seguendo, che non abbisogna di esposti alla magistratura, perché si procede d’ufficio, e di nessun proclama animalista, per lo meno non prima che si capisca cosa si sia verificato, non prima che sia accertata la verità. Onde evitare il rischio di parlare a vanvera. Ma riavvolgiamo il nastro, e andiamo indietro di qualche settimana, fino ad arrivare al 2 luglio. Samir viveva nell’ex parco Martinat di Pinerolo, in provincia di Torino. Una struttura su cui erano piovute segnalazioni, per via delle modalità di trattamento degli animali. Viveva nella stessa gabbia di Tara, un’altra tigre femmina molto più adulta, la stessa tigre con cui ha condiviso lo sfortunato soggiorno fasanese. Tara sta bene, nonostante l’età e gli acciacchi. A lei non è accaduto nulla.

Di Samir, che era un maschio giovane e apparentemente in buone condizioni di salute, si occupava Mauro Lageard, 72 anni, che, lo hanno riconosciuto tutti gli esperti, nel corso dell’attività investigativa che stata condotta per venire a capo della sua incredibile morte, osava troppo. Entrava nel recinto con un secchio in mano pieno di carne e l’istinto dell’animale per una volta ha avuto la meglio sull’affetto e sulla capacità di convivenza anche dei grossi felini con il genere umano.

Non bisogna essere iscritti ad alcuna associazione animalista per poter dichiarare e scrivere pure, nero su bianco, di amare il mondo animale a volte anche di più di quello in cui siamo costretti a vivere. Non v’è una tessera da mostrare perché ciò possa essere ratificato, una sigla con cui firmare decine di comunicati stampa che sembrano però cavalcare l’onda di facili contestazioni, piuttosto che affrontare la questione considerando tutti gli aspetti. Le tigri non sono peluche, né animali da giardino. E anche il domatore più esperto che ci sia, sa bene che non si entra in una gabbia con il cibo in mano.

Le tigri, i leoni, perfino i cavalli, hanno una percezione della realtà diversa da quella degli esseri umani, che ritengono erroneamente che la propria prospettiva sia l’unica possibile. Che il mondo sia esattamente così come appare ai propri occhi. Chi ha a che fare con i cavalli, anche con il proprio, sa bene che non è opportuno posizionarsi alle sue spalle. Perché il cavallo non vede, e se scalcia sono dolori. Mauro Lageard, lo hanno detto da più parti, non doveva compiere quell’imprudenza. La tigre aveva fame. La tigre ha mangiato perche, vivaddio (senza per questo mancare di rispetto alla povera vittima) ha prevalso il suo istinto.

Perfino Carla, la moglie del 72enne, chiedendo a gran voce di poter continuare a prendersi cura dei suoi felini, ha dichiarato di aver consigliato al marito di non avventurarsi al di là della rete. Perché Samir era agitata. Non avrebbe dovuto farlo comunque, ma la donna ha così specificato, seppur tra le righe, di non voler attribuire alla tigre alcuna colpa, in merito all’aggressione. E’ sorto quindi il primo problema. Che fare? Sopprimere il felino “killer”, ormai più famoso del mostro di Firenze? Per fortuna tale ipotesi non è stata neppure lontanamente presa in considerazione. Ne è stato disposto il trasferimento. La società Alfa 2000 che possiede due parchi, uno a Fasano e l’altro a Ravenna, si è offerta di ospitare i felini. Due tigri, inclusa Samir, e un leopardo nel Brindisino. Le altre a Ravenna.

Stanno bene, tutte. Samir è arrivata il 12 luglio. E’ stata sistemata nel settore destinato ai suoi simili. Gli altri sono pressoché liberi, sempre all’interno di un’area in cui sono adottate tutte le misure di sicurezza. Vi sono i ranger, le auto degli osservatori possono transitare ma è vietato perfino aprire il finestrino, ché si rischia grosso. Escluso quindi, almeno in teoria, che qualcuno abbia potuto lanciare un boccone avvelenato. Cosa è accaduto allora? Fabio Rausa, il direttore zoologico del parco, proprio non sa spiegarsi la fine improvvisa di Samir. Una volta preso atto del decesso ha avvisato tutte le autorità competenti, la Asl, i forestali, la magistratura di conseguenza. E’ stata aperta un’inchiesta. Sono gli stessi responsabili dello zoo a voler assolutamente sapere cosa ha provocato la morte della tigre di Pinerolo.

Cosa c’entrano allora gli animalisti e i loro esposti in procura? Il sostituto di turno, Pierpaolo Montinaro, ha disposto tutti gli accertamenti del caso. L’inchiesta c’era già. Su quali basi si parla di “ombre”, di “dubbi”? Non sarebbe il caso di rimandare le proprie esternazioni al momento in cui vi sarà l’esito dell’esame necroscopico? E nel frattempo occuparsi delle decine di iguane che vengono contrabbandate in Italia per abbellire teche che si trovano negli appartamenti, proprio a queste latitudini? O dei pitoni, che poi, quando ci si stufa di acquistare topolini vivi da dare loro in pasto, vengono liberati per strada e magari finiscono nei giardini pubblici?

Per non dire dei circhi e dello spettacolo indegno che si scorge quando uno gnu, un lama o uno struzzo viene portato a spasso agli incroci per pubblicizzare lo show. Dove sono, allora, gli animalisti della provincia di Brindisi? Non abbiamo letto alcuna lettera di protesta, non abbiamo visto alcuno striscione nel corso dell’ultima edizione estiva, a Ostuni, del circo di turno. Con animali.

A Fasano c’è uno zoo. E’ vero, gli animali sono in cattività. Ci piacerebbe che fossero liberi, nella savana. Va rilevato, però, ed è un dato di fatto, che si riproducono (nascono i pinguini), che viene garantita la prosecuzione di molte specie protette di cui si fa strage altrove (vedi i cacciatori di elefante per i nostri soprammobili di avorio). Una cicogna, Filù, ha scelto di nidificare proprio su un palo, all’ingresso del parco. I delfini vengono anche impiegati per scopi terapeutici. Del resto, anche nei maneggi, i cavalli dormono nei box. Gli allevatori tengono le mucche nelle stalle. I cani e ancor di più i gatti, tendenzialmente raminghi, li accarezziamo sul divano, senza sapere davvero cosa passa loro per il cervello, e se sono davvero contenti così. Insomma, sarebbe il caso di sospendere il giudizio. Evitare di attirare a tutti i costi il clamore della stampa, e attendere il verdetto prima di alimentare i sospetti. Pur essendo tutti molto addolorati.

 

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