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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca

Controlli sui bonus edilizi: sequestro per quattro milioni di euro, sei indagati

Inchiesta della Procura di Brindisi e della guardia di finanza. Scoperto presunto sistema fraudolento finalizzato a lucrare sulle sovvenzioni previste dalla legge sotto forma di crediti di imposta. Nei guai un imprenditore edile e dei professionisti

Un sequestro preventivo per un importo totale di oltre quattro milioni di euro è stato eseguito a carico di sei persone indagate per emissioni di fatture per operazioni oggettivamente inesistenti e per indebita percezione di erogazioni pubbliche, costituite da crediti di imposta illecitamente ottenuti. I presunti illeciti, commessi nel settore edilizio, sono emersi nell’ambito dei controlli sui crediti d’imposta per i bonus edilizi che stanno interessando tutta la provincia di Brindisi. Avviate nel 2022, le indagini sono state coordinate dalla Procura della Repubblica di Brindisi, con l’ausilio della guardia di finanza della compagnia di San Pietro Vernotico. L’inchiesta è sfociata, un mese fa, nell’emissione di un decreto di sequestro preventivo a firma del gip del tribunale di Brindisi. Nei giorni scorsi il provvedimento cautelare è stato confermato dal tribunale del riesame, che all’esito dell’udienza cautelare svoltasi lo scorso 29 dicembre ha rigettato l’istanza di annullamento del decreto. 

Stando all’ipotesi accusatoria, vi sarebbe stato un sistema fraudolento ben collaudato diretto a lucrare le sovvenzioni previste dalla legge sotto forma di crediti di imposta per coloro che sostengono spese per lavori in campo edilizio. Si trattava di lavori per il rifacimento delle facciate degli edifici che decine e decine di clienti avevano appaltato a due imprese (una costituita come ditta individuale e l’altra come società a responsabilità limitata) entrambe riconducibili alla stessa persona.

I clienti che avevano commissionato tali lavori (e che avevano maturato il diritto alla detrazione contestualmente cedendolo alle imprese) sono stati ritenuti incolpevoli perché tratti in inganno dal titolare delle imprese e dai suoi collaboratori. (In basso, la caserma della finanza di San Pietro Vernotico).

Caserma guardia di finanza San Pietro Vernotico

I finanzieri hanno sottoposto alla misura ablatoria il profitto diretto dei reati di indebita percezione di erogazioni pubbliche ovvero crediti d’imposta per oltre 2 milioni di euro che erano ancora presenti nel cassetto fiscale della società e, per la parte residua ed in via gradata, valori equivalenti a tali profitti rinvenuti nel patrimonio degli indagati (proprietà immobiliari e disponibilità finanziarie esistenti su rapporti bancari) fino alla concorrenza del valore complessivo dei profitti pari a circa quattro milioni di euro.

Le due imprese coinvolte avrebbero emesso, nei confronti di un centinaio di clienti, fatture false per documentare falsamente lavori che in realtà non erano stati eseguiti e che anche attualmente, per la quasi totalità, non risultano ancora eseguiti. Avvalendosi di false attestazioni (visti di conformità di regolarità formale della documentazione rilasciati da un commercialista) e false asseverazioni sulla congruità delle spese (non) sostenute rilasciate da geometri, il titolare delle due imprese, concedendo ai propri clienti lo sconto in fattura, si è fatto cessionario, accettandoli, dei crediti di imposta maturati da questi clienti committenti dei lavori.

Anche i professionisti sono indagati per reati di falso e per aver concorso, moralmente e materialmente, con l’imprenditore, nel delitto di indebita percezione di erogazioni pubbliche (crediti di imposta). Lo scopo ultimo perseguito dal principale indagato sarebbe stato quello di ottenere liquidità mediante la cessione a banche, intermediari finanziari ed altri soggetti, di quei crediti di imposta illecitamente ottenuti, pur a fronte di lavori non eseguiti. Tale denaro sarebbe servito, nella migliore delle ipotesi, invero non realizzatasi, per finanziare lo svolgimento dei lavori.

Per un’altra parte, quei crediti di imposta sono stati utilizzati, da una delle imprese, per effettuare una indebita compensazione con i crediti vantati dall’erario verso l’impresa per il pagamento di imposte indirette. L’attenzione investigativa verso i soggetti indagati, che già si era palesata, nel corso dell’anno 2022, attraverso attività di perquisizione e sequestro probatorio, aveva indotto l’imprenditore a non perpetuare il disegno illecito rinunciando, con riferimento alla s.r.l., alla negoziazione dei crediti di imposta già maturati (che per questa ragione sono stati rinvenuti nel cassetto fiscale della società al momento del sequestro).

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