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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Tragedia a Torino, studenti di Brindisi tra i feriti: “Pensavamo di morire in un attentato”

Sono universitari, chiedono 50mila euro a testa per danni subiti la sera del 3 giugno 2017, in piazza San Carlo. Furono calpestati dalla folla, su un tappeto di vetri di bottiglie. Morì una donna di 38 anni. Tra gli imputati la sindaca Appendino e l’ex questore Sanna

BRINDISI – L’inferno all’improvviso, in piazza San Carlo a Torino, all'inizio della scorsa estate: “Stavamo seguendo sul maxi-schermo la partita di Champions League Juve-Real Madrid, poi non si è capito niente. La gente urlava e correva, abbiamo pensato a un attentato, eravamo sicuri di morire”.

I brindisini rimasti feriti

giacinto epifani-2C’erano anche cinque ragazzi di Brindisi, studenti universitari fuori sede, quella maledetta sera del 3 giugno 2017, nella città piemontese capitale della tifoseria della “vecchia signora”. Cinque giovani rimasti feriti alle gambe, nella calca in cui perse la vita una donna di 38 anni. Si chiamava Erika Pioletti e come gli universitari di Brindisi quella sera voleva solo guardare la partita assieme agli altri tifosi, sul maxi schermo. Per i brindisini non è solo un ricordo, ma un incubo che ritorna con attacchi di panico, stando ai referti medici dopo gli iniziali dieci giorni di prognosi. Incubo ricorrente.

Le istanze di costituzione di parte civile

 Per questo motivo hanno chiesto di costituirsi parte civile ieri, in occasione dell’udienza preliminare dinanzi al gup del Tribunale di Torino, al quale il pm titolare del fascicolo ha chiesto il processo per 15 persone per disastro colposo e lesioni personali. A partire dal sindaco Chiara Appendino, del movimento CinqueStelle. Gli universitari fuori sede sono rappresentati in giudizio dagli avvocati Giacinto Epifani, penalista del Foro di Lecce (nella foto sopra), e Vincenzo Valente, del Foro di Brindisi. I due legali rappresentano anche due studenti di Manduria.

La richiesta di risarcimento danni

Gli avvocati hanno depositato istanza con richiesta di risarcimento dei danni patrimoniali e morali, ancora patiti, quantificati in 50mila euro, dopo che gli studenti sono stati riconosciuti parti lese assieme a 1.522 persone, tutte ferite nel fuggi fuggi generale. “Siamo di fronte ad una tragedia di vaste dimensioni che ha avuto il suo epilogo con la morte di una persona”, sostengono i due avvocati.

“Cosa è successo oramai è chiaro a tutti, tante, troppe persone radunate in un’unica grande piazza nel centro di Torino, chiusa dalla conformazione architettonica che la contraddistingue,  senza pensare ad un piano di evacuazione nel caso si fosse presentata una emergenza”, si legge nella richiesta sulla quale deciderà il gup Mariafrancesca Abenavoli il prossimo 30 novembre.

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La calca sul tappeto tagliente

“A questo si è aggiunta la vendita senza controllo di bevande in contenitori di vetro che sono finite a terra e che si sono rotte diventando un pericoloso tappeto tagliente”. Su quel tappeto finirono i cinque brindisini. Riuscirono a raggiungere un cinema nelle vicinanze e rimasero chiusi lì dentro per cinque ore, temendo un attentato.

“Nel caso si fosse trattato di un vero attentato sarebbe potuto andare molto, ma molto peggio”, hanno sottolineato gli avvocati. “Ed ancora non ci sono stati controlli sulle persone che accedevano alla piazza, mancavano gli steward, il numero del personale sanitario in loco non era proporzionato alla mole di gente. Tutte queste circostanze trovano pieno riscontro nel racconto di numerosi testimoni”.

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Le accuse di disastro colposo e lesioni

L’udienza si è svolta  nell’aula bunker delle Vallette davanti al gup Maria Francesca Abenavoli.  Complessivamente sono  246 le richieste di costituzione di parte civile, compresa quella presentata dall’associazione dei consumatori Udicon avanzate al gup.
Stando alla ricostruzione della Procura, quella sera, nel corso della proiezione della partita Juventus-Real Madrid che si stava giocando a Cardiff. Le grida, le spinte e l’inferno in piazza. Il risultato, sul piano penale, configura il disastro colposo, oltre alle lesioni personali.

“Tra la folla si era diffuso panico tale da determinare spostamento incontrollato delle persone presenti, le quali cercavano di allontanarsi in ogni direzione dalla piazza”, si legge nel capo di imputazione. “Si urtavano a vicenda, si spingevano pigiandosi contro le transenne che, non rimosse dal personale che avrebbe dovuto presidiarle, costituivano una barriera”. Un’altra barriera, sempre stando alla ricostruzione della Procura, venne costituita dai “portici della piazza”. Per terra, una distesa di bottiglie e pezzi di vetro.

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Gli imputati

Sotto accusa ci sono i principali amministratori della città di Torino, ritenuti responsabili a vario titolo sotto il “profilo della sicurezza per l’incolumità pubblica”. La richiesta di rinvio al giudizio del Tribunale riguarda in primis la sindaca Appendino (nella foto in basso), ieri assente in aula; il suo capo di Gabinetto Paolo Giordana; Chiara Bobbio, funzionario addetto alle manifestazioni; Paolo Lubbia, in qualità di direttore delle risorse finanziarie della Città di Torino;  Angelo Sanna, questore all’epoca della città di Torino; Alberto Bonzano, primo dirigente della polizia di Stato, responsabile del servizio di ordine in piazza San Carlo.

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Imputati, inoltre: Maurizio Montagnese, presidente di Turismo Torino e Provincia, ente strumentale del Comune; Danilo Bessone, dirigente dello stesso Ente; Bertoletti, professionista incaricato di predisporre il piano di sicurezza e coordinamento e il piano di emergenza ed evacuazione; Roberto Dosio, presidente della commissione provinciale di vigilanza in rappresentanza del prefetto; Franco Negroni, componente della stessa commissione; Pasquale Piro, anche lui componente della commissione.

Richiesta di processo, infine, per: Dario Longhin, responsabile della squadra antincendio dei vigili del fuoco di Torino, in servizio in piazza San Carlo; Marco Sgarbi, vice comandante della Polizia locale di Torino, in servizio come dirigente di turno; Michele Mollo, capo di Gabinetto della questura di Torino.

L’evento

L’organizzazione dell’evento, patrocinato dal Comune, venne delegata all’ente Turismo Torino e Provincia, “omettendo di considerare il tempo a disposizione di soli quattro giorni”. L’incarico, stando agli atti, venne affidato la sera del 26 maggio 2017, i successivi giorni non erano lavorativi, così come il 2 giugno, sicché residuavano il 29, il 30 e il 31 maggio il prefestivo primo giugno”. Tale circostanza, secondo la Procura, “non avrebbe consentito un’organizzazione meditata, completa ed efficiente”. Contestata anche l’omissione dell’ordinanza di limitazione di orari di vendita di bevande alcoliche. Gli avvocati Epifani e Valente hanno anche chiesto la citazione del responsabile civile, con riferimento al Comune di Torino, all’ente strumentale Turismo Torino e Provincia e  al Ministero dell’Interno.

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