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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

L’invito a cena, poi la violenza sessuale e lo stalking, il verdetto in Appello: 5 anni

Confermata la sentenza per un 46enne di San Pietro Vernotico accusato di aver abusato della ex fidanzata il 23 luglio del 2022, a Lecce, e in seguito di averla perseguitata

LECCE - L’avrebbe invitata a cena per il suo compleanno e lei, nonostante gli atteggiamenti possessivi manifestati dall’ex che non si rassegnava alla chiusura della relazione, alla fine avrebbe accettato. Non poteva certo immaginare che al culmine di una serata apparentemente tranquilla, l’avrebbe attesa l’orrore. Portata in una zona periferica di Lecce sarebbe diventata l’oggetto sessuale di un uomo che avrebbe prima provato a farla sentire una poco di buono, attribuendole relazioni inesistenti con altri,  e poi avrebbe approfittato di lei. Questo raccontò il processo che si concluse con la condanna a cinque anni di reclusione per i reati di violenza sessuale, stalking e lesioni di un 46enne di San Pietro Vernotico. E la pena è stata confermata nei giorni scorsi anche in appello.

Le motivazioni saranno depositate entro novanta giorni, ma di certo nessun modifica è stata apportata al verdetto di primo grado emesso il 3 luglio del 2023 dal collegio della prima sezione penale del tribunale di Lecce (composto dalla presidente Annalisa De Benedictis e dalle giudici Elena Coppola e Giovanna Piazzalunga) che aveva riconosciuto anche il risarcimento del danno per 15mila euro alla donna, assistita dagli avvocati Salvatore Rollo e Antonio Conserva.

L’episodio risale al 23 luglio del 2022. Dopo la cena in un ristorante del capoluogo, al momento di essere riaccompagnata in casa, fu invece portata in una zona isolata. Al suo diniego di avere un rapporto sessuale, fu picchiata e a, un certo punto, il destino sembrava quasi averle offerto una via di fuga, perché lui accusò un malore e lei riuscì a prendere il telefono per chiedere aiuto al 112. Ma fu solo una beffa. Lui riprese i sensi, riuscendole a strapparle il cellulare e sebbene  i carabinieri provarono a richiamarla per due volte, il telefono squillò invano. Alla fine, il 46enne l’avrebbe costretta a subire atti sessuali e lei oramai sottomessa a tanta brutalità per tenerlo buono gli promise che sarebbero tornati insieme se si fosse fatto aiutare da uno psicologo.

Quando ritornò a casa, la malcapitata non poté nascondere alla figlia i segni di quella violenza – un occhio nero e gonfio, ecchimosi e morsi in diverse parti del corpo -  e con questa si recò dai carabinieri per sporgere denuncia. Nei giorni seguenti, non pago, l’ex l’avrebbe cercata con numerosi sms per proporle di incontrarsi, arrivando in più occasioni a minacciarla di farle perdere il posto di lavoro, appostandosi sotto casa, pedinandola.

Il procedimento sfociò nell’arresto del 46enne che è tuttora ai domiciliari col braccialetto elettronico.

E’ difeso dall’avvocato Samuel Politi.

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